Gianbattista Toma gravita nel mondo della pallavolo ticinese e svizzera da oltre vent’anni: chi meglio di lui può quindi spiegare il “fenomeno” Volley Lugano femminile, di cui lui è vice presidente e direttore sportivo?
La società del Ceresio, sin da quando è stata fondata nel 1998, ha iniziato a lavorare concentrandosi su un settore giovanile che oggi è ormai diventato il suo fiore all’occhiello (tocca quasi 400 atlete sparse nelle varie categorie). I tre campi di allenamento e le collaborazioni con Vedeggio e Capriasca portano tanta linfa al Lugano, che ha lanciato il “TiSpike” nel minivolley (i bambini e le bambine della prima e seconda elementare vengono messi per la prima volta a contatto con la pallavolo con prove di schiacciate). Altri progetti quali “ Talenti nella vita” e “Anderini Network” (in collaborazione con Modena ed altri club europei) e l’Accademia, servono alle giovani per migliorare considerevolmente il loro bagaglio tecnico e la loro crescita nella vita in generale.
Insomma, di tutto e di più per un Volley Femminile Lugano che è sicuramente tra le migliori società in Svizzera per il suo grande lavoro nel settore formativo e per i risultati ottenuti sul campo dalla prima squadra. E sulle rive del Ceresio la controversa avventura in campo maschile, quella dell’era Enderlin, è stata per fortuna dimenticata.
Signor Toma, il vostro sodalizio è all’avanguardia in campo nazionale.
Siamo effettivamente orgogliosi di quanto stiamo facendo, anche perché permettiamo alle ragazze di vivere una esperienza unica in uno sport sicuramente sano come la pallavolo e di inserirsi al meglio nel tessuto sociale spiegando loro i veri valori comportamentali.
Da oltre un ventennio, come detto, lei vive nel mondo pallavolistico, con esperienze come allenatore a Giubasco e a Lugano appunto, prima di diventare dirigente del club.
È sempre stata la mia passione quella di praticare questo sport e di insegnare le sue basi ai giovani desiderosi di sfondare. È sempre una grande soddisfazione vedere l’atleta assimilare i tuoi concetti e metterli in pratica in modo completo.
Il “TiSpike” è un classico esempio di come voi iniziate il lavoro sin dalla tenera età.
È un modo nuovo per avvicinarsi ad uno sport. I bambini iniziano con la fase più spettacolare, la schiacciata, perché ciò li diverte molto. Poi gradualmente gli esercizi e gli allenamenti, con l’esperienza, diventano più specifici. Abbiamo deciso di chiamare il progetto TiSpike prendendo le prime due lettere che concernono il Ticino e le rimanenti che significano appunto schiacciata. Un’idea nata nel nostro Cantone e come tale definita nella sua essenza. Io ed i miei colleghi abbiamo voluto fortemente questo progetto, imitando certi concetti calcistici e l’idea dell’ex campione italiano Lucchetta.
Il progetto “Anderlini Network” è un altro dei capitoli più importanti concretizzati dal vostro club.
Un’idea indubbiamente interessante che ha come scopo quello di condividere le varie esperienze delle società coinvolte, di creare vari workshop e dei momenti di incontro per sviluppare la pallavolo come sport e vita sociale. Una sorta di campus allargato sicuramente ideale per crescere ed accrescere le proprie conoscente con varie realtà continentali.
Un momento di aggregazione e sinergia totale, solo così si può costruire la vera mentalità per il futuro campione.
Esattamente, questo lavoro, come pure i tre “campus” da noi organizzati alla palestra
La società del Ceresio, sin da quando è stata fondata nel 1998, ha iniziato a lavorare concentrandosi su un settore giovanile che oggi è ormai diventato il suo fiore all’occhiello (tocca quasi 400 atlete sparse nelle varie categorie). I tre campi di allenamento e le collaborazioni con Vedeggio e Capriasca portano tanta linfa al Lugano, che ha lanciato il “TiSpike” nel minivolley (i bambini e le bambine della prima e seconda elementare vengono messi per la prima volta a contatto con la pallavolo con prove di schiacciate). Altri progetti quali “ Talenti nella vita” e “Anderini Network” (in collaborazione con Modena ed altri club europei) e l’Accademia, servono alle giovani per migliorare considerevolmente il loro bagaglio tecnico e la loro crescita nella vita in generale.
