L'arresto in Italia di un richiedente l'asilo ospite di un centro svizzero è al centro di un'interrogazione dei Granconsiglieri Stefano Tonini e Andrea Sanvido (Lega dei Ticinesi). Il 25 dicembre scorso, ricordiamo, la Polizia italiana ha arrestato un cittadino algerino, richiedente d’asilo in Svizzera, accusato di furto aggravato e immigrazione clandestina. L’individuo, ricordano i due deputati, era già noto alle autorità per precedenti reati, era soggetto a un ordine di espulsione emesso a Cagliari, con divieto di rientro in Italia per tre anni. Nonostante ciò, è riuscito a entrare in Svizzera come richiedente d’asilo e successivamente a rientrare illegalmente in Italia, dove ha commesso ulteriori reati.
Tonini e Sanvido considerano che la presenza di un richiedente asilo con precedenti penali e soggetto a un divieto di rientro in Italia solleva interrogativi sulla procedura di accoglienza e controllo adottata dalla Segreteria di Stato della Migrazione (SEM) e che la capacità di tale individuo di attraversare i confini senza impedimenti evidenzia possibili falle nei sistemi di monitoraggio e cooperazione tra le autorità svizzere e italiane. I due granconsiglieri chiedono quindi quali procedure sono attualmente in atto per verificare i precedenti penali dei richiedenti asilo al momento della loro registrazione in Svizzera e come si è potuto accogliere un individuo con un divieto di rientro in Italia senza che ciò emergesse durante la procedura di asilo.
Viene chiesto inoltre in che modo la SEM collabora con le autorità dei Paesi limitrofi, in particolare l’Italia, per condividere informazioni sui richiedenti asilo con precedenti penali o soggetti a divieti di ingresso e se esistono accordi o protocolli specifici per garantire uno scambio efficace di tali informazioni. Tonini e Sanvidono vogliono in seguito sapere quali misure sono implementate per monitorare i movimenti dei richiedenti asilo all’interno e all’esterno della Svizzera, al fine di prevenire attraversamenti illegali dei confini e la commissione di reati in altri Paesi e se, alla luce di questo caso, il Consiglio Federale ritiene adeguate le attuali procedure della SEM nella gestione dei richiedenti asilo con precedenti penali e se sono previste revisioni o miglioramenti per evitare il ripetersi di situazioni simili. Infine, viene chiesto quali misure aggiuntive intende adottare il Consiglio Federale per garantire che individui con precedenti penali o soggetti a divieti di ingresso in altri Paesi non possano abusare del sistema di asilo svizzero, compromettendo la sicurezza interna e le relazioni con i Paesi confinanti.
“Questo episodio, concludono i due interroganti, evidenzia potenziali criticità nella gestione dei richiedenti asilo e nella cooperazione transfrontaliera. È fondamentale garantire che il sistema di asilo svizzero sia protetto da abusi e che la sicurezza dei cittadini sia preservata attraverso procedure rigorose e una collaborazione efficace con le autorità dei Paesi limitrofi”.