Sport, 24 maggio 2022

“Una coppia vincente! E molto bene assortita”

Bruno Quadri, guru del calcio ticinese, su Croci Torti e Ortelli, trionfatori in Coppa

LUGANO - “Bruno Quadri è il calcio ticinese”. Sono parole del compianto e indimenticabile Roberto Morinini - uno dei suoi allievi prediletti - che per il tecnico-formatore di Agno nutriva una sorta di venerazione. L’ ex bianconero è stato uno dei tantissimi apprendistiallenatori che sono passati dalla scuola di colui che per 35 anni ha insegnato ai corsi della federazione ticinese e per 33 è stato istruttore alla scuola federale di Macolin. Ma Bruno ha varcato anche i confini del nostro paese, grazie agli incarichi che gli sono stati affidati dall’UEFA, che lo ha inviato all’estero a dispensare il verbo calcistico: Olanda, Norvegia, Finlandia, Italia, Israele e Tunisia, tanto per fare alcuni nomi. Si è pure occupato per una decina di anni del “Calcio nella scuola” per conto dalla Federazione svizzera.


Una vita al servizio degli altri, insomma, sempre nell’ombra, mai sopra le righe, modesto ma deciso e tenace quando si trattava di portare avanti le proprie idee. Oggi Bruno (78 anni) segue comunque con la medesima passione le vicende di questo sport e nei giorni scorsi si è pure emozionato nel vedere che il Lugano, compagine che aveva diretto ad interim ad inizio anni Ottanta, ha vinto la Coppa Svizzera con due tecnici ticinesi, Mattia Croci Torti e Carlo Ortelli, dei quali il malcantonese ci ha parlato.


Bruno Quadri: partiamo da Cao Ortelli, che lei conosce benissimo.
Una persona sensibile e discreta; preparato, umile, osservatore attento, lucido nelle decisioni, conosce tutte le situazioni di gioco. Cao ha molto rispetto per le persone che lavorano con lui, alle quali chiede altrettanto. Didatticamente è molto forte. È consapevole del proprio ruolo, nel caso specifico di assistente, ed ha grande fiducia in coloro che lavorano con lui. Ortelli ama profondamente il calcio, che è un po’la sua vita. Tanto che la sua giornata lavorativa finisce tardissimo… 


Un grande supporto per coach Croci Torti.
Esatto. È fondamentale nella gestione dell’aspetto puramente tecnico e ogni allenamento è diverso uno dall’altro; la ricerca della novità per motivare il gruppo. Cao dispensa equilibrio e ragione nei momenti di tensione e difficoltà, anche nelle situazioni di gioco.


Perchè Croci Torti ha puntato su di lui?
Perchè aveva ed ha stima della persona e naturalmente del tecnico. Lo considera onesto ed equilibrato, appassionato e grande tifoso del Lugano. E credo anche perché Cao non abbia mire o ambizioni: non gli interessa fare il capo-coach. Gli interessa solo il bene della squadra. Un fatto questo importantissimo.


Un giudizio su Croci Torti.
Trascinato da una grande passione e dalla continua voglia di imparare. Non scontato, direi. Sincero e onesto con i giocatori, molto importante!, ambizioso nella giusta dose. Trovo che sia cresciuto nell’analisi delle partite. Mattia è anche un motivatore straordinario.


Ha sempre detto di voler vincere la Coppa…
E i giocatori lo hanno seguito senza indugi, attratti da questo tecnico sognatore, al quale hanno dato fiducia dal primo
giorno del suo arrivo sulla panchina bianconera. La sua forza mentale ha fatto la differenza.


Anche coraggioso.
Esatto. Non dimentichiamo che il vacallese è alla sua prima esperienza assoluta in Super League. Se qualcuno pensava che gli mancassero le qualità necessarie, beh, è stato servito di barba e capelli. Eppoi è amatissimo dai tifosi: è empatico e loro si identificano in lui.


Una coppia ideale, Croci Torti-Ortelli.
Direi di sì, ognuno con le proprie peculiarità, a volte con idee diverse, a volte con visioni che non collimano. Ma la forza di questo tandem tutto ticinese sta tutto nel confronto e nel dialogo.
E alla fine ne escono sempre uniti e solidali l’uno con l’altro. Non è affatto semplice, nel calcio odierno come nella vita.


Bruno Quadri ricorda che la carriera di Carlo Ortelli è stata in qualche modo influenzata da Roberto Morinini, con il quale l’attuale assistente di Croci Torti ha trascorso alcune stagioni sulla panchina del Lugano. Fra i due si era creata una complicità ed un affiatamento non comune, malgrado avessero caratteri diversi. Eravamo agli inizi degli Anni Duemila, poco prima del fallimento (2003).


Qual è era il rapporto fra i due?
Morinini è sempre stato una persona riservata ma al tempo stesso aperta al dialogo e ai confronti. Aveva molto stima di Carlo, delle cui idee calcistiche traeva spunto per operare delle scelte tecnico-tattiche. Roberto era molto esigente, ma primo di tutto con se stesso, e quindi chi lavorava con lui sapeva benissimo che bisognava dare il massimo. Il Mister arrivava allo stadio alle 7 ed era l’ultimo ad andarsene, a volte anche tarda ora. E pretendeva che i suoi più stretti collaboratori facessero altrettanto. Carlo si abituò presto a questa regola e ciò lo aiutò a crescere. Possiamo dire che Morinini fu il suo maestro. Del resto lo ha ribadito lo stesso Ortelli più volte.


Possiamo dire che Roberto abbia cambiato il calcio ticinese?
Ha cambiato il modo di dirigere e allenare una squadra; ha puntato sulla programmazione e il miglioramento della qualità del collettivo e del gruppo, sotto ogni punto di vista: tecnico, atletico, medico e della nutrizione. Sino agli Anni Novanta in Ticino eravamo ancora legati a vecchi concetti. Lui gli ha cambiati. E vorrei aggiungere un altra cosa...


Prego.
Roberto non ha raccolto quanto ha seminato, soprattutto a Lugano, club nel quale ha dato il meglio di sé stesso. Ha eliminato l’Inter dalla Coppa UEFA, è vero, e sfiorato pure un titolo nazionale. Ma avrebbe meritato di più. Ma noi lo ricordiamo sempre con affetto, ancora oggi è un punto di riferimento importantissimo.


Per finire: la vittoria del Lugano in Coppa è un toccasana per il calcio ticinese.
L’ entusiasmo che ho visto in giro dimostra che questo sport è molto seguito. I momenti vissuti domenica scorsa resteranno impressi per sempre nella memoria, specialmente nei giovani.

M.A.

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