Sport, 16 novembre 2021

Tony Adams, la leggenda del calciatore bevitore

Il capitano dell’Arsenal: coraggioso, dedicato e tenace ma schiavo dell’alcool

Storie maledette si occupa dei drammi, delle tragedie e dei momenti tristi del mondo dello sport (recente o passato): per non dimenticare eroi, protagonisti e anche figure che in pochi conoscono e sono stati segnati da un destino fatale o da un declino irriversibile. Dopo le puntate dedicate ai fratelli fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez, sfortunati campioni di automobilismo morti in pista e Moacir Barbosa, simbolo della più grande tragedia calcistica brasiliana del calcio, oggi parliamo di Tony Adams,leggendario difensore dell'Arsenal e della nazionale inglese che per anni è stato schiavo dell'alcool, che ne ha condizionato la carriera di calciatore.


Tony Adams, l'uomo che seppe dribblare il proprio dramma e tornare alla vita. Al contrario di altri grandi protagonisti della storia del calcio contemporaneo (due esempi su tutti: Garrincha e Maradona), il lungagnone difensore inglese, idolo e simbolo dei tifosi dell’Arsenal - unica squadra di cui ha vestito la maglia in tutta la sua carriera – è riuscito ad uscire dal tunnel del vizio nel quale si era infilato già da ragazzo. Nato in un quartiere popolare di Londra, figlio di gente povera come tutti i suoi compagni di scuola e di giochi, il futuro difensore della nazionale inglese ha sviluppato sin da adolescente una forte inclinazione depressiva che i genitori, occupati e indaffarati a portare a casa la paga, non riuscirono ad evitargli. “Mi sentivo debole e a disagio”disse durate una lunga intervista concessa alla BBC subito dopo il suo ritiro dalla competizione. Quello stato depressivo lo seguirà sino al termine della carriera.


Timido, introverso, perennemente a disagio anche con le ragazzine della sua età, si è rifugiato nel calcio, grazie a suo padre Alex, fondatore del Dagenham United, una squadra di periferia e nella quale si iscrivevano i figli del popolo. Adams junior aveva un fisico ben diverso dai suoi compagni: era alto, forte e possente. Nonostante ciò, malgrado quei vantaggi che madre natura gli aveva dato, cominciò ben presto ad attaccarsi alla bottiglia combinando un sacco di guai. Per fortuna sua un osservatore dell’Arsenal gli impedì di diventare un teppista e nel 1980 lo portò ai Gunners.


L’ inizio di una storia leggendaria. Il gigante di Londra fece capire subito di che pasta era fatto: concentrato, duro
ma non cattivo, trascinatore in campo ma, purtroppo, timido, nervoso e fragile fuori. E puntualmente affogava i suoi dispiaceri nell’alcool. Nel 1988, a soli 22 anni, arrivò comunque il primo titolo inglese: Arsenal primo davanti al Liverpool e grazie alla differenzareti! Una beffa per i Reds. Ma intanto dentro di lui il male avanzava lentamente ma inesorabilmente. Disse, una certra volta:“Essere considerato il più grande bevitore di Guinness del mio pub era diventato più importante che vincere trofei come capitano dell’Arsenal”.


Nel 1990 fu vicinissimo al tracollo: venne eslcuso per motivi disciplinari dalla rosa della nazionale inglese per i Mondiali italiani e si rese protagonista di un grave incidente della circolazione che avrebbe potuto avere tragiche conseguenze. Adams finì in carcere, e scontò una pena di 4 mesi insieme agli altri detenuti. Quando uscì sposò Jane Shea, una donna con i suoi stessi problemi alcolici. Ma durò poco e alla fine i due si lasciarono.


“Ho giocato diverse partite in cui ero ancora ubriaco o con i postumi di una forte sbronza. Una volta addirittura contro lo Sheffield United arrivai ancora sotto i fumi dell’alcol. Nello spogliatoio prima della partita continuavo a scherzare, a fare battute e a ridere come un idiota. Se ne accorsero tutti i miei compagni. Andai in campo, vincemmo la partita, segnai un gol di testa e fui eletto miglior giocatore del match. Questo a quei tempi mi confuse ancora di più. Pensavo davvero di potermi permettere tutto”. Ma in realtà il difensore gigante capì che la fine era dietro l’angolo: e allora entrò in azione il suo allenatore, Arsene Wenger. Costui avrà infatti un ruolo fondamentale per il suo recupero. Dopo aver frequentato gli alcolisti anonimi, Adams riuscirà infatti a disintossicarsi completamente. Un cambio di passo di 360 gradi, un fatto sensazionale per un atleta che frequentava il mondo (perverso) del calcio professionistico. Come dirà anche il suo ex compagno di squadra Paul Merson, pure lui finito nel tunnel del vizio.


“Non ho mai visto un uomo cambiare così radicalmente come ha fatto Tony. Per farlo devi essere speciale. E lui è un uomo speciale”.

JACK PRAN

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