Sport, 26 dicembre 2021

“Da ragazzo mi comportavo in modo impossibile. E quella volta che Mirka si dimenticò ..."

Il renano ha rilasciato un’intervista interessante al “Blick”: “Finale perfetto? Per me non esiste”

BASILEA – Quest’anno è sceso in campo soltanto 13 volte e l’ultima risale al 7 luglio quando salutò Wimbledon ai quarti di finale, fermato da Hurkacz. Per poterlo riammirare dovremo, quasi sicuramente, attendere la prossima estate, ma in ogni caso Roger Federer resta uno degli emblemi, non solo del tennis, ma della nostra Svizzera.
 
 
Il renano ha rilasciato un’intervista interessante al “Blick”, nella quale è tornato a parlare della sua gioventù. “Ero sempre triste dopo una sconfitta, a volte piagnucolavo fino a casa a Basilea. Non importa quanto duramente mi parlassero i miei genitori, niente mi avrebbe aiutato. Ripensandoci allora ero un po’ pazzo. Ero un ragazzo vivace, mi piaceva mostrare le mie emozioni, ma gli scoppi di rabbia si sono verificati solo sul campo da tennis: la mia famiglia, i miei amici mi hanno detto che mi stavo comportando in modo impossibile. Mi dicevano di non essere così stupido o che c’erano anche altri che sapevano giocare bene”.
 
 
Roger ha sempre creduto in sé, dunque, conscio delle sue qualità, che lo hanno portato a diventare professionista a 24 anni. “Lo sapevo che non potevo e non volevo più comportarmi come prima, sto parlando della mia negatività di base. Questo lamento costante, questo piagnisteo doveva finire perché in questo modo di partite ne vinci poche e di tornei, ancora meno. Sapevo che dovevo fare un cambiamento interiore. Ho imparato un trucco per ignorare un punto andato male: quello dell’asciugamano. Certi bambini hanno una coperta soffice, altri un orsetto, il mio allenatore disse che avevo bisogno di qualcosa
del genere che mi aiutasse a ritirarmi nel mio mondo per un breve momento. Mi disse che potevo emozionarmi per tre secondo e dopo dovevo correre subito verso il mio asciugamano. Quello era il momento tutto per me. Semplice ma efficace, è diventato un rito. Perdo un punto: prendo l’asciugamano. In seguito mi è servito anche la sudorazione”, ha spiegato ridendo.
 
 
Ad aiutarlo a trovare la retta via ci ha pensato Mirka, conosciuta nel 2000, la cui carriera tennistica è stata decisamente diversa. “Aveva un infortunio al piede. In quel momento le ho detto che avrebbe dovuto smettere per non stressarlo. Gliel’ho detto come se fosse la decisione più semplice del mondo… a volte mi chiedo se fossi pazzo. Io gioco ancora tornei a 40 anni e trovo difficile smettere”.
 
 
Il sostegno di Mirka è ancora fondamentale per Federer, lei sempre presente sugli spalti, anche se… “Una volta è successo che mi ha chiamato durante una partita. Si era dimenticata che stessi giocando. Questo è esattamente quello che mi piace di lei, è il suo fascino. Se segue il tennis, allora c’è dentro, ma quando è fuori può staccare senza problemi”.
 
 
Roger ha risposto anche alla domanda relativa al finale di carriera perfetto. “Per me non esiste, ma vorrei poter scegliere io il momento: saprò quando quel momento sarà arrivato. Non ho paura del tempo dopo la mia carriera, sarà una transizione graduale. Mirka e io abbiamo gestito bene l’equilibrio quotidiano tra tennis, famiglia e amici: questo mi rende orgoglioso”.

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