Sport, 29 settembre 2025

“ACB, quando sono arrivato non c’era praticamente nulla”

Incontro con il nuovo proprietario del Bellinzona, il colombiano Carlos Trujillo

BELLINZONA - L’incontro è fissato nella nuova sede granata, ad un tiro di schioppo dalla Coop del centro. Ci accoglie il direttore sportivo Tito Spinelli e tutt’intorno si muovono persone a noi sconosciute, che nella stragrande maggioranza si esprimono in lingua spagnola. Tira decisamente un’altra aria in seno al Bellinzona: rispetto alla precedente gestione, c’è un sorriso ben stampato sulle facce di tutti, c’è allegria e, pure, un sano ottimismo, che in fondo non guasta mai. Qualcuno direbbe: e i ticinesi? E i nostri? Quelli, a non dubitarne, si sono defilati da tempo e se al timone del glorioso ACB c’è un giovane signore colombiano, vorrà pur dire qualcosa; sì, che agli imprenditori e agli investitori del posto o della regione non gliene frega nulla del calcio e del Bellinzona. Eppure:.. Eppure nei bar e nei discorsi da canvetto, la frase più ricorrente e scontata è la seguente: “Chissà cosa viene a fare questo Trujillo in Svizzera...”, come se si trattasse di un oggetto misterioso o di un personaggio che ha degli scheletri nell’armadio. Ma tant’è: questo è il paese! Come direbbe l’indimenticato telecronista e collega Tiziano Colotti, confrontato con le miserie intellettuali del mondo sportivo cantonticinese.


Empatia e dialogo
La nuova sede è ancora da sistemare e la maggior parte degli uffici sono vuoti. Carlos Trujillo è entusiasta: “Fra poco sarà pronta. Così come sarò pronto il Bellinzona. Nei prossimi giorni riceveremo l’okay per la mini-licenza e nel frattempo continueremo a costruire: il club, la squadra e le relazioni con la Città, il pubblico e i tifosi. Perché se qualcuno ancora non ha capito, quando sono arrivato nella Capitale, non ho trovato praticamente nulla. La società non esisteva di fatto. Ma io non mi sono lasciato abbattere ed ho cominciato a lavorare alacremente per dare la solidità e la credibilità che merita il Bellinzona”.
Credibilità che nella gestione precedente (Pablo Bentancur, lo ricordate?) era andata completamente persa, a causa delle attitudini e degli atteggiamenti di un personaggio che ha saputo solo dividere e del quale oggi nessuno sente la mancanza.


“Non posso assolutamente dire nulla di Pablo. Con lui i rapporti sono buoni e il trapasso dei poteri è avvenuto senza problemi” afferma Trujillo, che per altro si è trovato un “rivale” sulla sua strada, Brenno Martignoni: “Non capisco perché si sia messo di traverso, gli ho parlato 15 minuti al telefono e la chiamata è stata improntata alla cordialità. Poi non so cosa sia successo. Dialogo? Io tiro dritto per la mia strada. Sono trasparente e corretto, voglio semplicemente far capire che le polemiche non mi interessano. Punto”.


Brenno Martignoni è dunque fuori dal progetto Trujillo; e si sa, quando un politico si sente messo all’angolo, le reazioni sono imprevedibili e incontrollate. Per ora l’ex sindaco presiede il settore giovanile. Un osso duro? “Io sono qui per lavorare – ribatte Trujillo – E dobbiamo farlo uniti per un obiettivo comune: l’ACB ”.


Due anni e non solo. Carlos Trujillo ci tiene a chiarire un punto: “Il nostro obiettivo è quello di salire in Super League e sappiamo benissimo che non è facile. Del resto, come ho detto prima, ho trovato una squadra praticamente senza giocatori ed un club che aveva bisogno di essere ristrutturato. Per questo obiettivo abbiamo bisogno di tutti: della Città e dei tifosi. Dobbiamo creare empatia, e siamo consapevoli che certi traguardi non si raggiungono dall’oggi al domani”.


Don Carlos nella circostanza tira in ballo il FC Llaneros, la società che dal niente ha portato alla massima divisione colombiana: “Eravamo nelle serie inferiori e tutti mi davano del matto quando ho preso in mano la società. Alla fine i risultati ci hanno premiato. Stiamo nel gruppetto delle migliori squadre della Serie A e possiamo ambire ad un posto nelle coppe continentali. Ecco: anche a Bellinzona ci sono le condizioni per far bene. So perfettamente che ci sono molte differenze ma se sapremo
lavorare tutti assieme, tutti per uno, uno per tutti, allora avremmo raggiunto il nostro obiettivo e potremo alzare il mirino delle ambizioni”.