Insomma, di tutto e di più per un Volley Femminile Lugano che è sicuramente tra le migliori società in Svizzera per il suo grande lavoro nel settore formativo e per i risultati ottenuti sul campo dalla prima squadra. E sulle rive del Ceresio la controversa avventura in campo maschile, quella dell’era Enderlin, è stata per fortuna dimenticata.
Signor Toma, il vostro sodalizio è all’avanguardia in campo nazionale.
Siamo effettivamente orgogliosi di quanto stiamo facendo, anche perché permettiamo alle ragazze di vivere una esperienza unica in uno sport sicuramente sano come la pallavolo e di inserirsi al meglio nel tessuto sociale spiegando loro i veri valori comportamentali.
Da oltre un ventennio, come detto, lei vive nel mondo pallavolistico, con esperienze come allenatore a Giubasco e a Lugano appunto, prima di diventare dirigente del club.
È sempre stata la mia passione quella di praticare questo sport e di insegnare le sue basi ai giovani desiderosi di sfondare. È sempre una grande soddisfazione vedere l’atleta assimilare i tuoi concetti e metterli in pratica in modo completo.
Il “TiSpike” è un classico esempio di come voi iniziate il lavoro sin dalla tenera età.
È un modo nuovo per avvicinarsi ad uno sport. I bambini iniziano con la fase più spettacolare, la schiacciata, perché ciò li diverte molto. Poi gradualmente gli esercizi e gli allenamenti, con l’esperienza, diventano più specifici. Abbiamo deciso di chiamare il progetto TiSpike prendendo le prime due lettere che concernono il Ticino e le rimanenti che significano appunto schiacciata. Un’idea nata nel nostro Cantone e come tale definita nella sua essenza. Io ed i miei colleghi abbiamo voluto fortemente questo progetto, imitando certi concetti calcistici e l’idea dell’ex campione italiano Lucchetta.
Il progetto “Anderlini Network” è un altro dei capitoli più importanti concretizzati dal vostro club.
Un’idea indubbiamente interessante che ha come scopo quello di condividere le varie esperienze delle società coinvolte, di creare vari workshop e dei momenti di incontro per sviluppare la pallavolo come sport e vita sociale. Una sorta di campus allargato sicuramente ideale per crescere ed accrescere le proprie conoscente con varie realtà continentali.
Un momento di aggregazione e sinergia totale, solo così si può costruire la vera mentalità per il futuro campione.
Esattamente, questo lavoro, come pure i tre “campus” da noi organizzati alla palestra
del Lambertenghi e al Lido di Lugano ed anche altre iniziative, stimolano l’atleta ad integrarsi perfettamente nella nostra filosofia e permettere alle ragazze più talentuose di aprirsi porte importanti in altre società prestigiose, oltre che nella nostra prima squadra di LNA.
Parliamo appunto della vostra squadra e del fatto che sette atlete sono straniere su un roster totale di 14 giocatrici. Non è un controsenso visto che il vostro sodalizio lavora per inserire le giovani ticinesi?
No, perché il livello della LNA è molto alto e quindi occorre irrobustire ila squadra con giocatrici di una certa esperienza. Comunque le nostre straniere sono tutte giovani, per il resto puntiamo sempre alle ragazze indigene che non mancano di certo e che fanno parte della rosa allargata che si batte nella massima serie.
Anche nella pallavolo il Covid 19 ha colpito pesantemente il Lugano, con 4/5 giocatrici contagiate. Da qualche settimana siete in quarantena.
Parliamo appunto della vostra squadra e del fatto che sette atlete sono straniere su un roster totale di 14 giocatrici. Non è un controsenso visto che il vostro sodalizio lavora per inserire le giovani ticinesi?
No, perché il livello della LNA è molto alto e quindi occorre irrobustire ila squadra con giocatrici di una certa esperienza. Comunque le nostre straniere sono tutte giovani, per il resto puntiamo sempre alle ragazze indigene che non mancano di certo e che fanno parte della rosa allargata che si batte nella massima serie.
Anche nella pallavolo il Covid 19 ha colpito pesantemente il Lugano, con 4/5 giocatrici contagiate. Da qualche settimana siete in quarantena.
