“Basta lungaggini parlamentari: il Gran Consiglio non deve essere il freno alle riforme che servono al Paese”. È quello che chiedono tramite un’iniziativa parlamentare Lega e UDC sottoscritta da i deputati Boris Bignasca (primo firmatario), Amanda Rückert, Tiziano Galeazzi e Paolo Pamini.
L’iniziativa mira a “rivedere due articoli della Legge sul Gran Consiglio (art. 37 e 57) per inasprire i termini e le modalità di trattazione degli oggetti in Gran Consiglio: da due anni a un anno per i Messaggi e l’introduzione della disposizione secondo la quale, qualora il Gran Consiglio non si pronunci entro i termini, il Messaggio vale quale rapporto e viene direttamente discusso dal plenum nella prima seduta utile”.
Troppo spesso – si legge nel testo dell’iniziativa – i dossier rimangono fermi in Parlamento troppo a lungo, con continue richieste di approfondimento, di audizioni e altre motivazioni che hanno più il sapore di tattiche elettorali che di altro. Si possono redigere rapporti favorevoli o contrari ed esiste il sacrosanto diritto di referendum: ma la società moderna