A proposito del Bellinzona, Trujillo ci racconta un aneddoto. “Se sono qui è grazie anche a mia moglie Carolina. Lei è stata in Svizzera lo scorso mese di agosto e si è confrontata con la nuova realtà. Le è piaciuto moltissimo l’ambiente e la disponibilità della gente. E questo mi ha convinto ad acquistare la società”.


Ma come si è arrivato al contatto con Bentancur? “Soprattutto grazie a Mario Rosas, un amico comune. È stato il nuovo amministratore delegato a sedere al tavolo delle trattative. Prima avevo sondato il terreno anche in Portogallo (Carlos ha la doppia nazionalità colombiana e lusitana, ndr), e più precisamente con il Maritimo di Funchal. E poi in Belgio. Ma la cosa non è andata in porto. Quindi quando Rosas mi ha chiamato, mi son detto: non conosco la Svizzera, mi dicono però sia un bel paese, bene organizzato e il calcio rossocrociato negli ultimi anni ha ottenuto degli ottimi risultati. Detto fatto, ho approfondito il tema ed ho deciso di approdare a Bellinzona”.


Dimenticare il passato
In molti si chiedono se Pablo Bentancur sia ancora coinvolto nell’ACB. A questo proposito Trujillo ribadisce:“ L’avevo già detto in una precedente intervista. Ho firmato i documenti per l’acquisto a metà agosto e ora sono l’unico responsabile. Pablo è fuori…”. Eppure ci sono indizi che indicano come il dirigente uruguaiano potrebbe c’entrare ancora… Tito Spinelli non è forse un uomo di Bentacur e l’avvocato Luca Tettamanti, che sta lavorando per la licenza, non è il suo legale ? “Sono persone che mi sono state presentate e che mi hanno lasciato subito una buona impressione. Ho ritenuto che fossero persone idonee al mio progetto”.


Il passato è comunque alle spalle. Il nuovo team lavora per gli obiettivi prefissati: “È gente motivatissima quella che adesso veste di granata. Prendiamo il direttore generale Shpetim Krasniqi, uno che conosce molto bene la realtà ticinese e non solo calcistica visto i suoi trascorsi. Ripeto: c’è molto da lavorare, ma nessuno si spaventa”.


Semmai che spaventa è la situazione della squadra, ultima in classifica, in una posizione che non era certamente ipotizzabile qualche mese fa. “Abbiamo 25 giocatori, dei quali 20 nuovi. Quando sono arrivato c’era un foglio bianco sul tavolo... Come costruire un gruppo da zero? In questo mi ha dato una grossa mano Mario Rosas, che conosce bene il football svizzero. Grazie a lui siamo riusciti ad allestire una rosa. Ma tornando al tema: è vero, siamo ultimi e ciò ovviamente non mi sta bene. Dobbiamo reagire al più presto, perché quando si finisce in una spirale negativa fatichi a tirartene fuori. Contro il Grasshopper in Coppa abbiamo giocato bene ma non abbiamo raccolto nulla. È giunta l’ora di fare punti (questa intervista è stata realizzata prima della partita Wil-Bellinzona, ndr)”.


A proposito di giocatori. Quelli provenienti dalla Colombia (Lasso e Mayorga, ndr) si sono adattati?
“Sono ragazzi umili e intelligenti, che hanno capito che a Bellinzona hanno una grossa opportunità. Sinora tutto okay, nessun problema. E magari a gennaio ne arriverà qualcun altro”.


Infine, due parole su Manuel Benavente e l’atteso nuovo tecnico Jersson Gonzalez. “Manuel sta facendo un grande lavoro, lui è il classico uomo squadra, colui che mette sempre al primo posto la società. Su Jersson garantisco al cento per cento, nonostante i dubbi di qualche giornalista. L’ho avuto ai Llaneros e mi è piaciuto il suo modo di lavorare e sviluppare le dinamiche di un gruppo e la parte tecnica. Ha conoscenze calcistiche come pochi. Non dimentichiamo inoltre che è stato un grande giocatore ed è stato allenato da Francisco Maturana”.


M.A.

Mattino Della Domenica del 28 settembre 2025

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