I Mondiali messicani sono alle spalle. In Germania, tuttavia, è ancora vivo il ricordo della dolorosa sconfitta patita contro l’Italia in quella che è stata definita, a ragione o a torto, la partita del secolo scorso. I tedeschi non hanno ancora digerito il 4-3 dello stadio Azteca e si preparano nel migliore dei modi per gli Europei del 1972, la cui fase finale (a quattro, come nelle edizioni precedenti) si disputa in Belgio, paese di ciclismo con forti inclinazioni calcistiche. Al via ci sono tutte le migliori del Continente: stavolta non ci sono defezioni e la rassegna alla fine si rivela di alta qualità, grazie soprattutto alla Germania di Helmuth Schön, che dirige un gruppo ricco di talento e fantasia e contro cui nemmeno l’Unione Sovietica, sempre presente alle fasi finali, riesce ad opporsi validamente. È una Germania, detto per inciso, che coniuga perfettamente l’aspetto tecnico all’aspetto fisico. Alla classe del grande Franz Beckebauer si aggiunge la devastante concretezza del bomber Gerd Müller e la sapiente regia di Günter Netzer, che delizia le platee con i suoi tocchi armonici e ed una visione di gioco eccelsa. Queste doti ne fanno un vero e proprio leader. La sua esplosione è favorita anche dall’infortunio di un altro genio del centrocampo, Wolfgang Overath, che per la fase finale non può essere impiegato. Il dualismo fra i due, comunque, provocherà non pochi problemi alla Germania (ne parliamo sotto).
Comunque: ai quarti di finale approdano il Belgio (allora anche la nazionale organizzatrice della fase decisiva passava per le forche caudine dei gironi), l’Ungheria, la Romania, l’Inghilterra (a spese della Svizzera), la solita Unione Sovietica, l’Italia, la Jugoslavia e, appunto, la Germania. Gli azzurri sono però in declino: il “ gruppo” messicano si sta sfaldando fra mille polemiche. Fuori l’Olanda dell’astro nascente Johann Cruyff, che non è ancora losquadrone che nel 1974 incanterà il mondo con il suo calcio totale. Nei quarti c’è un Inghilterra-Germaniache promette scintille. I teutonici non sbagliano nulla e vanno a vincere a Wembley con un perentorio 31.
Comunque: ai quarti di finale approdano il Belgio (allora anche la nazionale organizzatrice della fase decisiva passava per le forche caudine dei gironi), l’Ungheria, la Romania, l’Inghilterra (a spese della Svizzera), la solita Unione Sovietica, l’Italia, la Jugoslavia e, appunto, la Germania. Gli azzurri sono però in declino: il “ gruppo” messicano si sta sfaldando fra mille polemiche. Fuori l’Olanda dell’astro nascente Johann Cruyff, che non è ancora losquadrone che nel 1974 incanterà il mondo con il suo calcio totale. Nei quarti c’è un Inghilterra-Germaniache promette scintille. I teutonici non sbagliano nulla e vanno a vincere a Wembley con un perentorio 31.
Al ritorno si accontentano dello 0-0. Avanti anche il Belgio, che mette sotto un’Italia ormai allo sbando,l’Ungheria (che fa fuori la Romania grazie alle reti segnate in trasfertache valgono doppio) e l’Unione Sovietica chenon dà scampo all’altalenante Jugoslavia, finalista nel 1968.
I tedeschi danno la sensazione di essere i più attrezzati per vincere questo Europeo. L’unico problema è il “divismo” di Netzer, ormai diventato idolo delle folle. Il giocatore, pur tuttavia, gioca nel Mönchengladbach e non nel Bayer Monaco, la squadra faro del campionato teutonico. Questo fatto gli aliena le antipatie della stragrande maggioranza dello spogliatoio. Ma il CT Schön cerca di tenere compatto il gruppo per il bene comune. Detto fatto, in semifinale, la Germania mette sotto i padroni di casa del Belgio. Ad Anversa domina per 70 minuti (2-0) ma nel finale rischia qualcosa, anche se la rete di Polleunis arriva troppo tardi. Per la prima volta nella breve storia degli Europei, i tedeschi sono in finale. La raggiunge l’Unione Sovietica che con un gioco pragmatico e duro supera l’Ungheria (1-0) nel derby dell’Est giocato a Bruxelles.
Contrariamente alle attese, l’atto decisivo non regala troppe emozioni: troppo forte la squadra tedesca, che mette sotto senza tanti complimenti l’URRS, che si basa sul blocco della Dinamo Kiev. Lenta, impacciata e priva di un giocatore in grado di illuminarne la manovra, la squadra di Ponomarev viene travolta in sessanta minuti dalla spettacolare doppietta di Müller e dal gol di Wimmer. Il piano sovietico di annullare il piccolo bomber tedesco va in frantumi perché il difensore preposto alla marcatura e all’annullamento del centravanti (tale Khurtislava) non è in giornata. Alla fine il verdetto è inequivocabile: Germania campione! È solo l’inizio di una fase ricca di gloria e titoli della banda di Helmut Schön, che due anni dopo vincerà anche il titolo mondiale in casa. Müller viene eletto miglior giocatore del torneo continentale, grazie alle sue 4 reti realizzate.
JACK PRAN