Sport, 15 giugno 2021

Lucas Bächtold: “Più piscine per stimolare il movimento”

Faccia a faccia con uno dei personaggi di maggior spicco degli sport natatori

LUGANO - Una vita praticamente a contatto con l’acqua. Lucas Bächtold è innegabilmente uno dei personaggi di maggior spicco degli sport praticati in piscina. Nella Pallanuoto Lugano ha giocato per la bellezza di 21 stagioni in Lega Nazionale A (i primi passi a 14 anni e l’esordio nella massima divisione a 17) prima di assumere il ruolo di presidente del club per 18 anni. Attualmente è membro di comitato e responsabile del settore Scuola Nuoto del sodalizio del Ceresio. Ma non è tutto. Da 10 anni dirige la Federazione ticinese, senza dimenticare che per diverse stagioni è stato arbitro apprezzato in tutte le categorie. Ora riveste pure la carica di direttore di Swiss Aquatics Water Polo.


A livello professionale, poi, Lucas dirigente dell’AIL, azienda che si occupa di distribuire elettricità, gas, calore e , appunto, acqua.


Nei giorni scorsi lo abbiamo incontrato per una chiacchierata sul livello e lo stato di salute di tutte le discipline natatorie che lo vedono coinvolto.


Cosa l’ha spinto, dopo una vita dedicata alla pallanuoto (complessivamente 41 anni, mica noccioline) ad accettare la guida della Federazione ticinese?
Ci sono capitato quasi per caso. Devo dire che ricoprivo già il ruolo di vice presidente, fino al momento in cui c’è stato il fattaccio relativo ad abusi su minori che ha visto implicato l’allora presidente e allenatore di un club sopracenerino poi radiato dalla nostra federazione.


Episodio che ha scosso non poco tutto il movimento: a lei è toccato quindi il non facile ruolo di ridare credibilità allo sport natatorio in generale.
Dapprima sono entrato ad interim con la funzione di presidente, ma grazie alla buona collaborazione di tutto il comitato cantonale ho potuto continuare nella mia missione dopo la ratifica della nomina durante l’assemblea annuale. Certo, occorreva fare alcune modifiche strutturali e procedurali per assicurare che tutto il movimento fosse basato su solide certezze e garantire lo sviluppo degli sport acquatici in piscina. Tutti mi hanno dato fiducia e questo ha portato grandi benefici al movimentocantonale.


Una sorta di ripartenza.
Siamo davvero orgogliosi del fatto che dopo quella brutta storia, tutti si sono chinati seriamente sul tema per applicare quelle regole organizzative e di sorveglianza necessarie. Abbiamo voluto creare un efficientissimo lavoro di filtro per impedire che tali abusi si ripetessero.


Con la collaborazione di specialisti.
Persone molto competenti che ci hanno spiegato il fenomeno della pedofilia e come combatterlo alla radice. Se si riesce a capire le modalità di azione di un pedofilo, è più facile gestire e annullare preventivamente ogni pericolo. Importante è fare tesoro di questa storia, che – non dimentichiamolo – quando è venuta a galla si era scoperto che gli abusi erano presenti da oltre 15 anni.


Cambiamo argomento: come sta il movimento, dopo che il Covid, ad un certo punto, ha letteralmente bloccato ogni attività sportiva?
/> L’anno scorso, durante il lockdown e fino al 20 giugno 2020, gli impiantierano tutti chiusi, i tecnici di tutti i club hanno quindi programmatoallenamenti a secco e online. Una situazione dura, proprio per il
fatto che si era fuori dall’elemento più indispensabile, ossia l’acqua. Successivamente è arrivata l’estate, periodo in cui si è ripreso gradualmente l’attività. Il secondo stop agonistico provocato dal ritorno del virus, ha costretto in parte a rivedere certi programmi di allenamento, soprattutto per gli atleti che per le limitazioni imposte a livello federale non avevano più la possibilità di allenarsi. In questo periodo ci sono stati diversi nuotatori che hanno deciso di smettere con le attività. Poi con la ripresa degli allenamenti e successivamente delle competizioni, ci si è dovuti adattare ai sistemi di sicurezza per evitare il contagio del virus. Nella pallanuoto il controllo del Covid è più facile perché per una partita in piscina il numero complessivo degli atleti presenti è per esempio inferiore rispetto a un meeting di nuoto dove il numero di atleti è maggiore e chiede dunque delle disposizioni organizzative di tutt’altra dimensione.


Lugano e Bissone poi il vuoto 

Parliamo ora della pallanuoto. In Ticino ci sono soltanto due società (Lugano e Bissone). Come mai nel cantone non si riesce ad allargare gli interessi?
Il problema è soprattutto per la mancanza di piscine, quelle attualmente esistenti sono già interamente occupate dalle società natatorie. In poche parole, manca l’acqua per provare a cambiare rotta. La Lugano Aquatics può ritenersi fortunata perché ha una piscina olimpionica da 50 metri, più una piscina 25 metri per 12. Specialmente in inverno l’impianto del Lido di Lugano è un ambiente ideale con la copertura del pallone pressostatico. Nelle altre piscine del Cantone, la dimensione degli impianti, per la maggior parte è piccola e quindi spesso non c’è nemmeno l’omologazione per le gare.


Quindi?
Da qualche anno sto lanciando un messaggio politico affinché si cambi questa situazione, vedremo se alla fine chi di dovere saprà recepire il nostro desiderio. L’ente pubblico deve assolutamente fare degli sforzi maggiori per investire sulle infrastrutture.


Il Lugano ha davvero cambiato volto con l’ammodernamento ed i lavori di ampiamento delle piscine.
Per questo motivo, dai 300 atleti prima del 2000, abbiamo visto un effetto positivo sul movimento del club, che è aumentato notevolmente fino a raggiungere oggi 1800-2000 atleti all’anno in totale. Le piscine dovrebbero diventare una sorta di stadio per far sì che durante le gare accorra un numero maggiore di appassionati. Sono convinto che il coinvolgimento delle federazioni sportive nella progettazione di queste strutture permetterebbe la realizzazione di impianti idonei per i club senza dover spendere di più in investimenti.
 

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