Mondo, 18 novembre 2019

Italia, "troppi" bambini non cristiani e la scuola annulla la recita di Natale

A scuola ci sono troppi bambini non cristiani e quindi non verrà organizzata alcuna recita di Natale perchè sarebbe "offensivo" nei loro confronti. Manca poco più di un mese a Natale e in molte scuole allievi e insegnanti sono già al lavoro per realizzare il presepe e organizzare le recite scolastiche. Fra queste non figura però la scuola dell'infanzia Gianni Rodari a Moie, cittadina italiana in provincia di Ancona. I piccoli alunni, dell'età dai 3 ai 5 anni, quest'anno non festeggeranno le festività natalize a scuola con canti tipici, balli e giochi come in gran parte delle scuole in Italia, come non ci sarà il tradizionale spettacolo davanti ai genitori. Il motivo sembra essere la fede di alcuni bambini e delle loro famiglie.

Come riporta "il Messaggero", nell'istituto infatti circa il 10% dei bambini sarebbero stranieri non di fede cristiana. Quindi niente recita per non "offendere" la presunta sensibilità religiosa degli allievi non cristiani e dei loro genitori. Ma la decisione, che sarebbe stata presa da due insegnanti all'insaputa
dell'istituto, ha mandato su tutte le furie numerosi genitori, i quali non condividono la scelta della scuola. "I nostri bambini non potranno fare la recita di Natale perché discriminatorio nei confronti dei bimbi non cattolici, ma vi sembra normale?", hanno protestato gli adulti. Ma gli insegnanti non sembrano intenzionati a cedere, per rispetto dei bimbi stranieri.

La decisione è stata criticata anche dal sindaco, Tiziano Consoli, che afferma di voler trovare una soluzione. "È una presa di posizione decisamente troppo forte ed estrema quella degli insegnanti del Rodari – ha commentato Consoli – in un sistema pluralistico come il nostro, togliere la recita di Natale per tutelare alcune persone rischia di scontentarne altre. Per i bambini di quell'età è più un gioco, un momento per stare insieme e divertirsi. Ma annullarlo significa ampliare il divario religioso, culturale e dei costumi di ciascun alunno, anziché favorire l'integrazione".

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