Ticino, 21 giugno 2019
"Prima i nostri...nomadi"
*Di Lorenzo Quadri
Prima i nostri… nomadi La Fondazione „Un futuro per i nomadi svizzeri“ (di seguito: Fondazione), creata dalla Confederazione nel 1997 e legata all’Ufficio federale della cultura, a dispetto del nome, da qualche tempo si occupa sempre più della promozione dei nomadi stranieri.
Lo spostamento del “focus” dell’attività della Fondazione sui diritti dei nomadi stranieri avviene a detrimento di quelli delle comunità gitane elvetiche. La Fondazione esercita inoltre pressioni sui Cantoni affinché mettano a disposizione delle aree di sosta miste per nomadi svizzeri e stranieri.
Ciò avviene contro la volontà dei nomadi svizzeri, i quali sono contrari a questa coabitazione. In una sentenza del 12 febbraio 2019 (1C 188/2018) su un ricorso contro la Legge sullo stazionamento delle comunità nomadi del Canton Neuchâtel, il Tribunale federale ha stabilito che Cantoni e Comuni non hanno alcun obbligo di mettere a disposizione delle aree di sosta per i nomadi stranieri, e che differenziare tra le comunità nomadi svizzere e quelle estere non costituisce una discriminazione.
Chiedo al Consiglio federale:
-Per quale motivo
la Fondazione, creata e finanziata dalla Confederazione, da qualche tempo si occupa sempre più dei nomadi stranieri, a dispetto del nome ed a detrimento delle comunità nomadi elvetiche?
- E’ intenzione del CF intervenire affinché la Fondazione torni, come in passato, ad occuparsi dei nomadi svizzeri, invece di continuare a promuovere i nomadi stranieri, e questo sotto il “cappello” e con i finanziamenti della Confederazione?
- Dopo la sentenza sulla legge del Canton Neuchâtel in cui il TF che stabilisce che non sussiste alcun obbligo di mettere a disposizione aree di sosta per nomadi stranieri, e che differenziare tra comunità straniere e svizzere è legittimo: è intenzione del CF far cessare le pressioni sui Cantoni volte ad ottenere la messa a disposizione di aree di transito per i nomadi stranieri?
- Poiché i bambini delle comunità rom straniere che utilizzano le aree di transito nel nostro Paese non seguono alcuna scolarizzazione (a differenza dei nomadi svizzeri) e vivono in condizioni igieniche a dir poco precarie: non ritiene il CF che simili situazioni siano lesive dei diritti dei bambini universalmente riconosciuti?
-E’ intenzione del CF intervenire al proposito?