Opinioni, 30 luglio 2018

"Occorre proibire le preghiere islamiche in pubblico"

Nell’edizione del 5 giugno scorso il Corriere del Ticino, in un servizio intitolato a tutta pagina “C’è un piano degli islamisti per conquistare l’Europa” (cosa che il sottoscritto nell’indifferenza generale va  sostenendo già da una dozzina d’anni…) ,  aveva pubblicato una lunga e molto interessante intervista di Andrea Grillini allo scrittore algerino Boualem Sansal, autore del recente libro “Nel nome di Allah – Origine e storia del totalitarismo islamista”.  Sansal fra l’altro aveva spiegato che una delle sperimentate strategie adottate dagli islamisti per indottrinare e convertire le popolazioni autoctone era quella di “islamizzare l’ambiente”, ad esempio facendo circolare le donne velate (usate dunque come strumento di propaganda) , perché “ a forza di vivere in un ambiente musulmano i bambini crescono e diventano musulmani credendosi nativi di questi valori”. Semplice ed efficace , no? Basta aver pazienza per qualche decennio e poi “zacchete”, ecco che l’Europa diventerà musulmana senza neppure accorgersene.  Del resto già ora in certi quartieri di molte città europee (ad esempio quello di Molenbeek, a Bruxelles…) sembra di trovarsi in un suk (bazar) islamico…

Fra i mille modi messi in atto dagli scaltri islamisti per creare pian piano il giusto ambiente musulmano, uno che sta prendendo sempre più piede anche in Svizzera è quello delle preghiere recitate in pubblico ovunque capiti, nei giardini pubblici, nei posteggi, nelle piazze, negli aeroporti, nelle stazioni , nelle fabbriche e così via.

UNA PREGHIERA CHE ISTIGA ALL’ODIO

Qualcuno dirà che queste manifestazioni di fede sono un arricchimento culturale che dobbiamo accettare in nome del multiculturalismo. Ma quanti sanno che le preghiere che i musulmani praticanti devono recitare cinque volte al giorno , e sempre più  sfacciatamente sotto il nostro naso, contengono dei passaggi che istigano all’odio verso i cristiani e gli ebrei ?  Nell’ambito di queste preghiere  occorre recitare più volte i sette brevi versetti che compongono la prima Sura      ( capitolo) del Corano, intitolata Fatiha (Prologo) . Ed è proprio nel settimo di questi versetti che sarebbe contenuto il problematico messaggio di odio, il quale deve essere ripetuto 17 volte al giorno e dunque più di 6'000 volte all’anno. Nulla da stupirsi dunque se chi fin dalla tenera età deve subire un simile lavaggio del cervello finisce per odiare davvero gli adepti delle due grandi religioni monoteistiche rivali che il Corano definisce “la gente del Libro”.

A dimostrare in modo scientifico e inoppugnabile questa incitazione all’odio è stato il dr. Sami Aldeeb , un esperto di diritto islamico, cittadino svizzero di origini palestinesi e cristiano, domiciliato a Saint-Sulpice. All’interpretazione critica del versetto in questione, mediante un’analisi dell’esegesi attraverso i secoli,  egli ha dedicato un intero libro intitolato  “La Fatiha e la cultura dell’odio”.

Ma cosa dicono di così deplorevole i versetti 6 e 7 della Fatiha ? Nella traduzione italiana del Corano fatta da Federico Peirone per la collana Oscar classici Mondadori si legge la seguente invocazione ad Allah : “(6) Guida i nostri passi sul sentiero sicuro, (7) sul sentiero di coloro a cui hai elargito benefici in abbondanza, sentiero ben diverso da quello di coloro coi quali ti sei adirato, ben diverso da quello di coloro che, errando, si sono smarriti”.  La traduzione francese fatta dallo stesso Aldeeb, perfetto conoscitore dell’arabo che del resto è la sua lingua madre , suona invece così :      “ Dirige-nous vers le chemin droit. Le chemin de ceux que tu a gratifiés, contre lesquels [tu n’es] pas en colère et qui ne sont pas égarés” .

