Mentre era in vasca, praticamente nuotavo con lui. Emozioni di un tifoso, con un misto tra entusiasmo e scaramanzia. A ogni gara terminata, uno ...yes! con tanto di pugno e braccio piegato in segno di vittoria. Insomma, una grande emozione.
Per il nuoto svizzero e ticinese in particolare un gran risultato!
Per il nuoto svizzero è una prima assoluta. Ci sono state medaglie, ma mai nessuno ne ha portate a casa 4, di cui ben 3 d’oro. A maggior ragione, un risultato che per il Ticino non può che essere visto come un exploit di grande campione.
Sorpreso di questo trionfo oppure si poteva prevedere?
Sorpreso no, perché tutti gli addetti ai lavori sapevano delle grandi doti di Noè. Un ragazzo in costante crescita che ha sviluppato in modo graduale e armonioso il suo fisico. Anche se non si può parlare di sorpresa, il fatto che abbia praticamente realizzato un poker di medaglie, questo sì, ci ha stupito tutti. Oltre alla crescita fisica, ha dimostrato di aver fatto grandi passi avanti anche nella forza mentale.
Noè è un fenomeno isolato? Oppure le sue prestazioni sono il frutto del grande lavoro di chi lo ha cresciuto ed allenato?
Entrambe le cose. Nello sport moderno è necessario che l’atleta sia un grande talento con delle predisposizioni fisiche e mentali per poter ambire a questi risultati. Poi è necessario che dietro a ognuno di loro ci sia una famiglia che lo sostenga. E su questo capitolo potrei scrivere un libro. Riassumendo in poche parole, il genitore perfetto per un competitore, è quello che sostiene sia l’atleta che la società/federazione che lo segue, rispettando i limiti sugli aspetti tecnici che deve lasciare a dirigenti e allenatori. Nel caso di Noè, posso affermare che la famiglia è altrettanto “campione” quanto lui. Li stimo molto per quanto e come sostengono il proprio figlio.
In prospettiva ci sono altri Noè Ponti?
Di talenti come il locarnese non ne avremo molti, forse uno ogni 20 anni. Ma di atleti che raggiungono il loro massimo, ne possiamo crescere tanti. E questo mi soddisferebbe altrettanto!
Ci vien voglia di dire che i club di nuoto ticinesi lavorano bene.
Sono contento del lavoro che i club svolgono. Consideriamo che in Ticino c’è una penuria di infrastrutture da far paura. Nel Mendrisiotto siamo praticamente in stato di emergenza nei periodi invernali. Manca una piscina coperta con i criteri per poter far crescere maggiormente i settori agonistici della nostra Federazione. Stesso discorso per il Luganese. Ho chiesto al Cantone di fare uno sforzo con la nuova piscina di Trevano, e cioè al posto di realizzare una piscina di 25m di lunghezza per 21 metri di larghezza, costruirne una da 35m x 25m con il pontone mobile. Da una fonte non ufficiale ho appreso che il maggior costo di investimento era di 10 milioni di franchi. Mi pare una cifra esagerata, soprattutto per il fatto che ci sono altri impianti, fatti da specialisti con importi di investimento di poco superiori a questo. La situazione generale è comunque drammatica e, malgrado ciò, ci sono risultati interessanti.
Per il nuoto svizzero e ticinese in particolare un gran risultato!
Per il nuoto svizzero è una prima assoluta. Ci sono state medaglie, ma mai nessuno ne ha portate a casa 4, di cui ben 3 d’oro. A maggior ragione, un risultato che per il Ticino non può che essere visto come un exploit di grande campione.
Sorpreso di questo trionfo oppure si poteva prevedere?
Sorpreso no, perché tutti gli addetti ai lavori sapevano delle grandi doti di Noè. Un ragazzo in costante crescita che ha sviluppato in modo graduale e armonioso il suo fisico. Anche se non si può parlare di sorpresa, il fatto che abbia praticamente realizzato un poker di medaglie, questo sì, ci ha stupito tutti. Oltre alla crescita fisica, ha dimostrato di aver fatto grandi passi avanti anche nella forza mentale.
