Sport, 14 novembre 2021

“Non ne aveva più voglia. Senza di lui un grande vuoto”

Oggi Valentino Rossi chiude la carriera. Ne parliamo con il suo scopritore Carlo Pernat

VALENCIA (Spagna) - Carlo Pernat: a Valencia si chiude un'era leggendaria. Valentino Rossi saluta tutti. Stop. Chiuso.
Non ne aveva più voglia. Anche se, diciamolo pure, ha continuato a correre con passione e vivacità, consapevole che difficilmente avrebbe potuto vincere ancora. Troppo inferiore la sua moto. La sensazione è che si chiude una bellissima e lunga stagione, costruita col sorriso, la simpatia, la furbizia e tanti ma tanti successi. Valentino ha avuto un pregio che nessun altro pilota ha mai avuto, nemmeno Giacomo Agostini: ha fatto avvicinare alle competizioni motoristiche gente a cui non importava nulla della 125, della 250 piuttosto che della 500.


Di ogni età e genere.
Esatto. Donne, bambini, anziani, tutti: perché Rossi è stato un mago della comunicazione, un ragazzouomo, il figlio che tutte le mamme avrebbero voluto avere. Con la sua uscita di scena, che comunque non sarà traumatica perché attesa da tempo e in fondo anche sollecitata dai suoi fans che erano stanchi di vederlo arrancare nelle posizioni di centro-bassa classifica, ci sarà un grande vuoto. Colmabile soltanto se un giorno, ma la vedo dura, nel Circus apparirà un altro profeta come lui.


In realtà nelle ultime stagioni Valentino ha dovuto accontentarsi di piazzamenti onorevoli.
Nelle moto, come nelle auto da competizione, il mezzo è diventato fondamentale rispetto al passato. Con la nuova tecnologia è praticamente impossibile che un campione possa vincere se guida una vettura inferiore. Poteva accadere negli Anni Sessanta, ma non adesso. Nonostante ciò Vale è sempre rimasto nel cuore della gente e i suoi cosiddetti piazzamenti onorevolinon hanno scalfito la sua immagine di numero 1…


Fu proprio lei a scoprirlo.
Beh, diciamo che papà Graziano Rossi cominciò a tempestarmi di chiamate: vieni a vedere mio figlio; ti piacerà, ha dei numeri, è pazzo. Detta da un altro pazzo, la cosa mi colpì e allora mi recai a Misano dove si disputava una gara del campionato italiano. Se non sbaglio nel 1995. Quando lo vidi in azione capii subito che si trattava di un fenomeno: sorpassi azzardati e riusciti, frenate pazzesche senza ritegno, duelli corpo a corpo da veterano. Insomma: per me quel ragazzino vivace e ciarliero poteva diventare una stella.


Già un fuoriclasse.
Non smetteva mai di parlare. Ai box si informava su tutto, parlava con i meccanici, i tecnici, si prendeva simpaticamente gioco di loro. Era un curioso nato. Una dote da non poco che dimostrava anche la sua grande intelligenza.


Poi venne la prima vittoria, a Brno
Che festa, quella volta. Siamo nel 1996 e Valentino gareggia per la Aprilia. Ricordo che non si fece prendere dal panico e quando passò al comando gestì alla grande la posizione. Come uno che aveva già corso cento gran premi. Incredibile.


Poi salì di categoria e cominciò a pestare i piedi ai migliori.
Prima di arrivare nella 500, poi diventata MotoGP, diventò campione del mondo della 125 e della 250. In Italia era diventato
un idolo: e i mass media, che ne capirono le potenzialità anche mediatiche, cominciarono a dargli spazio. Non solo calcio o Ferrari, ora c'era anche Valentino Rossi. Per il motociclismo fu manna caduta dal cielo: grazie a lui arrivarono con gli anni nuovi sponsor e contratti vantaggiosi. Nel frattempo, però, cominciò a trovare rivali che non sopportavano il suo successo, dentro e fuori pista. Uno su tutti Max Biaggi.


Una rivalità che fece la storia del motociclismo moderno.
Max era il contrario di Rossi. Carattere decisamente meno aperto e burlone,non aveva preso bene i successi del nuovo astro nascente italiano. Fra i due nacque una...sana
antipatia, che si trascinò per tanti anni. Ora, tuttavia, credo che le cose siano cambiate, il tempo del resto cura le ferite.


Valentino ogni tanto faceva delle richieste strane.
Se non sbaglio era il 1997 e mi chiese di portargli Claudia Schiffer al Mugello perché si parlava solo della storia tra Max Biaggi e Naomi Campbell. Voleva sorprendere. Ma la bellissima modella tedesca voleva troppi soldi e Beggio non voleva pagare: allora Rossi con 10 mila lire comprò una bambola gonfiabile e dopo la vittoria se la portò in giro per la pista sbeffeggiando Max. Lui aveva la capacità di inventarsi sempre qualcosa e questo piaceva alla gente.


Chi sono stati gli avversari più tosti per Vale?
Oltre a Biaggi direi Stoner, Lorenzo e Gibernau. In particolare aveva grande rispetto per Casey, contro il quale ha inscenato duelli epici, una vera e propria libidine per gli appassionati delle due ruote. Ne ricordo uno a Laguna Seca nel 2008, con quei continui sorpassi in zona Cavatappi. A lui non piaceva perdere, ovvio, ma quando finiva secondo dopo un duello duro ma leale, non se ne doleva mai.


Marc Marquez è stato il suo erede?
Forse lo spagnolo avrebbe potuto esserlo, ma ha rovinato tutto con quella sciocchezza nel 2015 in Malesia. Se lo avesse lasciato in pace Valentino lo avrebbe supportato nei confronti dei tifosi. L’unico che secondo me avrebbe potuto avvicinarsi a Rossi, era Marco Simoncelli. Un pilota vero, simpatico, un lottatore, determinato e coraggioso.


Già, Marco Simoncelli.
La morte di Marco, provocato in modo del tutto involontario da Rossi ed Edwards, fu un duro colpo per il Dottore che per alcuni mesi non si fece più vedere in giro. Non andò nemmeno a casa dei Simoncelli, forse per paura della loro reazione, non lo so, o forse perché per lui non era ancora il momento. Di certo Valentino ha sofferto moltissimo per questa tragica fatalità. E sono convinto che quel maledetto giorno del 2011 abbia anche pensato di ritirarsi. Cosa che non fece: aveva ancora voglia di correre e mettersi in discussione.


Per finire: cosa farà in futuro Rossi?
Andrà qualche volta alle gare, perché ha una scuderia sua, ma nei suoi programmi ci sono le competizioni automobilistiche. Non i rally ma le corse per vetture turismo. Di più non posso dire. Lasciamoci stupire.

M.A.

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