Sport, 17 novembre 2023

Il calcio felice di Benkö rivive in chi lo ha amato

Renzo Bionda: “Fu un bel giocatore, nel Bellinzona si era introdotto bene”

LUGANO - Lo “Sport” di Zurigo, trisettimanale sportivo di cui era stato caporedattore Walter Lutz negli anni del suo splendore (1964-85) lo aveva definito “il più grande talento di divisione nazionale”. Parliamo di Josef Benkö che ai tempi dello Young Fellows – terza squadra della città della Limmat che giocava le sue partite nei “doppelspiel” del Letzigrund in anteprima allo Zurigo – non sprecava uno solo dei palloni che gli venivano serviti da… Vujadin Boskov (1931-2014), allenatore-giocatore dei rossoneri.


Di origini austriache Benkö era arrivato sedicenne in Svizzera iniziando a giocare negli Interregionali del Wettingen. La sua prima stagione di Prima Lega con il Baden fu strepitosa: segnò ben 34 gol. Lo Chaux-de-Fonds seppure già forte dei “buteurs” Skiba (allenatore- giocatore) e Bertschi nonché di Antenen, fece una corte serrata al talentuoso giocatore che aveva fatto un pieno di reti in PL. Sorprendentemente Josef non prese però la palla al balzo, motivando la sua decisione con una dichiarazione per la verità curiosa: “Preferisco giocare in questo piccolo club perché mi permette di continuare a coltivare la mia passione per la pesca sulle rive del Reno e della Limmat”. 



Terra di conquiste
Benkö, classe di ferro 1939 come un altro indimenticabile, Atom-Otto Luttrop, fu uno dei punti di forza del Bellinzona, prima di subire un grave infortunio al ginocchio. Con la maglia granata ha partecipato alla finale di Coppa che la squadra di Pinter-Soldini, forte di Eichenberger, Bionda, Sörensen, Tagli, Nembrini, Guidotti, Paglia, Rebozzi, Genazzi, Frigerio, Ghilardi, Gottardi, Deprati, perse un po’ a sorpresa dal San Gallo. Ma il periodo più esaltante, che riteniamo sia stato per lui il più felice, fu quello trascorso nel ‘piccolo’ Comunale di Mendrisio straripante di pubblico nelle ‘storiche’ gare di Coppa e nei derby. Ricordiamo in particolare quello di Coppa con il Lugano giocatosi con una cornice incredibile a ben pensarci (9000 spettatori!). I bianconeri, che erano allenati da Albert Sing (4 titoli di fila con lo Young Boys che in quegli anni, 1956-60, dominava la scena nazionale), allineavano Prosperi, Pullica, Coduri, Blättler, Brenna, Luttrop… mentre i momò schieravano Rovelli, Barollo, Teruzzi, Tomljenovic, Scacchi, Caccia e naturalmente Benkö… I bianconeri si imposero 2-0 con reti di Blättler e Tippelt. Nella finalissima, davanti a 37.500 spettatori, i ginevrini di Sundermann superarono per 2-0 il Lugano di Sing grazie ai gol di Desbiolles e Marchi.


Titoli ad effetto
Benkö si era guadagnato una grande stima anche ai tempi delle ‘bianche casacche’ che ha anche allenato. Claudio Suter su L’Eco di Locarno aveva commentato così la ‘rivoluzione’ che aveva messo in atto allo stadio del Lido: “In tre stagioni di oscuro e non sempre gratificante lavoro Josef Benkö ha trasformato l’ambiente: adesso c’è un’unità eccezionale, in seno alla squadra c’è uno spirito combattivo assolutamente nuovo”.


