Sport, 08 marzo 2022

“Che duelli con Odermatt! E che bolgia a Cornaredo”

Il grande ex Vincenzo Brenna parla di Lugano-Basilea, già classica del nostro calcio

LUGANO - Lugano-Basilea disputata domenica ha messo di fronte la quarta contro la terza del massimo campionato: una lotta per l’Europa in un contesto tecnico per altro modesto. I bianconeri sono nel pieno di una rivoluzione societaria (che per il momento non tocca le questioni tecniche), i renani vivacchiano fra alti e bassi dopo anni di grande e fastidioso dominio prima dell’avvento dello Young Boys. Eppure, eppure ci furono epoche in cui questa partita era considerata una classica: valeva il titolo e convogliava allo stadio una marea di gente. Un esempio su tutti è costituito dalla semifinale di Coppa del 1967: per Basilea-Lugano al San Giacomo c’erano 60 mila spettatori. Record tuttora imbattutto su suolo elvetico. Ma si potrebbero citare, anche, i 16-17 mila tifosi assiepati a Cornaredo per le partite di campionato degli Anni Sessanta.


Il Grande Lugano di Louis Maurer contro il Basilea di Benthaus, Odermatt e Kunz. Che tempi! Oggi  abbiamo voluto sentire uno dei protagonisti più amati di quell’epoca, il bianconero Vincenzo Brenna, che fra pochi giorni compirà 78 anni. Per parlare di quei duelli e dei suoi eroi ma anche per commentare il Lugano di Croci Torti e di Martin Blaser. “Non mollo una partita, a dispetto di una età non più giovanissima. Mi piazzo in tribuna Monte Bré e cerco di seguire la squadra in modo distaccato, anche se mi riesce molto difficile” afferma l’ex ala luganese.


Partiamo allora dal Lugano di oggi: le piace la squadra?
Analizzare serenamente le vicende della squadra del cuore non è mai facile, anche se io ci provo sempre. Del Lugano odierno posso dire che cerca di fare di necessità virtù. Non ha molte armi da giocare e quindi pratica un gioco efficace: difesa solida e contropiede. Senza troppe storie. Purtroppo ci sono ancora delle carenze offensive che contro il San Gallo e Servette si sono manifestate in modo evidente.


E il gioco?
Da migliorare ma questo è un discorso che si può e si deve applicare al momento storico. Il calcio. moderno perde molti tifosi perché troppo fisico e e troppo atletico. Prevalgono i marcantoni, a discapito dell’estetica. E il pubblico alla lunga si stanca di certi spettacoli. 



A proposito: a Cornaredo il pubblico è davvero scarso.
Sono tante le componenti che hanno allontanato gli spettatori dallo stadio bianconero. Le vicende societarie del passato, la TV, il pubblico che non si identifica più nei giocatori, la maggior parte dei quali sono stranieri o della Svizzera Interna. Del resto, vediamo la rosa dell’attuale prima squadra: a parte Mattia Bottani, quanti sono i ticinesi presenti?


Che ne pensa di Mattia Bottani ?
Bel giocatore, abile, tecnico, geniale. Purtroppo però quando arriva dalle parti della parte avversaria, diventa un giocatore normale. Peccato, perchè con maggior cattiveria e freddezza addosso Mattia si sarebbe guadagnato palcoscenici ben diversi da quello svizzero...


Tornando ai calciatori ticinesi.
Le faccio un esempio: nel Lugano che vinse la Coppa Svizzera nel 1968, in campo c’erano Prosperi, Indemini, Coduri, il sottoscritto, Chiesa, Simonetti, Gottardi, tanto per citarne alcuni, cresciuti nel vivaio locale o in società della periferia luganese.


Quindi?
Purtroppo sono cambiati i tempi e le società hanno nuove filosofie. Prendiamo il Lugano: con la gestiore Mansueto si prelevano giocatori dal Nordamerica per formarli e lanciarli in Ticino. Una sorta di farm team, insomma.


Le piace Mattia Croci Torti?
Sa il fatto suo, è uno che conosce bene il calcio e si vede. E poi, come si dice in gergo, è uno dei nostri… 


Che ne pensa del presidente Philippe Regazzoni e del fatto che non parli l’italiano?
Non sarà un presidente esecutivo e quindi possiamo dire che conterà poco o nulla. Che poi non parli l’italiano, beh, mi sorprende sino ad un certo punto. Come detto i tempi sono cambiati, il modo di condurre le società di riflesso. Certo, un dirigente ticinese non mi sarebbe dispiaciuto. Aspettiamo comunque a giudicare il nuovo gruppo: ha appena iniziato, diamogli fiducia. Fra qualche mese potremo capirne di più e fare commenti più esaustivi.


Capitolo Super League: lo Zurigo è tornato a dominare.
In fondo non mi dispiace. Dopo gli anni del Basilea e poi quelli dello Young Boys, cambiare non fa certo male: c’era il rischio che la gente si stancasse. E poi quel Marchesano mi piace tanto: anche se arriva da Bellinzona (ride, ndr), è un ottimo giocatore. Bella visione di gioco, gran tiro e abilità negli inserimenti. Sono contento per lui.


Lugano-Basilea di oggi, Lugano-Basilea di ieri. Differenze.
Non si possono fare paragoni. Epoche e tempi diversi, calcio totalmente cambiato, oggi più atletico e meno tecnico; però è innegabile che negli anni d’oro del Grande Lugano questa partita era un vero e proprio classico. Tanto pubblico, tanta adrenalina, molte sfide al cardiopalma che valevano titoli e Coppe. Oggi, ahinoi, c’è in palio solo il terzo o il quarto posto. Che tristezza!


Si parlava prima di stadi pieni.
La semifinale del 1967 di Coppa Svizzera, le partite per il primato in campionato, affluenze da capogiro. Tanto al San Giacomo quanto a Cornaredo. Quando arrivavano i renani a Lugano era una autentica bolgia. Dalla città renana calavano anche cinque o seimila tifosi. Uno spettacolo.


E non mancavano duelli serrati.
Con Odermatt proprio non mi prendevo. Lui ha sempre avuto dei pregiudizi sulla nostra squadra. Forse non gli piacevano i ticinesi. Durante le partite i nostri non furono duelli propriamente corretti. Odermatt non mi sopportava e non faceva nulla per nasconderlo.


Anche in Nazionale.
Una certa volta avrei dovuto partire titolare. Se non sbaglio contro il Portogallo di Eusebio. Il basilese fece pressione sul commissario tecnico Ballabio affinchè mi escludesse! E così accadde...


Ha ancora contatti con i vecchi compagni bianconeri?
Ci si incontra due o tre volte all’anno al golf di Magliaso per delle rimpatriate. Giornate ideate e volute da Tullio Calloni, presidente appena scomparso e che ricordo con tanto affetto. Il tempo passa ma la voglia di vedere gli ex colleghi degli anni d’oro rimane intatta.


Un auspicio, per concludere.
Che il Lugano torni a vincere la Coppa!

MAURO ANTONINI

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