Mondo, 03 febbraio 2020

Chi sarà lo sfidante di Donald Trump? Negli USA parte la corsa alla nomination democratica

Chi sfiderà Donald Trump nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre? Negli USA scatta l’ora X per i candidati democratici con gli elettori e i simpatizzanti del partito che da oggi cominceranno a recarsi alle urne per eleggere lo sfidante di Donald Trump. Si parte dall’Iowa, uno degli swing State, ossia uno di quelli stati in grado di non cristallizzarsi nel corso della storia sulle posizioni di questo o di quel partito e che nelle elezioni presidenziali sono spesso decisivi.

I democratici, dopo la sconfitta di Hillary Clinton, non sembrano essere riusciti a rinnovarsi, riproponendo candidati di età avanzata con una lunga carriera politica alle spalle e che hanno già tentato la scalata alla Casa Bianca. Ma soprattutto i "Dems" non sono riusciti a sanare quella spaccatura, abbastanza comune fra le sinistre occidentali, tra moderati e estremisti, spaccatura che quattro anni fa, lo scontro allora era tra Clinton e Sanders, aveva verosimilmente costato alla candidata democratica l'elezione.

Anzi, il divario tra base democratica e dirigenza si è ancora più ampliato negli scorsi anni, come evidenziato dall'ascesa di "The Squad", un gruppo di quattro parlamentari democratiche neoelette che sono diventate in poco tempo molto popolari nella base democratica con posizioni molto profilate a sinistra e che allo stesso tempo non hanno avuto reticenze a criticare e litigare apertamente con la dirigenza del proprio partito.

Non è un caso se la candidata più vista di questo gruppo, Alexandra Ocasio-Cortez, ha scelto di “endorsare” Bernie Sanders, che in Iowa è dato in leggero vantaggio su Joe Biden, ex vicepresidente di Obama e fra i favoriti alla nomination. E, come successo quattro anni fa, anche stavolta sembra ripresentarsi lo scenario di un candidato molto profilato e popolare nella base elettorale, e ancora una volta questo candidato probabilmente è Sanders, mentre dall'altra vi è un candidato moderato vicino all'economia e ai gruppi d'interesse ma non particolarmente entusiasmante per gli elettori.

Ma la corsa alla nomination democratica non è, perlomeno non ancora, una battaglia a due. Se Sanders e Biden sono in testa alle intenzioni di voto, a insidiarli vi sono Pete Buttigieg ed Elizabeth Warren, con il primo che si presenta come
una sorta di Biden "giovane" moderato mentre la seconda si profila più a sinistra.

Le rilevazioni statistiche sull’Iowa, per ora, raccontano di una battaglia serrata: Sanders è avanti, ma solo di quattro punti percentuali. Tra Biden, che arriverebbe secondo, e il terzo ed il quarto, ossia Pete Buttigieg ed Elizabeth Warren, ci sono almeno cinque punti percentuali: può essere l’inizio di una sfida a due, ma è presto per dirlo con certezza.

Non va poi sottovalutato il fattore "Michael Bloomberg", miliardario dem che ha dichiarato di essere disposto ad investire un miliardo pur di sconfiggere l'odiato Trump e che se la giocherà dal 3 marzo in poi. La prima impressione, sulla base dei primi spot decisamente incolori, è che Bloomberg non suscita l'entusiasmo e l'interesse necessario per competere con gli altri candidati.

Joe Biden è il più “obamiano” dei candidati. Il fatto di essere stato il numero due dell’ultimo presidente espresso dai Democratici aiuta. Ma Barack Obama non ha ancora “endorsato” il suo ex vice ed è probabile che l'ex presidente, ancora molto popolare nella base democratica, aspetti di avere fra le mani un cavallo vincente, questione di non rovinare la propria eredità puntando sul candidato sbagliato.

Ma se molti pensano che Biden possa uscire vincente da questi cinque mesi di votazioni, esistono anche fattori che suggeriscono come la candidatura del ex vicepresidente possa non andare a buon fine, dal coinvolgimento del figlio nella vicenda che ha portato alla richiesta di impeachment per Donald Trump, all’età, passando per il poco slancio manifestato tra l’elettorato giovanile. Biden può lasciare parecchio terreno per strada. E a ciò bisogna aggiungere le non poche gaffe fatte finora dal vice di Obama, oltre che le risposte confuse date in varie occasioni. E gli altri candidati, Bernie Sanders e Michael Bloomberg su tutti, sono pronti ad approfittarne. Un candidato centrista e uno dell’area di sinistra: questo è lo schema di base. Con il tempo, le primarie si trasformeranno in uno contro uno, fino alla nomination della Convention di luglio. E Trump, che nel frattempo deve confidare che il Partito Repubblicano non lo tradisca al Senato sulla messa in stato di accusa, attende al varco.

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