Svizzera, 14 aprile 2022

Condannata al carcere a vita per aver ucciso la figlia del marito

Il tribunale penale della Gruyère (FR) ha condannato all'ergastolo una donna di 27 anni accusata dell'omicidio della sua figliastra. Il dramma è avvenuto nella notte tra il 10 e l'11 novembre 2018, quando il padre della bambina, di 2,5 anni, aveva la custodia per il fine settimana.

Nel raggiungere la loro decisione, i giudici si sono basati sulla mancanza di affinità tra quest'ultimo e la 27enne, la sua gelosia nei confronti della bimba, l'ostacolo e la minaccia che la bambina rappresentava per la sua coppia. La bambina era spesso fonte di disputa, in particolare nei fine settimana quando avevano la custodia.

La Corte ha considerato che quella notte, la donna era l'unica che avrebbe potuto commettere questo atto, mentre era sola a casa con la bambina. Suo padre, che quella sera lavorava in un locale nel Vallese, aveva fatto ritorno alle 3.15 del mattino. La bambina era abituata a svegliarsi tra le 23 e l'1.30 del mattino e si era messa a chiamare i genitori. Secondo la corte, fu allora che la partner del padre provò "una sensazione di impotenza che si sviluppò in rabbia impulsiva e collera", che la portò a colpire la bambina almeno 30 volte, prima di esercitare una pressione continua sul suo naso e sulla sua bocca per diversi minuti. 


La massima della pena è stata motivata dal suo completo disprezzo per la vita degli altri, la sua mancanza di scrupoli, la sua mancanza di empatia e il motivo futile ed egoista del suo atto.
Oltre a finire la sua vita dietro le sbarre, la 27enne dovrà pagare 100'000 franchi di danni morali a ciascuno dei genitori della ragazza, e pagare le spese processuali.

Questo verdetto tuttavia è solo il primo passo dato che i due avvocati della difesa hanno già annunciato che faranno ricorso alla decisione al tribunale cantonale. "Continuiamo a concentrarci su un'indagine stabilita esclusivamente per l'accusa", ha detto l'avvocato che deplora il fatto che non sia stata prestata attenzione agli indizi che mettono in dubbio la colpevolezza dell'imputata, che non ha mai smesso di rivendicare la sua innocenza. 

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