Svizzera, 09 maggio 2019

Docente cercava di adescare ragazzini su Internet, finisce in una trappola della polizia

Il tribunale distrettuale di Bülach (ZH) ha condannato mercoledì un insegnante di scuola elementare di 47 anni a otto mesi di carcere sospesi per aver cercato di adescare ragazzini su Internet. Inoltre, gli è stato proibito di esercitare la professione di docente per tutta la vita.

La corte ha quindi in parte seguito l'ufficio del pubblico ministero sulla condanna condizionale della detenzione. Il periodo di prova è di cinque anni.

La corte è invece stata più severa per quel che concerne la proibizione di insegnare. Il pubblico ministero chiedeva dieci anni. Ma l'insegnante stesso aveva chiesto durante il processo di essere bandito per sempre dalle aule. Ha detto che voleva rimettere la sua vita sui binari giusto e che si vergognava delle sue azioni.

L'uomo aveva discusso a più riprese con ragazzi giovanissimi su piattaforme online dedicate a omosessuali tra il 2016 e il 2018. Alcuni di loro avevano 12 e 13 anni. In diverse occasioni si era offerto di masturbarsi davanti alla telecamera. In una di queste, si stava in realtà proponendo a un agente della polizia cantonale di Berna, che si era presentato sotto un profilo falso come un tredicenne di nome Lars.

L'imputato ha
pienamente riconosciuto i suoi scambi con minori, che ha definito "un'assoluta stupidità". Ma non era la prima volta che aveva commesso una simile “stupidità”. Già nel 2004 il consiglio scolastico zurighese lo sospese temporaneamente dalle sue funzioni, e nuovamente, nel 2014, la sua abilitazione gli fu revocata fino all'anno scorso perchè continuava a frequentare piattaforme online.

Il 47enne ha in seguito insegnato per alcuni mesi tra le vacanze estive e il novembre 2018, anche dopo essere stato detenuto per un giorno. Assicura di non aver mai avuto un pensiero sessuale a scuola e non di non aver mai toccato nessuno studente. Descrive la sua inclinazione per i ragazzi come una malattia. "Voglio finalmente guarire." ha affermato alla corte.

La sua ricaduta dal 2016, per la quale è stato condannato mercoledì, l'ha spiegato con la morte del suo psicoterapeuta, decesso lo ha lasciato senza sostegno. È stato seguito di nuovo dall'inizio del 2018. "Sarei stato felice di essermi preso cura in un modo così buono prima." Oggi, si guadagna da vivere come giornalista e redattore capo per una rivista specializzata in viaggi e assicura di non essere più attratto dai minori.

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