Il Tribunale federale ha rifiutato di rilasciare un giovane attivista sospettato di aver danneggiato dei veicoli durante un atto di protesta. Non è per la gravità dell'atto che è sospettato di aver commesso che un giovane attivista ambientale è in arresto ma a causa del rischio di collusione, cioè della possibilità che l'imputato comprometta le indagini mentre queste sono ancora in corso.
Come riporta la "Tribune de Gênee" l'attivista, un 23enne belga è sospettato di essersi recato sul sito della cava di ghiaia di Laconnex, nel canton Ginevra, all'inizio del gennaio 2022. Lì avrebbe dato fuoco a due macchine da costruzione del gruppo Lafarge-Holcim e ne avrebbe danneggiate e sabotate altre. Avrebbe anche lasciato scritte minacciose e ingiuriose sulle facciate degli uffici dell'azienda. Gli investigatori sono risaliti a lui grazie alle tracce di DNA lasciate su una tanica di benzina trovata sulla scena del crimine. È stato arrestato il 15 marzo 2023.
In aprile il giovane ha chiesto di essere rilasciato, richiesta che la Camera d'appello penale di Ginevra ha respinto. La polizia sta ancora cercando di trovare i presunti complici del giovane, che ha sempre taciuto e si è rifiutato di fornire i codici di accesso dei dispositivi elettronici sequestrati nella sua abitazione. Tracce di DNA che non corrispondono all'imputato sono state trovate sulla tanica e su un guanto trovato nelle vicinanze. Come il precedente tribunale, la Corte ha quindi ritenuto che vi fosse un rischio reale che l'imputato influenzasse le dichiarazioni dei suoi potenziali complici, o addirittura cercasse di far sparire le prove. Il giovane dovrà quindi trascorrere almeno un altro mese in detenzione preventiva in carcere.