Ticino, 02 dicembre 2025

Piergiuseppe Vescovi: "Ticino, il lusso dell’immobilismo è finito"

TICINO - Il Cantone non decide più. Ogni rinvio aumenta il peso sui cittadini e indebolisce la competitività
del territorio. La politica ticinese è paralizzata, mentre la spesa pubblica sfugge al controllo e i
problemi si accumulano
 
L’incontro tra Consiglio di Stato e promotori delle iniziative sui premi di cassa malati ha
confermato ciò che era evidente: le decisioni vengono rimandate, nonostante le due misure siano
profondamente diverse. L’iniziativa della Lega, di natura fiscale, introduce la deducibilità integrale
dei premi: è sostenibile, semplice da applicare e capace di offrire un reale sollievo al ceto medio,
che paga integralmente i propri premi e contribuisce, tramite le imposte, ai sussidi destinati ad altri.
L’iniziativa socialista è invece complessa e molto più onerosa; usarla come pretesto per bloccare
anche quella più lineare rivela l’incapacità della classe politica di affrontare una spesa pubblica
ormai fuori controllo.




 
Il quadro finanziario era già critico da anni, ben prima dell’accettazione delle ultime iniziative: a
fine 2024 il capitale proprio cantonale era negativo di –215,9 milioni. L’indebitamento crescente
imponeva interventi strutturali immediati. Invece la spesa pubblica continua a crescere a ritmi
allarmanti e l’amministrazione resta gravata da rigidità e inefficienze, con costi elevati e scarsa
reattività.


Anche il sistema di budgeting va ripensato, imponendo la verifica e la giustificazione di
ogni voce sulla base dei bisogni reali. Serve una revisione organizzativa seria, capace di distinguere
ciò che è essenziale da ciò che può essere razionalizzato. Lo ripetiamo da anni, ben prima che la
crisi diventasse impellente, ma la politica sembra non rendersene conto.

 
Per una riforma efficace occorrono visione, competenza e indipendenza, insieme a una cultura
orientata all’efficienza, alla trasparenza e all’innovazione. Qualità indispensabili nel privato, ma
troppo spesso assenti in un apparato che si è adagiato nella routine istituzionale. Se davvero non si
riesce a trovare il coraggio di decidere, allora si cerchi il sostegno necessario al di fuori delle mura
delle Orsoline.

 
Il tempo dei rinvii è scaduto: basta perdere ulteriore fiato con l’ennesimo tavolo di discussione. Con
una spesa fuori controllo, iniziative sul tavolo e un debito che frena la competitività del Cantone,
l’immobilismo non è più tollerabile. Ignorare la gravità della situazione significa compromettere il
futuro del Ticino.

 
Il ceto medio poi, vera linfa del nostro Cantone, è ormai allo stremo: stipendi più bassi rispetto al
resto della Svizzera, premi di cassa malati nettamente più alti, un carico fiscale più pesante, che
qualcuno pensa anche di rincarare. L’unico sollievo, per ora, rimane il clima – quello meteo. Ma la
pazienza è finita: la misura è colma e questa frustrazione, ormai palpabile, non può più essere
ignorata da chi governa.

 
Piergiuseppe Vescovi
economista

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