Nuovo appuntamento informativo per quanto concerne il Coronavirus, dedicata in particolar modo al tema degli anziani: presenti Raffaele De Rosa, Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, Giorgio Merlani, Medico cantonale, Fabio Maestrini, Direttore Istituti sociali Chiasso e rappresentante ADiCASI, Franco Tanzi, Medico geriatra e coordinatore gruppo di lavoro case anziani SMCC.
De Rosa: "136 decessi in casa anziani, interventi in due strutture"
"Sono trascorsi due mesi dal primo paziente trovato positivo a Covid in Ticino, era il 25 febbraio. Abbiamo fatto squadra, come comunità, per riuscire a togliere vitalità al virus. Ci siamo fermati per schiacciare la curva dei contagi per permettere alle strutture ospedaliere di prendersi cura dei pazienti. La prima ondata è passata, il sistema socio-sanitario ha saputo farvi fronte, mostrando impegno e competenza. Abbiamo chiesto a tutti sacrifici, sapendo di mettervi sotto pressione psicologicamente ed emotivamente".
"È ancora più dura per le persone più fragili e i loro cari. Loro devono affrontare una situazione difficile. Stiamo tenendo tutti duro, mantenere certe distanze è dura. Ci richiede una resilienza che non sapevamo di avere. La solitudine, già troppo presente prima, può ora diventare opprimente, malattie e demenze possono prendere più forza, il morale si abbassa e la salute peggiora".
"136 decessi sono avvenuti in case per anziani, che sono strutture medicalizzate ma soprattutto case, le stanze dei degenti sono la loro casa, coi suoi ricordi. Sono vere case, dove l'ospite arriva in età avanzata e con fragilità. Si tiene conto dei suoi bisogni e della sua personalità per prendersene cura nel miglior modo. Di solito è un luogo aperto, con la vita in comune per gli ospiti, con attività organizzate da personale e volontari che diffondono calore umano, sensibilità e allegria che aiutano gli anziani a migliorare il loro benessere psicofisico. Questo per mantenere e ricostruire una rete sociale che combatta la solitudine e il lasciarsi andare che ne deriva. Permette anche uno scambio con l'esterno, non solo con familiari e conoscenti ma anche con altri, pensiamo alle case anziani dove sono stati aperti gli sportelli spaziali. In questi anni ho imparato a conoscere e apprezzare questo luogo di umanità e attenzione per gli anziani. Gli ospiti non vengono dimenticati ma curati e accuditi come fossero persone care. Il Covid non è in grado, seppur subdolo, di far vacillare l'inclusività della società".
"Nel volgere di pochi giorni la normalità anche degli anziani è stata stravolta. Sappiamo che sono la fascia più a rischio e l'autorità sanitaria si è attivata per limitare i contagi. Vietare le visite, creare reparti Covid, mettere le maschere ha un impatto fortissimo psicologico per gli ospiti, e ne siamo consapevoli. Dobbiamo tutelare loro e chi lavora in questi istituti".
"Il decesso di un ospite in casa anziani è toccante per la famiglia ma coinvolge emotivamente anche gli altri ospiti, i collaboratori e i dirigenti dell'istituto. Quando leggiamo le cifre pensiamo a ciascun malato e alla sua cerchia di affetti con solidarietà e vicinanza. Abbiamo preso a cuore e sul serio la situazione, il Medico Cantonale e ADiCASI stanno danno il maggior sostegno possibile. Su 68 istituti abbiamo 39 case anziani che non hanno mai avuto casi, mentre 29 ne sono state toccate: il supporto è garantito per tutti. L'Ufficio del Medico Cantonale sta monitorando 5 strutture, in 2 ha intimato dei provvedimenti immediati. Sta svolgendo ulteriori verifiche e approfondimenti per capire come mai i numeri sono saliti così tanti e per chiedere chiarezza, necessaria anche per un'esperienza futuro. Ritrovare la normalità è fondamentale anche per gli anziani, le famiglie e i collaboratori. Dobbiamo ragionare su forme di contatto in sicurezza, magari sfruttando i giardini, dove si possono tenere le distanze".
"Esprimo un sentito grazie agli anziani che ci insegnano quanto la vita sia un dono prezioso, quanto la morte vi faccia parte e quanto l'esperienza sia fondamentale. Cito Papa Francesco, che elogiando le persone anziane ha detto che sono una presenza fondamentale, perchè la loro esperienza costituisce un tesoro prezioso fondamentale per guardare al futuro con speranza. La loro saggezza può aiutare i giovani sostenendoli nel cammino verso un futuro migliore".
