Chi dovrebbe pagare la cassa malati ai detenuti? Le casse sanitarie o i Cantoni? Secondo la prassi attuale, è il cantone in cui si trova il carcere a pagare le cure mediche dei carcerati, ma una proposta del Consiglio federale che vuole esigere che tutti i detenuti abbiano un'assicurazione sanitaria di base. Ciò riguarda coloro che sono entrati in carcere non avevano né domicilio in Svizzera né erano assicurati, quindi una larga maggioranza delle persone oggi detenute in Svizzera. Oggi sono i Cantoni a pagare direttamente per le loro cure mediche, una prassi vista con favore dalle casse malati. L'organizzazione mantello Curafutura, che riunisce CSS, Helsana e KPT, si oppone fermamente alla proposta della Confederazione. “Le loro spese mediche dovrebbero continuare ad essere finanziate dalle imposte” si legge in una presa di posizione di Curafutura.
Gli assicuratori temono che, con questo cambiamento, ci sia un maggiore mole di lavoro. Bisognerebbe iscrivere un detenuto a una cassa malati, cancellarlo se viene espulso dopo il rilascio, perseguirlo se non paga: “Questi sforzi comportano costi che l'assicurato dovrà pagare tramite premi”, critica Curafutura. Niente affatto, risponde il Consiglio federale. La misura riguarda al massimo 2000 persone in Svizzera e "non avrà alcun impatto sui premi di circa 8,9 milioni di altre persone" nel Paese. "Le conseguenze economiche saranno minime perché il sostegno passerà semplicemente dalle autorità pubbliche all'assicurazione di base", osserva il governo.
Anche il Canton Neuchâtel è scettico e sostiene che “in più del 95% dei casi i detenuti non saranno in grado di pagare i premi da soli a causa della mancanza di mezzi”. Saranno quindi coperti da sussidi e il loro calcolo richiederà molto lavoro. Anche il Consiglio di Stato di Friborgo non è d'accordo: "questo progetto comporterebbe inevitabilmente compiti e costi aggiuntivi rispetto alla situazione attuale che è soddisfacente", scrive. Il Consiglio di Stato vodese si dice invece favorevole perché “questo consentirà di garantire in modo uniforme l’accesso ai servizi del sistema sanitario”.