Dan: che ricordo ha di John Fultz?
Quando muore qualcuno che hai conosciuto e frequentato, è sempre difficile trovare qualche difetto. Comunque: John per me è stato una sorta di maestro, come poteva esserlo anche Brady. Approdai a Viganello dopo un provino andato male alla Federale e nel nuovo club mi trovai subito bene. E con Fultz fu facilissimo legare: venivamo dagli Stati Uniti, parlavamo la stessa lingua e la nostra cultura sportiva era diversa rispetto a quella svizzera. Non fu difficile creare un bel feeling con lui.
Possiamo definirlo un maestro?
Diciamo che mi diede tanti consigli. Visto i suoi trascorsi cestistici, per me fu una vera e propria benedizione. Ogni giorno si poteva imparare qualcosa. In partita spesso e volentieri toccava a John dare la scossa: spesso mi diceva di dargli la palla, ci avrebbe pensato lui. E così era.
Un feeling facilitato dal fatto che abitavate vicino.
Esatto. Le nostre residenze si toccavano quasi. E spesso si ci ritrovava per quattro chiacchiere. Ricordo che abitavamo in una zona incantenvole, sopra la Chiesa di Pregassona (Pazzalino, ndr). E lui lo ripeteva spesso: posto bellissimo, città stupenda. Eppure…
Eppure…
Lui adorava Bologna, città nella quale aveva giocatoper anni nella sua esperienza italiana con la Virtus. Finite le partite del sabato, quelle che disputavamo in casa, prendeva la macchina e partiva per il capoluogo emiliano. Mi diceva che Bologna era unica, la migliore città del mondo. E spesso si presentava a Lugano soltanto al mercoledì o al giovedì seguente.
Saltava gli allenamenti?
Credo che con il Viganello avesse un accordo. Nei primi due giorni della settimana poteva restare a Bologna, a patto che si allenasse in palestra. Nessuno comunque reclamò di questo suo particolare...statuto. Del resto, ad un fuoriclasse così non si poteva dire nulla.
Qualcuno ha scritto di un Fultz umano e socievole.
Miglior definizione non poteva esserci. John era effettivamente così. Come del resto Brady. Oggi posso dire di aver giocato al fianco di due fenomeni e di due grandi persone, in un periodo in cui in Svizzera era permesso tesserare soltanto due stranieri: per noi giovani elvetici furono due esempi da seguire e da imitare.
Come tanti campioni, Fultz fu vittima dei propri eccessi. Come la droga.
Un capitolo oscuro del quale conosco pochi dettagli. Storie lette e raccontate. Di concreto non posso dire nulla. Quando era a Viganello si comportò sempre da professionista. E di lui non ho mai sentito qualcuno lamentarsi o parlare male.
Per chiudere: quella stagione, quella dei Fultz, dei Brady, dei Sanford e dei Raga, ancora oggi è considerata una delle più belle dello sport ticinese. Tanti campioni in un contesto diremmo modesto come quello del basket ticinese.
Le favole e le cose belle sono quasi sempre destinate a durare poco. Successe anche a quel movimento cestistico. Ma vi assicuro che furono anni intensissimi e bellissimi. E Fultz con la sua classe e la sua gioia di vivere contribuì a renderli tali.
M.A.