Il Ticino continua a svuotarsi. I giovani, dopo la formazione, scelgono di andare oltre Gottardo in cerca di opportunità concrete e stipendi dignitosi. E non sono solo loro: sempre più famiglie e professionisti se ne vanno, attratti da condizioni salariali e possibilità di crescita che qui sembrano un miraggio.
Salari e opportunità: il grande divario
Il confronto è imbarazzante: chi lavora a Zurigo, Basilea o Ginevra guadagna migliaia di franchi in più rispetto a chi resta in Ticino. Oltre alla busta paga, altrove esistono carriere possibili, sostegno all’innovazione e un tessuto economico dinamico. Qui, invece, si resta ancorati a un modello che non premia né i giovani né chi vuole intraprendere.
E il Ticino cosa fa?
Mentre assistiamo a questa emorragia di competenze, il Cantone resta fermo. Le soluzioni concrete mancano, i progetti si impantanano nella burocrazia e chi resta si sente sempre più abbandonato. Ai giovani non vengono offerte vere prospettive; agli anziani non è garantita la serenità che si meritano.
Priorità sbagliate
È ora di dirlo chiaramente: bisogna smetterla di buttare milioni in aiuti per guerre lontane o per sostenere paesi come l’Ucraina, Moldavia e il Sudan (Vorrei sottolineare che il Sudan è un paese ricco in risorse naturali). Prima si aiutano i cittadini svizzeri, poi—eventualmente—gli altri. Le nostre risorse vanno investite qui, dove servono: nelle scuole, nelle imprese, nel lavoro e nella qualità di vita di chi abita il Paese.
Valorizzare i prodotti svizzeri
Un altro punto cruciale riguarda l’economia reale. La Svizzera è ricca di eccellenze agroalimentari, artigianali e industriali, eppure gli scaffali dei supermercati continuano a riempirsi di prodotti importati a basso costo che schiacciano la produzione locale. È ora di invertire la rotta: sostenere le filiere svizzere—dal formaggio alla carne, dal vino ai prodotti agricoli e manifatturieri—significa difendere posti di lavoro, qualità e identità.
Un futuro da riconquistare
Senza un cambio di rotta deciso, il Ticino perde i propri giovani e la sua linfa vitale. È il momento di avere coraggio: meno soldi sprecati all’estero, più investimenti sul nostro territorio; meno importazioni non indispensabili, più valorizzazione dei nostri prodotti.
Il futuro non può essere fatto di partenze e addii, ma di radici che si rafforzano e di ritorni possibili.
Luca Frasa - MGL