"Questa notte, che cosa dice ancora alle nostre vite? Dopo due millenni dalla nascita di Gesù, dopo molti Natali festeggiati tra addobbi e regali, dopo tanto consumismo che ha avvolto il mistero che celebriamo, c’è un rischio: sappiamo tante cose sul Natale, ma ne scordiamo il significato". Il Papa ha celebrato la messa della Vigilia di Natale nella Basilica Vaticana, invitando a riscoprire la vera essenza del Natale. Ad assistere alla celebrazione settemila fedeli nella Basilica, mentre altri tremila lo hanno seguito dai maxi schermi in piazza San Pietro.
"Come ritrovare il senso del Natale? E soprattutto, dove andare a cercarlo? Il Vangelo della nascita di Gesù sembra scritto proprio per questo: per prenderci per mano e riportarci lì dove Dio vuole", ha detto Francesco. Il Papa fa notare che "inizia con una situazione simile alla nostra: tutti sono presi e indaffarati per un importante evento da celebrare, il grande censimento, che richiedeva molti preparativi. Il clima di allora era quindi simile a quello che ci avvolge oggi a Natale. Francesco menziona in seguito la mangiatoia sulla quale i protagonisti del suo racconto convergono: dapprima Maria che pone Gesù nella mangiatoia; poi gli angeli, che annunciano ai pastori 'un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia' ; quindi i pastori, che trovano 'il bambino, adagiato nella mangiatoia'".
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"La mangiatoia: per ritrovare il senso del Natale, bisogna guardare lì. Ma perché la mangiatoia è così importante? Perché è il segno, non casuale, con cui Cristo entra nella scena del mondo. E il manifesto con cui si presenta, il modo in cui Dio nasce nella storia per far rinascere la storia. Che cosa ci vuole dire dunque attraverso la mangiatoia? Almeno tre cose: vicinanza, povertà e concretezza".
Prima di pronunciare la benedizione "Urbi et Orbi" ("alla città e al mondo"), il Papa ha fatto la sua consueta panoramica dei conflitti nel mondo, nominando dieci Paesi colpiti da violenze o tensioni, che ha definito "teatri di questa terza guerra mondiale".
Tra questi, l'Afghanistan, il conflitto israelo-palestinese, lo Yemen, la Siria, il Myanmar, ma anche il Libano, in preda a una crisi economica e sociale senza precedenti, e Haiti, dove quest'anno, secondo le Nazioni Unite, più di 1'400 persone sono state uccise dalla violenza.
Per la prima volta, il Papa ha parlato dell'Iran, colpito da un'ondata di proteste senza precedenti dalla Rivoluzione islamica del 1979. Ha inoltre esortato a non usare il cibo "come un'arma", riferendosi ai conflitti nel Corno d'Africa.
"Ogni guerra causa la fame e usa il cibo stesso come arma, impedendo la sua distribuzione alle popolazioni che già soffrono", ha lamentato il gesuita argentino, sollecitando un impegno "affinché il cibo sia solo uno strumento di pace".
"La mangiatoia: per ritrovare il senso del Natale, bisogna guardare lì. Ma perché la mangiatoia è così importante? Perché è il segno, non casuale, con cui Cristo entra nella scena del mondo. E il manifesto con cui si presenta, il modo in cui Dio nasce nella storia per far rinascere la storia. Che cosa ci vuole dire dunque attraverso la mangiatoia? Almeno tre cose: vicinanza, povertà e concretezza".
Prima di pronunciare la benedizione "Urbi et Orbi" ("alla città e al mondo"), il Papa ha fatto la sua consueta panoramica dei conflitti nel mondo, nominando dieci Paesi colpiti da violenze o tensioni, che ha definito "teatri di questa terza guerra mondiale".
Tra questi, l'Afghanistan, il conflitto israelo-palestinese, lo Yemen, la Siria, il Myanmar, ma anche il Libano, in preda a una crisi economica e sociale senza precedenti, e Haiti, dove quest'anno, secondo le Nazioni Unite, più di 1'400 persone sono state uccise dalla violenza.
Per la prima volta, il Papa ha parlato dell'Iran, colpito da un'ondata di proteste senza precedenti dalla Rivoluzione islamica del 1979. Ha inoltre esortato a non usare il cibo "come un'arma", riferendosi ai conflitti nel Corno d'Africa.
"Ogni guerra causa la fame e usa il cibo stesso come arma, impedendo la sua distribuzione alle popolazioni che già soffrono", ha lamentato il gesuita argentino, sollecitando un impegno "affinché il cibo sia solo uno strumento di pace".
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