Diciamo subito che per Regazzoni andò male: Emerson, pilota simpatico ed estroverso, chiuse al quarto posto la gara sul circuito di Watkins Glen mentre il pilota di Porza terminò undicesimo. Il titolo prese dunque la strada di Sao Paulo mentre Clay dovette accontentarsi di un comunque prestigioso secondo posto nella classifica finale, nonostante la Ferrari gli avesse preferito Niki Lauda durante tutta la stagione, persino quando l'austriaco fu costretto a rimanere fuori dai giochi per la corona mondiale. Grande equilibrio a parte, quella sfida dal sapore romantico fu sempre corretta e leale. Niente a che vedere con i duelli di oggi giorno. Clay ed Emersonerano amici e in pista si battevano con grande determinazione ma senza colpi bassi. Fra i due c'era rispetto; cosa che non accadeva nei duelli fra Ayrton Senna ed Alain Prost o Max Verstappen e Lewis Hamilton (e in questo caso soprattutto per colpa dell’ olandese, che non è certamente il massimo della correttezza).
Rammarico e delusione
Il Mondiale di 50 anni fa viene ricordato ancora con un certo rammarico dai nostalgici del motosport e dai tifosi di Regazzoni. Basta leggere il libro del giornalista italiano Cesare De Agostini ( È sempre una questione di cuore): “Nelle prove ufficiali Clay non era riuscito a segnare un buon tempo, come del resto Lauda. Le Ferrari avevano denunciato un improvviso e misterioso calo di stabilità. Una formula 1 potente ma poco stabile è come un cavallo purosangue ma senza fiato”. Regazzoni descrisse cosi la partenza: “Emerson era schierato in quarta fila, io in quinta. Aspettavo il via tranquillo. Pensavo solo a superare il mio avversario e precederlo al traguardo. È fatta! Ho già un buon vantaggio, pensai quando alla prima curva mi ero trovato davanti. Affrontai una esse veloce e di colpo sentii la macchina sfuggirmi. Fittipaldi era lanciatissimo, avevo cercato di non facilitargli il sorpasso. Tutto inutile”. Il brasiliano, come detto, finì quarto e diventò campione del mondo con 55 punti. Clay si fermò a 52. Affermò, con parole ironiche, che “Lauda,
prima della partenza, aveva detto che avrebbe corso per me. Ma aveva i miei stessi problemi e preferì ritirarsi”.
Quel guaio misterioso che impedì alla Ferrari di Clay di diventare campione del mondo ancora oggi suscita interrogativi e sospetti. Forse bisognerebbe chiedere lumi a Luca di Montezemolo.
Quel guaio misterioso che impedì alla Ferrari di Clay di diventare campione del mondo ancora oggi suscita interrogativi e sospetti. Forse bisognerebbe chiedere lumi a Luca di Montezemolo.
Il racconto del brasileiro
L'ex pilota brasiliano, che nel 1974 correva per la McLaren, ha raccontato al sito formula 1.com la rocambolesca corsa di 50 anni fa. “Allora la battaglia fu tra McLaren e Ferrari. Arrivai a Watkins Glen a pari punti con Regazzoni, e trovo incredibile che nella storia della F1 sia accaduto solo due volte. La tensione mi divorava, tanto che la notte prima della gara riuscii a dormire solo tre ore. L’unica volta nella mia vita. Neanche prima delle gare di Indianapolis, Interlagos o Monza 1972 ero così agitato. Complici anche le qualifiche, che non andarono bene né per me né per Regazzoni, (il brasiliano partiva ottavo, lo svizzero nono) perché la mia M23 non era bilanciata. Alla fine, però, arrivò la nostra prima volta: la mia con la Mc Laren e Woking davanti a tutti nella classifica Costruttori. Facemmo le ore piccole in un bar vicino al circuito, ma quella sera sorseggiai soltanto un po’ di champagne. Il giorno dopo volai a Indianapolis per i test sull’auto di Johnny Rutherford”. Emerson ricorda i fatti della gara di Watkins Glen: “La Ferrari era molto veloce sul dritto, e si presentò con meno ali e un grande carico di benzina. Al via al mio fianco in griglia, Clay quasi mi buttò sull’erba dopo pochi metri, mentre io sterzai contro la sua auto. Poi sul dritto lui andò via, prima che soffrisse diversi problemi. Io e Clay non avevamo tutta questa rivalità, ci rispettavamo. Ma ricordo anche un momento prima della gara negli USA: io, lui, i miei e i suoi meccanici, nessuno per la tensione guardava l’altro. Psicologicamente è come se ci fosse una battaglia tra soli due piloti”.
Fu un Mondiale aperto dall’inizio alla fine e deciso dai piazzamenti, più che dalle vittorie. Fittipaldi vinse tre Gran Premi su quindici, Regazzoni soltanto uno, andando però sei volte sul podio. I due arrivarono all’ultimo Gran Premio della stagione, sul circuito americano di Watkins Glen, a pari merito. Ma non vinse né l’uno né l’altro. Fittipaldi comunque regalò il primo mondiale nella storia della McLaren, che n seguito sarebbe poi diventata la terza scuderia più vincente nella storia della Formula 1.
HEINZ NICOLUSSEN