Sport, 18 marzo 2019

Dal sogno al fallimento: i voti della stagione del Lugano

Con la sconfitta rimediata in casa in gara-4 dei quarti di finale contro lo Zugo, si è chiuso un campionato complicato e altalenante che ha messo in evidenza tutte le difficoltà del club bianconero

LUGANO – Quella gara-7 di finale dello scorso anno doveva essere il punto di partenza, doveva dare quello stimolo per dare veramente l’assalto a quel titolo che manca dal 2006 in casa Lugano, ma quella serata si è tramutato in un incubo che ha invaso la testa e il cuore dei bianconeri, partendo dalla società fino ad arrivare ai giocatori, che non ha permesso ai sottocenerini di tornare a giocare un hockey degno di nota su tutto l’arco della stagione 2018/19. Una stagione che si è conclusa con una prematura e netta eliminazione nei quarti di finale, contro uno Zugo che ha strameritato e ha inflitto un pesante 4-0 alla truppa di Ireland.

Proviamo ad analizzare la stagione, dando i voti ai protagonisti del campionato bianconero.

Gregory Hofmann: quanto mancherà lo sniper rossocrociato? Voto: 5. Il voto finale è una media tra la clamorosa regular season disputata (30 reti segnate, miglior scorer di tutta la Lega, e 21 assist firmati) e i playoff in sordina giocati contro la sua futura squadra. Greg ha avuto il merito di continuare a dare tutto per la causa bianconera, anche quando ha deciso di legarsi allo Zugo a partire dalla prossima stagione. 30 reti non le firmi per caso, 51 punti non li realizzi se non ha quel fuoco sacro dentro e sicuramente sarà dura rimpiazzarlo a partire dalla prossima stagione. Suri riuscirà a non farlo rimpiangere?

Raffaele Sannitz: un gladiatore dal cuore enorme. Voto: 5. 40 punti in regular season, altri 3 nei playoff. Raffa “invecchia” e come il vino lo fa migliorando. Chi se lo ricorda qualche anno fa quando il Lugano lo mandò a Kloten per farlo maturare? Il buon vecchio numero 38 luganese nelle ultime 2-3 stagioni sembra totalmente un altro giocatore. Non si è mai tirato indietro, ci ha sempre messo la faccia, alla pari di Chiesa, quando le cose non funzionavano e ha provato a caricarsi addosso il peso del gruppo anche nei playoff. Purtroppo non è bastato.

Sebastian Reuille: il vecchietto che mancherà. Voto: 5. Il voto va a premiare una carriera da uomo-squadra. Va a premiare tutti questi anni vissuti con la maglia bianconera portata sulle spalle e stampata sul cuore. Meritava un addio diverso, un addio vincente, un addio col sorriso. E invece… prima il Berna, poi quella rete di Geering l’anno scorso gli hanno negato quel successo che avrebbe meritato più di qualunque altro. Quest’anno qualche errore l’ha commesso, quando il Lugano faticava anche lui a volte ha perso il controllo incamerando penalità evitabili, ma ad averne di giocatori così pronti a giocare anche con una mano rotta e con una bocca rovinata da una discata in allenamento.

Elvis Merzlikins: non la sua miglior stagione. Sarà un arrivederci? Voto: 4. Con lui possiamo essere onesti, schietti e sinceri perché lo stesso Elvis è sempre stato così: non è stato il solito Elvis ammirato e applaudito a Lugano. Su tutto l’arco della stagione il lettone qualcosa ha concesso, qualche errore l’ha fatto, così come anche nei playoff quando di solito si trasformava. Per dirla con le sue parole, anche lui “non è un robot e qualche volta può sbagliare”. Una stagione storta la si può accettare, peccato che sia stata l’ultima in maglia bianconera. Oppure no? Gli auguriamo tutto il bene e il miglior futuro possibile, ma è innegabile che se vorrà sfondare in NHL non potrà scendere sul ghiaccio mostrando quel livello mostrato quest’anno… altrimenti il Lugano sarà sempre pronto ad accoglierlo a braccia aperte.

