Svizzera, 25 giugno 2019

Sua madre le spara e lei finisce in sedia a rotelle, "spero che il tribunale sia clemente"

In sedia a rotelle perchè sua madre le ha sparato cinque volte a bruciapelo. È successo a Losanna, nel 2017, a Patrizia, una 27enne italiana che viveva allora con la madre 63enne. In causa, a quanto sembra, un mix di tensioni familiari, di potenti farmaci e depressione, che hanno spinto la 63enne all'assurdo gesto di sparare ripetutamente alla figlia. E in questi giorni si tiene il suo processo, occasione di ricostruire la drammatica vicenda accaduta due anni fa, il 29 giugno 2017.

"Non ricordo se ho deciso di uccidere mia figlia quando è arrivata a casa sua." È una delle prime affermazioni della madre, che vive in Svizzera da diversi anni insieme alla figlia. Sostiene di non ricordare quasi nulla di quanto successo. "Ero confusa, stavo prendendo Zolpidem da molto tempo (un potente induttore ipnotico del sonno), ma non ero sotto gli influssi dell'alcol." Farmacista di professione, questa madre era tormentata da tensioni con la figlia di 27 anni, che era stanca di dover convivere con il malessere di sua madre, la sua profonda depressione, le sue continue minacce di suicidio e, peggio ancora, di ucciderla.

Questo giovedì del giugno 2017, su richiesta di Patrizia, l'imputata sale al terzo piano. Le due vivevano a Losanna nello stesso edificio che appartiene alla madre. Patrizia vuole discutere di questioni riguardanti il patrimonio di famiglia. Per ragioni che rimarranno inspiegabili quel giorno, sua madre prende la borsetta e dove teneva nascosta una pistola Beretta calibro 22, arma con cui la donna faceva tiro sportivo. Chiede alla figlia di poter vedere il suo coniglio, che Patrizia teneva in una gabbietta. Poco prima aveva preparato
dei documenti testamentari e delle lettere di addio. Alcuni scritti un anno prima.

Mentre la figlia è protesa verso la gabbia dell'animale, la donna estrae la pistola e mira prima alla sua schiena, poi spara cinque volte. Due o tre pallottole colpiscono la giovane donna, che sopravvive miracolosamente, ma il primo proiettile rompe la sua colonna vertebrale, ferita che la renderà paraplegica.

Da lunedì 24 giugno, la 63enne si trova di fronte alla Corte penale del distretto di Losanna. Senza mostrare un minimo di emozione, senza rimpianti, il discorso è incoerente, disordinato, inadeguato, a volte aggressivo, riporta un giornalista di "LeMatin", presente al processo.

"Capisco la mostruosità della situazione. Il dolore è profondo, non hai idea. Sono disperata ", dice l'imputata che, a parte il suo accento italiano, risulta molto difficile da capire, da seguire e da capire. Spiega che voleva suicidarsi in cantina in un posto isolato "dove non la troveremmo subito".

Sulla motivazione che ha portato la donna a compiere il gesto, i giudici, il pubblico ministero, l'avvocato della vittima hanno cercato di estrarre la verità da questa madre che sembra atteggiarsi a vittima. "Devo rimanere viva ora, mi ha chiesto mia figlia. Sai, ci scriviamo e ci parliamo. Sono venuto qui in tribunale per lei. Sono colpevole di aver ingerito questa medicina troppo a lungo. Può fare danni al cervello nel corso degli anni."

Patrizia da parte sua, dice di non provare rabbia per quello che sua madre gli ha fatto e spera che il tribunale sia clemente.  

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