“Gli dobbiamo tantissimo, anche se molti l’hanno dimenticato. Ma la gratitudine non è di questo mondo”. Luciano, del resto, è uno di quei tifosi che difende sempre a spada tratta il Lugano, anche quando le cose non vanno bene. “Bisogna essere positivi, sempre, troppo facile criticare e starsene a casa. Bisogna essere ottimisti, comunque. Mai cadere nel vittimismo, anche quando sembra che tutto vada male…”.
Fu così che il 9 luglio del 1977 (si ricorda ancora della data!), il signor Gianola, meccanico di professione, stanco del Ticino e stanco delle angheria subite, decise di cambiare vita e di andare in Venezuela, Paese delle lontane Americhe, ricco di petrolio, bellezze naturali e in pieno boom economico. “Non mi piaceva più il Ticino, mi stava tutto stretto... Volevo provare una nuova esperienza. Avevo solo 43 anni ed era giunto il momento di partire. Non avevo moglie, perché il mio matrimonio era durato sei mesi. Del resto mi ero sposato a soli 20 anni. E ancora oggi mi chiedo perché l’abbia fatto…”. Con il Lugano sempre, e comunque, nel cuore. “Ho vissuto epoche memorabili del calcio cittadino. Da Fornara ed Andreoli al Grande Lugano di Louis Maurer e Otto Luttrop. Anni in cui per andare allo stadio era d’obbligo partire da casa a mezzogiorno, visto che c’era tantissima gente. Erano altri tempi, è vero, oggi la concorrenza è spietata. Ma la fede calcistica deve restare tale e quindi dico che il Lugano è
sempre venuto prima di tutto”. Quando era in Venezuela, spiega Luciano, aveva qualcuno che lo teneva informato sulla sua squadra.
Fratello minore
“Il mio Lugano è comunque quello di oggi - continua - il passato ormai è andato. Sono molto legato al presidente, che considero un fratello minore e pure ai giocatori. Ogni venerdì quando vado a vedere gli allenamenti, mangio al ristorante con alcuni di loro. Sono contenti di stare con me e di ascoltare i miei suggerimenti….” (ride). E commenta come un opinionista di quelli veri la situazione della squadra diretta da Maurizio Jacobacci: “Un punto con il Sion è ottimo. E quel Rangelo Janga ha dei colpi buoni. Acquisto azzeccato. Non avremo problemi a salvarsi, anzi daremo fastidio alle grandi”.
Fede incrollabile di un tifoso attempato che non riesce, tuttavia, a nascondere la nostalgia per il Paese
Fratello minore
“Il mio Lugano è comunque quello di oggi - continua - il passato ormai è andato. Sono molto legato al presidente, che considero un fratello minore e pure ai giocatori. Ogni venerdì quando vado a vedere gli allenamenti, mangio al ristorante con alcuni di loro. Sono contenti di stare con me e di ascoltare i miei suggerimenti….” (ride). E commenta come un opinionista di quelli veri la situazione della squadra diretta da Maurizio Jacobacci: “Un punto con il Sion è ottimo. E quel Rangelo Janga ha dei colpi buoni. Acquisto azzeccato. Non avremo problemi a salvarsi, anzi daremo fastidio alle grandi”.
Fede incrollabile di un tifoso attempato che non riesce, tuttavia, a nascondere la nostalgia per il Paese
che per tanti anni lo ha ospitato: il Venezuela appunto. E quando ne parla gli si apre un sorriso che è tutto un programma. “Le debbo dire una cosa: quando mi trovavo laggiù non sentivo la mancanza del Ticino. Ma da quando sono tornato, nel 2014, quando penso a quella nazione mi si stringe il cuore: mi manca la sua gente, il suo affetto e la sua vicinanza. Il Venezuela, come tutti i Paesi sudamericani, è fatto così. E se riesci ad adattarti ai loro costumi e al loro modo di essere, dimentichi presto da dove vieni. Sento molto la nostalgia di là…”.
Impossibile un suo ritorno? “ Sono vecchio ormai, anche se nella vita tutto può succedere. Mi piacerebbe ma la situazione del Paese è terribile. Con Maduro alla presidenza, il Venezuela è precipitato nel caos e viverci è diventato pericoloso. Ma sino all’avvento del chavismo, ad inizio anni Duemila, posso dire di aver trascorso dei momenti bellissimi”.
Il meccanico Luciano Gianola aveva lavorato per alcune officine locali che aveva contribuito a crescere dal punto di vista tecnico ed economico. “Mi chiamavano per aprire dei garages o per cercare di risollevarli dalla crisi. Ho guadagnato soldi in quegli anni,. Oggi sarebbe impossibile, vista la situazione”.
Con un pizzico di tristezza, Luciano conclude così. “Ho visto la sofferenza del popolo venezuelano e la caduta di una nazione che tanti anni fa era considerata la Svizzera del Sud America. Mi ha fatto male e anche per questo me ne sono tornato a casa. Mi consolo con il mio Lugano, una fede incrollabile che continua ad ardere da quando ero un ragazzo”.
Lunga vita, caro Luciano.
MDD
Impossibile un suo ritorno? “ Sono vecchio ormai, anche se nella vita tutto può succedere. Mi piacerebbe ma la situazione del Paese è terribile. Con Maduro alla presidenza, il Venezuela è precipitato nel caos e viverci è diventato pericoloso. Ma sino all’avvento del chavismo, ad inizio anni Duemila, posso dire di aver trascorso dei momenti bellissimi”.
Il meccanico Luciano Gianola aveva lavorato per alcune officine locali che aveva contribuito a crescere dal punto di vista tecnico ed economico. “Mi chiamavano per aprire dei garages o per cercare di risollevarli dalla crisi. Ho guadagnato soldi in quegli anni,. Oggi sarebbe impossibile, vista la situazione”.
Con un pizzico di tristezza, Luciano conclude così. “Ho visto la sofferenza del popolo venezuelano e la caduta di una nazione che tanti anni fa era considerata la Svizzera del Sud America. Mi ha fatto male e anche per questo me ne sono tornato a casa. Mi consolo con il mio Lugano, una fede incrollabile che continua ad ardere da quando ero un ragazzo”.
Lunga vita, caro Luciano.
MDD