I BERSAGLI SONO I CRISTIANI E GLI EBREI

Apparentemente i termini che designano
i due gruppi di persone prese di mira , cioè “la gente contro cui Dio è in collera” e “la gente che ha smarrito la retta via” , sembrerebbero rivestire un significato generale e designare tutti i peccatori e tutti coloro che si allontanano dalla via prescritta da Dio. Ma Sami Aldeeb nel suo libro ha dimostrato senza ombra di dubbio che, secondo la schiacciante maggioranza degli esegeti - dall’VIII secolo ai giorni nostri (in totale 87, da lui meticolosamente citati con le rispettive interpretazioni) -  le genti contro le quali Allah è in collera sono gli ebrei e quelli che hanno smarrito la retta via sono i cristiani.

“Se effettivamente il senso indicato dagli esegeti è quello che abbiamo appena descritto – conclude l’autore dello studio – v’è da chiedersi come i musulmani possano coesistere in pace e in armonia con gli ebrei ed i cristiani con tutte le volte che devono ripetere la Fatiha. Certo, sarebbe delicato chiedere ai musulmani di abbandonare la recita della Fatiha, che costituisce una condizione di validità della preghiera musulmana. Ma abbiamo il diritto di far notare che questo capitolo del Corano, così come è interpretato dalla quasi totalità degli esegeti musulmani, Maometto compreso, semina l’odio”.

UNA DISCRIMINAZIONE CHE VIOLA IL CODICE PENALE

Da notare che tre anni fa, proprio riferendosi al libro di Sami Aldeeb,  un altro studioso e implacabile critico dell’Islam residente a Lucerna, Alain Jean-Mairet , aveva inoltrato ai procuratori pubblici e ai parlamentari  di quasi tutti i Cantoni (il Ticino non era fra questi)  delle denunce (www.precaution.ch/action) miranti proprio a mettere in evidenza l’azione di quelle organizzazioni islamiche, e dei loro membri e dirigenti,  che,  incoraggiando i fedeli musulmani a ripetere più volte al giorno la Fatiha,  li incitavano in tal modo a odiare delle persone senza una valida ragione e solo in funzione della loro  appartenenza a una religione, contravvenendo così all’articolo 261 bis del Codice penale

Dal canto suo Sami Aldeeb , d’accordo sul fatto che la recita regolare della Fatiha viola  le norme contro la discriminazione contenute nel Codice penale  ,  ha auspicato che il suo studio possa essere utilizzato se non proprio per proibire la preghiera musulmana almeno per far conoscere il problema che molto concretamente pone la pratica della religione musulmana. 

È ORA CHE L’OCCIDENTE REAGISCA CONTRO L’ISLAMIZZAZIONE

Il minimo da farsi sarebbe di proibire che queste preghiere discriminatorie e incitanti all’odio  avvengano in luoghi pubblici e fors’anche nelle moschee, che sono aperte al pubblico e ai minorenni. Del resto l’articolo 9 capoverso 2 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ammette la possibilità di stabilire per legge delle restrizioni alla libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo se queste restrizioni “costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell'ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui”.

E’ ora che l’Occidente studi le contromosse per bloccare la strisciante “islamizzazione dell’ambiente” da parte di quegli islamisti che attaccano la democrazia utilizzando la democrazia stessa… Ed è anche ora che certe organizzazioni islamiche, anziché lamentarsi ad ogni occasione per la stigmatizzazione dei musulmani nella Confederazione,  si chiedano come mai i musulmani  - specialmente a partire dall’11 settembre 2001-  hanno una brutta reputazione nel mondo,  e si chiedano se  le cause non siano da ricercare nella loro stessa religione,  che avrebbe urgentemente bisogno di una sostanziale riforma.

Giorgio  Ghiringhelli, fondatore del movimento “Il Guastafeste”

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