Merlani: "Virus in alcune case anziani e in altre no? Fortuna"
"Per noi la crisi è cominciata il 22 gennaio, coi primi segnali dalla Cina che i focolai non fossero sotto controllo. Convocammo per il 27 gennaio alcuni professionisti della salute con cui cominciare a discutere la problematica. Tra le altre cose, avevamo fortunatamente avuto l'intuizione di chiedere a tutte le strutture acute e subacute la fornitura di materiale, dandoci un mese di tempo per essere pronti. Il 25 febbraio c'è stato il primo caso, il 27 febbraio c'era stata la prima riunione con ADiCASI. La prima direttiva emessa è stata il 6 marzo, invitava le case per anziani a prestare particolare attenzione al personale, dando l'indicazione sui sintomi sospetti, e a una disciplina rigorosa di visite. Solo tre giorni dopo ho deciso prendere una delle mie decisioni più difficili, il divieto di entrata in casa anziani di parenti ma anche fisioterapisti, volontari eccetera".
"La casa anziani è un luogo di vita, diverso rispetto a un ospedale. L'anziano ha una stanza, dove ha contatti coi suoi vicini di stanza, con altri ospiti, con loro mangia. È un fattore di rischio, le più grandi catene di trasmissione sono all'interno delle case, con scambi e promiscuità. Malgrado le misure messe in atto, il virus è entrato in alcune case. Perchè alcune sì e altre no? Io penso che sia in relazione essenzialmente alla fortuna. In alcune probabilmente quando ancora non c'erano le chiusure, ci sono stati dei casi di persone asintomatiche che hanno contribuito alla diffusione. La fragilità degli anziani ha fatto sì che avvenissero i decessi di cui abbiamo parlato".
"Appena abbiamo avuto i primi casi siamo stati in contatto sempre con le strutture per capire che misure si potevano mettere in atto. Dove c'è stata una particolare diffusione abbiamo creato dei reparti Covid, ovvero una parte dell'istituto fisicamente separato dal resto della casa, con un personale dedicato, come si fa in ospedale. Si è discusso abbastanza dell'idea di poter fare della case Covid e delle case non Covid, i problemi sono stati a nostro avviso superiori alle soluzioni, perchè il rischio che il virus entri è sempre presente e perchè non parliamo di un paziente che va in ospedale, per gli anziani che vivono in casa anziani spostarli sarebbe stato un trauma. Abbiamo introdotto quindi quello che chiamiamo un diario di bordo, dove la casa stessa, prima referente e responsabile della gestione dei residenti, monitora attentamente i casi all'interno della propria struttura. Riceviamo ogni tre giorni da ogni casa quanti ospiti, in quale stanza, di che età, di che sesso, ha mostrato quando e quale sintomo legato al Covid, oltre a stato alterato della coscienza e agitazione. Questo ci ha permesso di avere campanelli d'allarme, quando sono presenti la casa deve chiedersi se non son pazienti da testare. Sappiamo dunque quando sono stati fatti i tamponi, quanti sono i risultati negativi e positivi".
"Da lontano possiamo controllare e verificare, come Ufficio del Medico Cantonale, quanto succede nelle case, che sono le prime a essere interessate a gestire il tutto al meglio. Per esempio, abbiamo recensito 911 persone con sintomi che erano sospetti, 441 positivi al tampone e 361 negativi, 92 non sono stati sottoposti al tampone, perchè erano deceduti prima del risultato o perchè non c'erano tamponi. Così abbiamo seguito da vicino l'evoluzione. Il decesso non è l'unico parametro, per noi è importante capire se la casa riesce a soffocare la diffusione dei casi. A seconda di quel che vediamo accompagniamo le strutture più come responsabili. Quando vediamo che le cose non vanno come devono interveniamo. Abbiamo visitato 14 case, anche per aiutarli a gestire i focolai. Di nuovo, a volte ci capita di dover intervenire come organo di vigilanza e in alcuni casi abbiamo dovuto intervenire non solo come consulente ma richiamando anche su certe norme. In due casi abbiamo dovuto intimare dei provvedimenti. Non chiedetemi quali sono le casi, c'è un segreto d'ufficio e l'interesse pubblico non è più importante della serenità nella casa. Se servirà ci saranno sanzioni".
Tanzi: "Ogni decisione è personalizzata"
"Sono entrato nel grande sistema di controllo della pandemia l'8 marzo, cercavano qualcuno che poteva coordinare i medici. Non esiste un'associazione che faccia da cappello per medici e direttori di case anziani, mi sono messo a disposizione, oltretutto lavoro parzialmente alla Moncucco. Mi sono attivato con La Carità, con l'area medica dell'EOC e con l'ADiCASI. Mi hanno subito sostenuto sia medici che direttori delle case anziani. Una delle nostre dottoresse, che lavora in una casa anziani del Mendrisiotto si è ammalata ed è stata assente a lungo, mi ha detto 'finalmente torno anch'io'. Ho compattato il gruppo. Le case anziani sotto la lente di ADiCASI hanno una media di 85 anni, quasi la metà ha disturbi cognitivi e del comportamenti. Abbiamo 5'500 persone che lavorano. Sono persone a rischio, anziane, fragili, vivono ravvicinate una dall'altra, non sono in grado di mantenere