Noè è un fenomeno isolato? Oppure le sue prestazioni sono il frutto del grande lavoro di chi lo ha cresciuto ed allenato?
Entrambe le cose. Nello sport moderno è necessario che l’atleta sia un grande talento con delle predisposizioni fisiche e mentali per poter ambire a questi risultati. Poi è necessario che dietro a ognuno di loro ci sia una famiglia che lo sostenga. E su questo capitolo potrei scrivere un libro. Riassumendo in poche parole, il genitore perfetto per un competitore, è quello che sostiene sia l’atleta che la società/federazione che lo segue, rispettando i limiti sugli aspetti tecnici che deve lasciare a dirigenti e allenatori. Nel caso di Noè, posso affermare che la famiglia è altrettanto “campione” quanto lui. Li stimo molto per quanto e come sostengono il proprio figlio.
In prospettiva ci sono altri Noè Ponti?
Di talenti come il locarnese non ne avremo molti, forse uno ogni 20 anni. Ma di atleti che raggiungono il loro massimo, ne possiamo crescere tanti. E questo mi soddisferebbe altrettanto!
Ci vien voglia di dire che i club di nuoto ticinesi lavorano bene.
Sono contento del lavoro che i club svolgono. Consideriamo che in Ticino c’è una penuria di infrastrutture da far paura. Nel Mendrisiotto siamo praticamente in stato di emergenza nei periodi invernali. Manca una piscina coperta con i criteri per poter far crescere maggiormente i settori agonistici della nostra Federazione. Stesso discorso per il Luganese. Ho chiesto al Cantone di fare uno sforzo con la nuova piscina di Trevano, e cioè al posto di realizzare una piscina di 25m di lunghezza per 21 metri di larghezza, costruirne una da 35m x 25m con il pontone mobile. Da una fonte non ufficiale ho appreso che il maggior costo di investimento era di 10 milioni di franchi. Mi pare una cifra esagerata, soprattutto per il fatto che ci sono altri impianti, fatti da specialisti con importi di investimento di poco superiori a questo. La situazione generale è comunque drammatica e, malgrado ciò, ci sono risultati interessanti.
Tornando a Ponti: ora per lui ci sono i Giochi di Parigi 2024
Esatto. Ora il focus è lì. Dopo Fukuoka, che ha per certi versi lasciato un po’ di punti aperti, questi CE hanno proprio dimostrato che l’atleta Noè c’è. Fugato ogni dubbio, per chi ne avesse avuti. Si tratta ora di lavorare sulla preparazione di quell’evento, che richiede testa e cuore. Senza alcun dubbio, dopo queste medaglie diventa l’atleta da battere. Una nuova esperienza da affrontare nel mentale. Anche il prossimo agosto dunque staremo attaccati alla TV con quei sentimenti misti di chi segue appassionatamente tra scaramanzia e speranza per altre nuove emozioni.
Flavia Rigamonti e Noè Ponti, due campioni ticinesi in epoche diverse. Grande orgoglio.
Due atleti fenomenali in tempi diversi. Forse con un po’ di rammarico per Flavia, che non ha avuto quell’entourage che ci voleva, una volta raggiunto il suo apice. Oggi la Federazione segue tutto con maggiore professionalità, anche se c’è sempre da migliorare. Di Flavia possiamo giudicare guardando al passato. Di Noè non possiamo che guardare al futuro. E i risultati della settimana scorsa fanno ben sperare su ambizioni che possono ancora essere sviluppate. Incrociamo le dite come tifosi, mentre per gli addetti ai lavori c’è molto da lavorare per mettere Noè Ponti nelle condizioni giuste, affinché lui possa sviluppare il meglio.
A.M.