Sport, 21 gennaio 2019

Silenzio, parla Del Curto: "Esperienza affascinante ma Zurigo non è Davos..."

Amo del Curto e la nuova avventura alla guida del club campione svizzero

ZURIGO - Quando Amo del Curto lasciò Zurigo, l’Hallenstadion era ancora uno impianto vetusto con le tribune in legno e la pista per le Sei giorni ciclistiche attorno al ghiaccio. E alle partite, perlomeno a quelle che contavano, c’erano almeno 15 mila spettatori. Molti di essi si sedevano sull’anello che sovrastava il rettangolo da gioco, con buona pace della sicurezza. Altri tempi, altro hockey...

Vero, anche se il tecnico grigionese si ricorda benissimo dello “storico” quarto di finale fra i Lions e il Lugano di John Slettvoll, che fu deciso dal rigore del russo Krutov e per la prima volta lo fece conoscere al mondo hockeistico nazionale . Un trionfo, quasi un’impresa visto la forza del blasonato avversario. Di questo epidosio Del Curto ha accennato lunedì scorso nella conferenza stampa che ha annunciato il suo ritorno dopo 27 anni alla guida del club detentore del titolo svizzero.

“Ricordo che vincemmo contro ogni pronostico e dopo aver perso 10-0 in gara 3...”. Ma del Curto non si cura più del passato ed ha già la sua mente rivolta al presente e al futuro.

Nel presente dovrà ricaricare le pile ad una squadra piena di talento ma mentalmente fragile, e in futuro dovrà cercare di emulare Hans Kossmann che giusto un anno fa sostituì Walsson e andò a conquistare il titolo nazionale fra la sorpresa generale. Arno è stato scelto per rimpiazzare il canadese Serge Aubin, a cui è stata fatale la sconfitta interna di domenica scorsa proprio con il Davos penultimo in classifica.

Per Del Curto la chiamata del club tigurino è stata sorprendente...
"Sono stato sorpreso dalla proposta dello Zurigo. Ma non sarò lo stesso di Davos, qui farò solo il coach. La realtà hockeistica è totalmente diversa. Nei Grigioni ci sono meno possibilità economiche, e la conduzione è più in stile famigliare, anche se il livello di impegno e di professionalità non è inferiore a nessuno. Questa per me è un 'avventura affascinante. Ma, ripeto, Zurigo non è Davos. Sono due cose molto differenti".

Cosa le hanno chiesto i nuovi dirigenti?
Di riportare intensità ed emozioni. Come nella mia precedente squadra. Spero di riuscirvi. Se ciò è tutto quello che manca allo Zurigo attuale, beh, allora per me è
perfetto. Ho una base su cui lavorare.

Il 27 novembre scorso Del Curto ha chiuso con il Davos. Ora ritorna in pista.
Se qualcuno pensava che fossi stanco, si è sbagliato. Volevo solo staccare un attimo. Per riposare e pure per riflettere su tutto quanto era successo. Mi sono reso conto che il mio ciclo a Davos era finito. Anzi, già nello scorso anno avrei dovuto capire che avrei dovuto cessare la mia lunga esperienza. Ma ero legatissimo alla società e credevo che un anno ancora non mi avrebbe fatto male... Sapevo di dover cambiare alcune cose ma non l’ho fatto perché tutto sommato non c’erano motivi gravi che mi potevano indurre a lasciare Davos... Dopo la mia partenza dai Grigioni l’hockey mi è mancato moltissimo. Poi sono andato nella Repubblica Ceca da un amico e dopo aver visto un allenamento e una partita mi sono detto che il disco su ghiaccio restava una parte importante della mia vita. Tornare non è stato dunque difficile, oltretutto a Zurigo, città che mi piace moltissimo...

Arno ribadisce: a Zurigo farà solo l’allenatore.
Sicuramente non farò quello che ho fatto a Davos. E stato bellissimo e l’ho fatto con piacere, ma ora qui c ’è un direttore generale, un consiglio d’amministrazione e un direttore sportivo, e il sottoscritto avrà il suo ruolo di head coach. Solo se il DS Sven Leuenberger mi chiederà di dare una mano lo farò.

Quando è avvenuto il contatto con i dirigenti dei Lions?
Sono rimasto sorpreso dalla proposta che mi hanno fatto. Non me lo aspettavo. Invece è arrivata la chiamata. Ci siamo accordati sino ad aprile e poi vedremo. La speranza è naturalmente quella di portare questa squadra il più in alto possibile. Ma la concorrenza è fortissima...

Che effetto le fa vedere Zurigo e Lugano nella zone a rischio?
Nel nostro campionato può succedere. Soprattutto ora che l’equilibrio regna sovrano e che non ci sono più differenze abissali fra le prime e le ultime. Su i bianconeri posso solo dire che hanno l’organico per entrare nei play off.

A proposito: non è mai stato contattato dal club ticinese?
No, nessuno mi ha mai telefonato...

C’è da credergli?

RETO GADIENT

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