Ma cos’è successo esattamente la sera del 28 settembre del 2008? Tanto per cominciare quella è una data storica: è la prima volta che si corre in notturna. Un’invenzione di Bernie Ecclestone che, pur di rilanciare un evento che comincia a perdere tifosi, tira fuori dal cassetto idee piuttosto balzane. Se poi ci si mettono i soldi di paesi senza tradizione automobilistica, beh, allora il quadro è davvero completo. Così va il mondo, comanda il business. Alla gara sono particolarmente interessati il ferrarista Felipe Massa e Lewis Hamilton, giovane promessa della McLaren. I due sono in lotta per il titolo. Prima del Gran Premio asiatico il brasiliano aveva vinto cinque gare, una in più del pilota inglese.
Un circuito pericoloso
Singapore è un circuito cittadino tortuoso e pure pericoloso. Basta un minimo errore e la Safety Car è in pista a cambiare il destino della contesa. Massa non può permettersi passi falsi e attacca subito, portandosi al comando. Alle sue spalle scalpitano Hamilton e il campione del mondo in carica Räikkönen (Ferrari). Già alla seconda curva avviene un mezzo disastro. Robert Kubica ed Heikki Kovalainen si toccano. Nelle retrovie si lotta con il coltello fra i denti. Al quindicesimo giro ecco il patatrac: la Renault di Piquet, dopo aver rimbalzato sul muro della Raffles Avenue, finisce in testacoda e sbatte contro le protezioni. E così entra in scena, per altro attesa, la Safety Car. Tutto da rifare. Da notare che alla vigilia della prova, Fernando Alonso, partito dalla quindicesima posizione, aveva ammesso che per salire sul podio avrebbe avuto bisogno della macchina
della giuria. Un caso? A quel punto lo spagnolo anticipa tutti e rientra ai box, seguito dalle Red Bull di Webber e Coulthard. Poi iniziano anche i pitstop dei piloti che stanno dominando la scena: Massa, Hamilton e Räikkönen. Ma il finlandese trascina con sé la pompa della benzina, ancora agganciata alla monoposto, spargendo carburante sulla pit-lane. Nella confusione del cambio gomme si ferisce un meccanico della Ferrari. Ma non solo: Massa è costretto a fermarsi all’uscita perché il bocchettone con tutto il tubo della benzina non si è staccato dalla sua vettura. Ci pensano i meccanici a toglierlo dai pasticci. Quanto riparte è tristemente ultimo mentre Räikkönen poco davanti. Insomma: la Ferrari fa autogol e ad approfittarne inizialmente è Rosberg, che ora è primo davanti a Trulli e Fisichella: poi Kubica, Alonso, Webber, Coulthard, Hamilton, Vettel e Glock. Non è finita, perché negli ultimi venti giri ne succedono di tutti i colori. Inizia infatti il festival dei ritiri e alla fine del Gran Premio Alonso si ritrova inaspettatamente vincitore davanti a Rosberg e Hamilton, che fa un ottimo affare in ottica campionato.
Esplode la bomba
Un mese dopo proprio nella sua São Paulo, Massa si vedrà scippare il titolo dal britannico nel giro conclusivo, mentre sul circuito si abbattè un vero e proprio uragano. La stagione va insomma in archivio. A nessuno viene più in mente del testacoda di Piquet junior a Singapore. Ma nel 2009 esplode la bomba: il brasiliano viene infatti licenziato da Briatore per i risultati scarsi raggiunti e lui, bontà sua, dichiara di essere stato costretto dal team manager a cozzare contro il muro per far entrare la Safety Car e favorire Alonso che aveva fatto rifornimento poco prima. Apriti cielo: la FIA apre un’inchiesta sia su Flavio Briatore che Pat Symonds, ingegnere della Renault. Per evitare imbarazzi alla casa francese i due rassegnano le dimissioni. Poi arriva la mazzata: radiazione a vita per Briatore, squalifica per 5 anni per Symonds, due anni con la condizionale per la Renault, nessuna sanzione per Alonso e Piquet. Ma nel 2010 un tribunale di Parigi annulla la squaifica a vita di Briatore ritenendo irregolare il procedimento adottato dalla federazione internazionale. Il figlio del grande Piquet non cambia però la sua versione dei fatti e tira in ballo Alonso. Lo spagnolo sapeva tutto, avverte il brasileiro che dà pure del mafioso al suo ex datore di lavoro (Briatore). Per la formula 1 è una pagina di cui vergognarsi. Su questo non ci piove.
JACK PRAN