Sport, 14 febbraio 2021

“Sento tantissima fiducia. Vorrei lasciare il segno”

Nostra intervista all’attaccante bianconero Asumah Abubakar

LUGANO - Asumah Abubakar è un ragazzo piuttosto timido. Di poche parole, ma estremamente conciso e convinto quando esprime concetti calcistici. Sa benissimo che l’esperienza luganese potrebbe rappresentare la vera svolta della sua carriera, che ha cominciato a decollare da quando ha lasciato l’Olanda per la Svizzera (a Kriens). In terra lucernese ha fatto la differenza. “In Super League però è tutt’altra cosa”, ammonisce il giocatore nato in Ghana e cresciuto in Portogallo. Lui, comunque, alla nuova categoria si è subito abituato, tanto che nelle sue prime cinque partite con la maglia bianconera ha meritato ampiamente la sufficienza. Ha visione di gioco, velocità e vede la porta. Da lui i tifosi e il presidente Renzetti si aspettano le reti che possano portare l’FCL in Europa e magari il più lontano possibile in Coppa Svizzera.

Abubakar, che da bambino stravedeva per Ronaldinho, non promette nulla. Ma assicura. “In campo non mollo mai”. 

Bene. Asumah Abubakar: come giudica il suo primo mese in bianconero?
Tutto sommato positivo - ci dice l’attaccante nato in Ghana - Quando sono arrivato ho sentito tanta aspettativa attorno a me. Sapevo che il Lugano aveva bisogno di un attaccante efficace e concreto e i miei trascorsi a Kriens, dove ho disputato una stagione e mezza a buoni livelli, hanno attirato su di me tanta attenzione. Mai successo negli anni precedenti. La squadra e lo staff tecnico mi hanno accolto benissimo e questa è stata la cosa più importante. Va da sé che il morale è cresciuto di pari passo col rendimento. Credo che sono sulla buona strada. 

Tanta fiducia anche da Mister Jacobacci.
L’allenatore mi ha fatto capire che si aspetta molto da me. Mi aveva fatto seguire e conosceva bene le mie caratteristiche. Ma non mi ha messo pressione sulle spalle. Mi ha detto di stare tranquillo. La sua fiducia e quella dell’ambiente mi hanno colpito: per questo spero di lasciare un segno a Lugano.
Di essere ricordato per aver risposto alle attese con i gol e con il gioco.

Qualcuno dice che lei non sia un vero attaccante. 
Ne ho sentito parlare.In realtà io non so darmi una collocazione precisa. Sono un attaccante? Credo di sì. Ma anche una seconda punta. Posso ricoprire tutti i ruoli offensivi. Non mi tiro mai indietro quando un allenatore mi chiede di adattarmi. A Lugano sono venuto per fare l’attaccante. E questo è.

Dopo l’Olanda e il Kriens ora il Lugano.
Nel Paese dei tulipani ho trovato parecchie difficoltà. Mi sono infortunato e spesso non riuscivo a giocare perché gli allenatori non mi… vedevano. Quando sono arrivato in Svizzera avevo qualche timore: non conoscevo il vostro calcio e, soprattutto, non avevo idea del clima. C’è voluto però poco per adattarmi e grazie al tecnico Bruno Berner sono riuscito a sbloccarmi. E adesso c’è la società ticinese, nella quale voglio compiere un nuovo salto di qualità.

Dopo può arrivare questo Lugano?
Ci sono tante belle individualità, un gruppo solido, uno staff tecnico eccellente e anche amicizia fra i giocatori. Sono rimasto positivamente colpito da questo aspetto. In questo momento mi sento di dire che il Lugano ha nelle corde un piazzamento fra le prime quattro. Quando ero a Kriens ho visto diverse partite dei miei nuovi compagni ed ho sempre pensato che fosse inferiore solo allo Young Boys. Dunque, faccia lei… 

A proposito di Young Boys: oggi ve lo trovate ancora di fronte… 
Nell’ultima sfida diretta abbiamo raccolto davvero poco rispetto a quanto creato. Stavolta dovremo essere piu concreti e cattivi sottoporta. Anche il sottoscritto.

Quante reti si aspetta da lei il presidente Renzetti?
Non ne abbiamo mai parlato (ride, ndr).Il presidente non mi ha messo pressione.

A.M.

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