Alcuni titoli di giornali: “Benkö un uomo eccezionale”, “Josef Benkö fa palpitare i cuori momò”, “Benkö gran nocchiere”, “Benkö regista in campo e in panchina”, “Benkö: Spiel des Jahres in Mendrisio”. A proposito di Mendrisio: nel Trofeo Sandoz, come veniva chiamata la coppa che era stata donata all’ASF (che navigava, a quanto si diceva, in cattive acque) da un banchiere losannese che di cognome faceva appunto Sandoz, la compagine del Magnifico Borgo, allenata dal mitico Giulio Sebastiani, (in arte ‘Seba’) aveva steso al tappeto il San Gallo di Albert Sing, detentore del trofeo, con un gol di Antonietti e il Basilea di Helmut Benthaus (2-0 dopo i supplementari con reti di Tomljenovic e Allio; titolo su Il Dovere: “I Magnifici del Borgo: poveri ma belli”) oltre a mettere sulle spine lo Zurigo con cui il ‘nostro’ aveva vissuto una parentesi ai tempi di Louis Maurer (e ovviamentedell’imprescindibile Edy Nägeli). Il 20 novembre
1969 dopo l’1-1 al Letzigrund (1-0 di Grünig al 19’ su corner di Kuhn, rete del pareggio di Tomljenovic) il Blick sotto un titolo cubitale (“FCZ-Blamage vor B-Team”) era andato giù duro su Künzli e compagni accusandoli di avere fornito una “ prestazione vergognosa”. L’inviato Peter Jauch per contro aveva messo in risalto la prova del Mendrisiostar che ha avuto in Benkö “il migliore dei ticinesi”.


Attestato di simpatia
Pierluigi Rossi, il presidentissimo momò, lo aveva definito “un uomo fantastico, il modesto quanto validissimo regista che segna e fa segnare”. In una foto della squadra ‘autografata’ aveva scritto questa affettuosa dedica: “Con l’espressione della mia più viva simpatia al caro Josef, il presidente Rossi”. In un pezzo apparso sul giornale da boulevard (il Blick), firmato da Knut Bobzien (altri tempi, altri giornalisti!) leggiamo questa semplice e chiara ‘riflessione’ dell’avvocato: “Siamo un piccolo club nel quale al denaro facciamo prevalere la lotta sul campo. Da noi regna ancora la socievolezza, l’intrattenimento: si balla e si canta! È questo in prima linea il senso della nostra vita di club: siamo da sempre una società credibile”.
Anche Angelo Bai, presidente dell’Ascona, ebbe un occhio di riguardo per il mister. L’aveva rilasciata a “L’Eco dello Sport”: “ Benkö è stato nostro allenatore per quattro anni. Si è confermato un uomo eccezionale, con una forte personalità. All’Ascona ha dato moltissimo: dal nulla ha saputo creare una squadra in grado di lottare per l’ascesa in B”.


Il ricordo di Renzo Bionda
Anche Renzo Bionda, cui ci siamo rivolti in questi giorni, conserva un caro ricordo del bomber: “Josef era un giocatore tecnicamente molto forte, nel Bellinzona si era inserito alla grande. Si è fatto volere bene da tutti, purtroppo un infortunio gli precluse il posto di titolare. Mi ricordo che quando giocava nell’YF era un avversario molto temuto da noi difensori (tra l’altro oltre a possedere una bella ‘castagna’ era un gran colpitore di testa, ndr)”.


… e del figlio Harry
Guarda caso Harry Benkö ha giocato nei veterani con Renzo e altri ex granata e prima in diverse squadre ‘regionali’. Troppo ‘piccolo’ per seguire tutte le gesta di suo padre, portato ai sette cieli anche quando militava nel Thun. Oggi professionalmente è responsabile di BestDrive Ticino: “La mia passione è inevitabilmente per le auto, il calcio viene al secondo posto”. Non però quello di suo padre, venuto a mancare il 15 agosto 2000. Lo rivive, con un po’ di commozione, con sua madre Sylvia attraverso pagine di giornali e fotografie collezionate negli anni e gelosamente custodite in un cassetto. Ricordi belli, molto preziosi, sempre freschi…

ENRICO LAFRANCHI

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