La squadra: alti e bassi senza
senso. Voto: 3 ½. Chi è soddisfatto di questa stagione? Chi è soddisfatto di un campionato terminato con uno 0-4 nei quarti di finale e nel quale il Lugano ha rischiato di non qualificarsi neanche per i playoff? Pensiamo nessuno. E i primi a esserne dispiaciuti sono i giocatori che ci hanno messo la faccia, che sono scesi sul ghiaccio e che, a volte, ci hanno capito poco o nulla. In una stagione un calo ci sta ed è fisiologico, ma questo Lugano da settembre fino a marzo non ha mai dato l’idea di sapere cosa stesse facendo. Altrimenti sarebbe impossibile giocare partite senza senso e senza carattere (l’emblema restano la sconfitta in casa contro il Langnau in regular season e il KO in gara-2 contro lo Zugo) alternate a prestazioni da grande squadra con le “palle quadrate”.

Stranieri non pervenuti: alla distanza questo si paga. Voto: 2 ½ . I numeri parlano chiaro: in regular season i cinque stranieri del Lugano hanno siglato la “bellezza” di 31 reti. In pratica in cinque hanno segnato una rete in più di Hofmann. Vi pare possibile? Non c’è uno straniero che abbia una media superiore al punto a partita. Nei playoff qualcosa è cambiato, è vero, con Haapala autore di 1 rete e di 4 assist, ma soltanto Lapierre è riuscito a far centro contro lo Zugo. E se questo non bastasse: lo stesso numero 25 in gara-4 ha incassato una penalità assurda che sul 2-1 in favore del Lugano ha cambiato letteralmente la partita, ridando vita a uno Zugo che sembrava alle corde. Chorney contro i Tori è stato sempre il peggiore in pista. Che altro aggiungere?

Dirigenza, silenziosa e poco reattiva: così diventa dura. Voto: 3. Insufficienza secca. Non ce ne vogliano la presidente Vicky Mantegazza, Andy Näser e il DS Roland Habiseutinger, ma giudicare in altro modo il loro operato è impossibile. Il Lugano partiva da una base solida, vista la finale disputata lo scorso aprile, ma l’operato dei vertici societari non è riuscito a completare una rosa che sembrava all’altezza. La decisione di non esonerare Ireland a novembre/dicembre può essere accettata e capita, vista la volontà di voler far prendere le proprie responsabilità alla squadra, ma il silenzio su tutto l’arco dell’anno e il mancato ingaggio di un sesto straniero di valore, fondamentale in ottica playoff, e quando i bianconeri hanno dovuto rinunciare a Lajunen, Lapierre, Klasen, è inspiegabile. Possibile che a Berna e a Zugo ad esempio (quel Flynn che ha mandato i bianconeri in vacanza è arrivato in corso d’opera) ci siano riusciti? Forse qualcosa va rivisto anche in seno alla società.

Greg Ireland: il suo fuoco sacro si è letteralmente spento. Voto: 2. Forse indicarlo come il peggiore di tutta la stagione è un azzardo, ma quando le cose non vanno la maggior parte delle volte è l’allenatore quello a pagarne le conseguenze. Ireland ha avuto la fortuna che la società non ha voluto mettere mano al suo contratto… un contratto che va ora in scadenza e che sarà oggetto di discussione. Ma a essere onesti bisognerebbe ammettere che il suo tempo a Lugano è finito. Quando è arrivato è riuscito a dare una scossa al gruppo, è riuscito a portarlo in finale, benché forse non fosse la rosa più forte dell’intero campionato, ma quest’anno ha sbagliato su ogni fronte. Alcune sue dichiarazioni – una dopo un derby perso alla Valascia resterà negli annali – hanno lasciato tutti basiti e non è mai riuscito a rimettere sui binari giusti un gruppo che troppo spesso sembrava completamente allo sbando.

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