Nuovo appuntamento informativo oggi a Bellinzona, presenti Matteo Cocchi, Capo dello Stato Maggiore Cantonale di Condotta, Giorgio Merlani, Medico cantonale e Francesco Quattrini, Delegato cantonale per le relazioni esterne.
Cocchi: "Lunedì 100 controlli agli esercenti"
"Sono passati quasi tre mesi dall'inizio dell'emergenza sanitaria. Il nostro obiettivo era e rimane garantire cure a tutti e supportare attività strategiche. Un ritorno verso la normalità non significa che quanto messo in atto sinora cessa, anzi, resta e viene adeguato. Bisogna essere pronti ai cambiamenti, monitorando quanto succede. Piano piano si tornerà a un grado di normalità".
"La Polizia, con UIL e Suva, ha fatto diversi controlli, per monitorare le attività economiche che stanno riaprendo. Lunedì ci sono stati oltre 100 controlli negli esercizi pubblici, con verifica delle misure di protezione. La maggior parte del lavoro si è concentrata s sensibilizzazione, consulenza e soluzioni di dettaglio da implementare. Il dialogo con gli esercenti è stato positivo, anzi gli esercenti hanno ringraziato gli agenti per i consigli e per aver chiarito alcuni dubbi. Solo in casi reiterati si punisce".
"Ora abbiamo davanti l'Ascensione, con più gente. Si comunicherà sempre di più mentre la presenza sul territorio dei controlli ci sarà".
"Non sappiamo se si potranno aprire o no i campeggi. Noi guardiamo il tema con interesse, in quanto potrebbe anche arrivare a comportamenti abusivi".
"Abbiamo anche controllato le attività svolte nel tempo libero, in montagna, laghi e fiumi. Durante i mesi estivi dovremo essere coscienti che anche queste attività saranno legate alle nuove distanze da rispettare. Il dialogo sarà la chiave per procedere insieme. Specifici gruppi sono attivi, l'ufficio di contatto è quello di Gioventù e Sport".
"Siamo in una fase delicata, in cui tener alta la guardia ma riguadagnare serenità e mantenere fiducia nelle istituzioni. La situazione è ancora in corso, sia dal punto di vista sanitario e finanziario. I dati recenti appaiono confortanti, ma continuiamo a rispettare le norme!"
"Assembramenti nelle case? Sappiamo che qualcuno organizzerà cene o aperitivi, chiediamo di avere responsabilità. Se si parla poi di una grigliata in 50 persone oltre ai pericoli si rischierebbe che qualcuno chiami la Polizia, creando problemi per cui gli agenti devono dire che alcune cose non sono ancora ideali".
"Questa settimana sono entrati ogni giorno 35mila frontalieri circa. Prima del Covid si parlava di 60-69mila, dunque i passaggi sono aumentati ma sono ancora bassi".
"Tensioni eventuali? Abbiamo interagito tra i vari comandi anche durante la fase di chiusura e non abbiamo avuto aumenti vertiginosi sulla violenza domestica, fortunatamente. Per quanto riguarda l'attività del gruppo prevenzione e negoziati, proprio dei membri di questo gruppi e la psicologa della Polizia lavorano presso lo SMCC, per la hotline. Ci sono delle problematiche sociali, di gente che chiama e ha paura per il suo futuro. Una crisi economica internazionale provocherà problemi di questo tipo, come Polizia e psicologici abbiamo fatto tanto nella cellulare sanitaria. Un po' ci preoccupa la problematica di cosa faranno in nostri giovani alla fine dell'anno scolastico se molte attività saranno sospese: i ragazzi non avranno praticamente nulla da fare e dovremo monitorare il tema. Se ci sono problemi ci sono dei canali, il famoso 117. Stiamo valutando cosa potremmo fare, siamo coscienti della problematica e collegati con gli altri Cantoni, è un tema che ritorna sempre ma che non ha dato segnali negativi".
Quattrini: "Gli ambiti dove siamo stati attivi"
"L'epicentro della crisi è stata la Lombardia, il Ticino lavorando in un periodo in cui gli stati avevano un rapporto di collaborazione bassa si dovuto attivare. Ha dovuto mantenere rapporti fluidi, in particolare con Lombardia e Piemonte, anche col lavoro fatto dalla Regio Insubrica, ma anche con le realtà locali, come sindaci ai due lati della frontiera e alle regioni, oltre che con i sindacati italiani. Dal punto di vista istituzionale con l'Italia, inteso come Stato, i contatti si sono svolti soprattutto con l'Ambiasciata Italiana a Berna e il Consolato a Milano, in più hanno lavorato anche i Prefetti. La questione era quella del supporto da dare al sistema sanitario ticinese, con la presenza dei frontalieri attivi nel sanitario o nella filiera che sostiene lo sforzo in questo settore".
"Sabato 7 marzo c'è stato un momento di tensione, quando è circolata la bozza di decreto Lombardia, che prevedeva la chiusura totale delle frontiere lombarde. Ha provocato reazioni forti, ai lati della frontiera. Il Cantone è intervenuto a Berna e in Italia per impedire che ci fosse una chiusura totale che potesse recare importanti danni al sistema sanitario".
"Con lo scambio di informazioni si cercava di anticipare le tendenze sanitarie, con la curva della vicina Italia, per capire cosa succedeva, e quelle decisionali, sia di Roma che della Lombardia. Nella fretta e nell'urgenza di una situazione nuova ai due lati della frontiera sono state emanate direttive e ordinanze non sempre di facile interpretazione, sia le nostre sia soprattutto quelle italiana, con difficoltà a interpretarle".
"Un terzo aspetto è stato capire le criticità che si sviluppano, in una situazione appunto nuova e complicata, dove bisogna reagire in fretta, esse sono inevitabili. Il Cantone ha potuto svolgere un ruolo di ponte tra Berna e Roma, segnalando alle autorità competenti le preoccupazioni dei due lati della frontiera, dando anche rassicurazioni. Questo ha permesso di mantenere una certa serenità presso il confine ed anche di gestire delle problematiche in modo ottimale".
"Da parte italiana c'era preoccupazione per le misure più lente in Ticino. Poi abbiamo ottenuto la finestra di crisi e ci siamo avvicinati alla situazione italiana, arrivando anche a misure più restrittive. La tensione è scemata con l'avvicinarsi delle misure dalle due parti del confine. Ora in Ticino, in Italia e in Lombardia è in corso la fase 2, con velocità diverse. Uno dei temi è l'apertura dei valichi, ci sono state segnalate lunghe code che l'autorità cantonale ha analizzato, anche se la competenza è federale. Il Ticino non ha nessun interesse a favorire le code, anzi segnalandole ha voluto tutelare il sitema sanitario e impresariale e permettere che i lavoratori frontalieri attivi nei settori strategici potessero arrivare al lavoro in orario e in buone condizioni. Vi sono state delle aperture, ora abbiamo 11 valichi su 16 aperti, per quanto ci concerne la situazione alle dogane è abbastanza fluida".
"L'altra questione menzionata recentemente e che come Cantone abbiamo segnalato è