Ticino, 23 aprile 2020

Qualcuno si è dimenticato delle frontiere?

Il Ticino ha ottenuto da Berna il prolungamento di una settimana, limitato ad alcuni settori produttivi, della “finestra di crisi”.

E’ positivo che il CdS abbia staccato all’autorità federale una decisione che considera le particolarità regionali. Questo, peraltro, non dovrebbe accadere solo quando è in corso una pandemia. Le peculiarità del nostro Cantone dovrebbero essere prese in considerazione anche in tempi normali.

In tutto questo discorso manca però una parte fondamentale, ovvero la questione delle frontiere.
Il Ticino, ormai è chiaro anche al Gigi di Viganello, si è impestato a seguito della contiguità territoriale con la Lombardia, principale focolaio covid dell’Occidente. Contiguità in regime di frontiere spalancate. Se si fossero chiuse le frontiere con il Belpaese per tempo, non ci troveremmo nella situazione attuale (contagi e morti che sono un multiplo della media svizzera).

E' corretto che le attività economiche dove si può lavorare in sicurezza ripartano. Perché si può girarla e pirlarla come si vuole, ma il succo non cambia: chi non lavora non mangia. Ed i miliardi che si stanno
bruciando per colpa dello stramaledetto virus cinese non crescono sugli alberi: sono soldi del contribuente.

Ma riaprire gradualmente le attività economiche non vuol dire riaprire le frontiere e fare entrare tutti. Al contrario, si deve ripartire con personale residente.

In concreto:

- Tutti i padroncini restano a casa;

- I 45mila frontalieri nel terziario restano a casa;

- Nei settori autorizzati a lavorare, riprende prima chi non ha dipendenti frontalieri o ne ha pochi. Chi invece ha assunto permessi G a scapito dei ticinesi, aspetterà;

- Bisogna procedere a controlli sanitari sul confine (misurazione della temperatura, ecc).

Chiedere le finestre di crisi per tenere chiuse determinate attività, e però nel contempo lasciare entrare tranquillamente i frontalieri, è schizofrenico.

Se il risultato dell’allentamento del "lockdown" è di permettere ai frontalieri ed ai padroncini di lavorare ma ai ticinesi no, vuol dire che si sta partendo per la tangente. Perché dovrebbe succedere proprio il contrario!

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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