Purtroppo si poteva evitare. È stata fatale la trasferta contro il Cheseaux. Alla Federazione svizzera noi avevamo espresso dei dubbi sulle nostre avversarie perché eravamo venuti a sapere che in quella squadra c’erano almeno due giocatrici contagiate. Non se n’è fatto nulla, siamo stati costretti a giocare, il giorno dopo abbiamo effettuato dei controlli sul nostro team che hanno purtroppo dato esito “positivo” per alcune ragazze. Quindi siamo dovuti restare al palo per due partite. Ora dovremmo rientrare ma non sappiamo quando. Un incidente che, come detto, si poteva evitare, magari rinviando la partita. Non c’è stata saggezza da parte di chi ha in mano le redini della pallavolo nel nostro paese.
Il fatto che anche voi abbiate dovuto limitare il numero di spettatori al minimo secondo le nuove disposizioni protocollari, vi ha creato delle perdite e quindi con gli aiuti della Confederazione come siete messi?
Abbiamo una media di circa 100 spettatori a partita, in alcuni match di prestigio europeo abbiamo avuto anche il tutto esaurito al Palamondo. Durante le partite di campionato i nostri mancati introiti riguardano la buvette, vedremo cosa decideranno, per ora non abbiamo ricevuto notizie in merito sugli aiuti promessi allo sport.
Dopo Giubiasco e Bellinzona ed in campo maschile la Pallavolo Lugano, in questo sport ora siete solo voi a rappresentare il Ticino nella massima divisione. Una bella responsabilità.
Lo sappiamo perfettamente, per questo motivo cerchiamo di lavorare in modo coscienzioso, per garantirci un solido futuro collaborando con tutte le società, anche con Locarno. Abbiamo un a solida stabilità, un budget di quasi 300'000 franchi per comporre una prima squadra competitiva – che magari possa puntare alla sua seconda apparizione in Europa e ad arrivare in una semifinale di una competizione nazionale – e ad altri 200'000 franchi per sostenere il settore giovanile. Speriamo che in futuro possa arrivare in LNA un’altra squadra ticinese, per rendere ancora più stimolante la crescita delle atlete. Tutte le parti devono essere coinvolte, anche il Mendrisiotto, terra dove la pallavolo ha attecchito a livello giovanile.
Si può dunque essere fiduciosi?
Penso di sì. Se tutti sapranno lavorare in profondità il movimento pallavolistico non potrà far altro che crescere. Noi stiamo facendo sforzi incredibili per permettere alle atlete di maturare esperienze di vitale importanza per la loro carriera sportiva e non solo. Occorre però che questa filosofia faccia breccia anche in altri club, con i quali abbiamo instaurato dei rapporti davvero eccellenti. La pallavolo rossocrociata merita grande attenzione.
G.M.
Il fatto che anche voi abbiate dovuto limitare il numero di spettatori al minimo secondo le nuove disposizioni protocollari, vi ha creato delle perdite e quindi con gli aiuti della Confederazione come siete messi?
Abbiamo una media di circa 100 spettatori a partita, in alcuni match di prestigio europeo abbiamo avuto anche il tutto esaurito al Palamondo. Durante le partite di campionato i nostri mancati introiti riguardano la buvette, vedremo cosa decideranno, per ora non abbiamo ricevuto notizie in merito sugli aiuti promessi allo sport.
Dopo Giubiasco e Bellinzona ed in campo maschile la Pallavolo Lugano, in questo sport ora siete solo voi a rappresentare il Ticino nella massima divisione. Una bella responsabilità.
Lo sappiamo perfettamente, per questo motivo cerchiamo di lavorare in modo coscienzioso, per garantirci un solido futuro collaborando con tutte le società, anche con Locarno. Abbiamo un a solida stabilità, un budget di quasi 300'000 franchi per comporre una prima squadra competitiva – che magari possa puntare alla sua seconda apparizione in Europa e ad arrivare in una semifinale di una competizione nazionale – e ad altri 200'000 franchi per sostenere il settore giovanile. Speriamo che in futuro possa arrivare in LNA un’altra squadra ticinese, per rendere ancora più stimolante la crescita delle atlete. Tutte le parti devono essere coinvolte, anche il Mendrisiotto, terra dove la pallavolo ha attecchito a livello giovanile.
Si può dunque essere fiduciosi?
Penso di sì. Se tutti sapranno lavorare in profondità il movimento pallavolistico non potrà far altro che crescere. Noi stiamo facendo sforzi incredibili per permettere alle atlete di maturare esperienze di vitale importanza per la loro carriera sportiva e non solo. Occorre però che questa filosofia faccia breccia anche in altri club, con i quali abbiamo instaurato dei rapporti davvero eccellenti. La pallavolo rossocrociata merita grande attenzione.
G.M.