Il 10 aprile scorso il Consiglio federale ha annunciato che il 15 e 16 giugno si terrà a Bürgenstock la conferenza di pace sulla guerra in Ucraina. Per l'occasione la Svizzera ha invitato più di 160 delegazioni. La Russia, da parte sua, non parteciperà all'evento. "Cosa ha da guadagnare la Russia dalla 'Conferenza di pace' svizzera?", si chiede l'ex presidente russo Dmitry Medvedev sulla piattaforma X. “Sarà un'ulteriore prova del fallimento del cosiddetto piano di pace del sempliciotto Zelenskyj. Del resto sarebbe meglio che quel bastardo di Bandera partecipasse lui stesso alla conferenza per riaffermare la sua mancanza di intelligenza."
Quest'ultimo è un riferimento al politico nazionalista Stepan Bandera, il quale è stato una figura controversa nella storia dell'Ucraina. I sostenitori di Bandera sono al centro della propaganda russa secondo cui l'Ucraina sarebbe controllata da "nazisti".
Medvedev poi continua: "In secondo luogo, ci saranno prove visibili della totale impotenza delle attuali élite occidentali, che hanno compiuto una dolorosa autocastrazione del proprio potenziale per fermare il conflitto militare". Ciò è avvenuto anche su “istruzione diretta di un gruppo di medici senili di Washington”.
E in terzo luogo, "permetterà alle nostre forze armate di continuare a ripulire i territori della Piccola Russia dai neonazisti senza ostacoli e senza riguardo ad alcuna 'iniziativa di pace' di qualsiasi idiota". Ciò consentirà inoltre alla Russia di "continuare il lavoro approfondito per provocare il crollo definitivo del regime politico dell'ex Ucraina e garantire il rapido ritorno dei nostri territori ancestrali alla Federazione Russa".
L'ex presidente russo è quindi convinto che la Conferenza sull'Ucraina sarà un fallimento e per questo termina il suo messaggio con un ringraziamento alla Svizzera: “Grazie, paese degli orologi e dei formaggi”. Da notare che l'opinione di Medvev sembra essere condivisa da molti anche in Svizzera. In un sondaggio non rappresentativo sul sito “20 minuten” sulla Conferenza, oltre il 60% degli interpellati ritiene che essa non porterà a nulla. Il 16% ritiene che essa addirittura peggiorerà la situazione e solo il 13% crede che essa “aumenterà la pressione sulla Russia”.