Ticino, 26 ottobre 2020

Ticino: "persi 5000 impieghi ma i frontalieri non calano"

*Articolo dal Mattino della Domenica. Di Lorenzo Quadri

Se - come si spera e come c’è motivo di credere - gli ospedali reggeranno l’impatto dello stramaledetto virus cinese, lo stesso non accadrà al mercato del lavoro di questo sfigatissimo Cantone, già devastato dalla libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia.
 

Anche senza la pandemia, da tanto tempo ormai il numero di nuovi posti di lavoro creati annualmente in Ticino è praticamente uguale, se non addirittura inferiore, al numero dei nuovi frontalieri. Questo vuol dire che i posti di lavoro che vengono creati non vanno a beneficio dei ticinesi.
 

A cosa servirà AlpTransit
 

Di conseguenza, i ticinesi (giovani e meno giovani) saranno sempre più costretti ad emigrare. I giovani che studiano Oltregottardo non torneranno più indietro (“fuga di cervelli”). Gli anziani a basso reddito - pensiamo ad esempio ad una coppia dove un coniuge riceve la sola AVS e l’altro, più giovane, perde il lavoro - emigreranno invece verso sud, in Italia o in Spagna, dove i costi della vita sono abbordabili. Da noi non lo sono più. Mentre la popolazione diventa sempre più povera e precaria a causa della devastante libera circolazione, i costi della vita schizzano verso l’alto “grazie” alle scellerate politiche del triciclo: vedi ad esempio i demenziali ecobalzelli appena votati dalla partitocrazia che peseranno sui bilanci delle economie domestiche per migliaia di franchi all’anno (oltretutto per un beneficio climatico pari a zero). AlpTransit alla fine servirà ai ticinesi per fare i pendolari Oltregottardo, visto che in Ticino di lavoro non ne troveranno più.
 

Se qualche genio…

La situazione in questo Cantone era preoccupante anche prima che arrivasse lo stramaledetto virus. Figuriamoci adesso. Se poi qualche genio dovesse pure decretare un secondo lockdown, non osiamo nemmeno immaginare cosa succederebbe.Proprio come previsto, e non serviva il Mago Otelma per formulare simili pronostici, il prezzo della crisi lo pagano i ticinesi, mica i frontalieri. Ed infatti le prime conferme ufficiali in questo senso stanno già arrivando.USTAT: carta canta

E’ passata del tutto inosservata (chissà come mai?) l’ultima edizione della pubblicazione dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT) “Lavoro e reddito: panoramica del tema”, che fa

il punto sulla situazione in Ticino nel secondo trimestre di quest’anno.
 

Cosa si scopre leggendola? Si scopre che, mentre a fine 2019 i posti di lavoro nel nostro Cantone erano 232mila, nel secondo trimestre dell’anno di disgrazia 2020 erano già scesi a 227mila. Quindi5000 impieghi in meno. Il numero dei frontalieri era però rimasto pressochéinvariato. Il che la dice lunga su chi è rimasto a casa per colpa del virus cinese. Lo sconfortante dato - naturalmente ignorato dalla stampa di regime al servizio della partitocrazia eurolecchina è già stato oggetto di un’interrogazione leghista al Consiglio di Stato, primo firmatario Stefano Tonini.
 

Una sola possibilità

E’quindi evidente che urgono delle misure a tutela del lavoro dei ticinesi. Purtroppo la maggioranza dei cittadini svizzeri, cedendo al terrorismo della casta, lo scorso 27 settembre ha respinto l’iniziativa “Per la limitazione”, che avrebbe risolto il problema del soppiantamento di lavoratori ticinesi con frontalieri tramite la reintroduzione della preferenza indigena. A questo punto resta una sola possibilità. Creare in Ticino una “finestra di crisi” per il mercato del lavoro locale. Nel nostro Cantone la libera circolazione delle persone non può venire applicata come negli altri, ma va limitata con regole ad hoc.

Coesione nazionale?

 

Visto che in primavera il governicchio cantonale ha ottenuto dal Consiglio federale la “finestra di crisi” per chiudere anche attività economiche che non era necessario chiudere, adesso che picchi i pugni sul tavolo dei balivi bernesi per portare a casa qualcosa di utile. Del resto, il popolo ticinese ha sempre respinto la libera circolazione. Ad ogniappuntamento con le urne. Compreso quello del 27 settembre. Non si può far finta di nulla, nemmeno a Berna, se si vuole che il federalismo abbia ancora un senso. Visto che i camerieri dell’UE in Consiglio federale in questi tempi si sciacquano la bocca con la coesione nazionale, allora non possono prendere sistematicamente a pesci in faccia un Cantone e la sua popolazione.
 

Un’applicazione differenziata della libera circolazione in Ticino è fondamentale affinché i ticinesi si sentano ancora svizzeri. Troppo facile invocare la coesione nazionale solo quando fa comodo!

*Edizione del 25 ottobre 2020


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