Il bilancio direi complessivamente positivo, dal punto di vista sportivo, cioè si è raggiunta una certa stabilità, una certa tranquillità… Esistono per altro delle marcate differenze tra le migliori squadre della Lega e il Lugano; direi specialmente a livello fisico, e lo si è visto nell’ultima partita con Losanna, c'è ancora molto da lavorare. Il problema fisico non è nuovo e poi causa anche tutti gli infortuni, portando così ad una panchina corta, mettendo in difficoltà il suo allenatore che deve rimescolare le carte e portare in avanti un gruppo che mi sembra lo segua. La squadra è nella giusta fascia, viste le sue potenzialità.
Secondo lei a cosa può puntare la squadra di Gianinazzi?
Le ambizioni sono importanti e tutti vogliono raggiungere questi primi sei posti per qualificarsi tranquillamente ai play off; le squadre sono abbastanza compatte in classifica, che è corta. A parte le prime 3/4 tutte le altre sono raggruppate e possono barcollare sulla linea tranquillamente; basta osservare che nel gruppo di seconda fascia, vi siano squadre come Ginevra e Bienne, finora al di sotto delle loro aspettative. Un obiettivo realistico per il Lugano dovrebbe essere tra il quinto e il nono posto, dunque non è facile.
Pagella a Gianinazzi e a Domenichelli.
Luca dimostra una buona personalità, riesce ad avere un buon impatto contatto con voi giornalisti, interfacciandosi e non comunicando, sa rispondere con pacatezza e serenità, non è mai sopra le righe, ha sempre la bussola in mano e sa benissimo che l'obiettivo non è a breve termine, ma è a lungo termine. Luca sa anche che la società ha grande fiducia e stima in lui. Mi sembra anche che i giocatori dal punto di vista tecnico e umano lo seguono abbastanza bene, anche se chiaramente poi deve ancora crescere dal punto di vista tecnico. Nella sua quinta stagione a Lugano, Domenichelli ha improntato una squadra ben distante dai proclami iniziali, quest’anno mi sembra più defilato nel suo proporsi. Il roster composto in sintonia con i bisogni del tecnico non mi sembra ancora all’altezza delle ambizioni della società; se per i portieri non ci si può lamentare, anche se Koskinen non vale la candela, non si può dire la stessa cosa sia per il reparto difensivo dove manca un giocatore che possa fare la differenza sia tecnica che fisica, sia per il reparto d’attacco dove pur segnando molto non c’è equilibrio tra i vari blocchi.
Che cosa ha pensato quando John Slettvoll è sceso in pista prima del derby del 1. dicembre?
I tifosi che hanno vissuto quei periodi ricorderanno un allenatore eccezionale e extra galattico. Lui a Lugano ha portato razionalità e ambizione, sostenuto anche dall’enorme appoggio della famiglia Mantegazza. Quando ho saputo della sua nomina nell'Hall of Fame bianconera mi sono rallegrato perché John è stato l’artefice di tutto, è l'artefice di tutti i successi e di tutta l’evoluzione nell’hockey sia locale che nazionale. Slettvoll, che ho conosciuto personalmente ai Mondiali under 20 di Winnipeg del 1999, era un educatore Il suo interesse era variegato e una volta passammo una serata a disquisire sullo sviluppo della creatività: come migliorare la creatività individuale sia dal punto di vista sportivo, umano che relazionale.
Al netto delle buone intenzioni, il pubblico continua a calare alla Corner Arena.
Un classico delle vostre osservazioni! Probabilmente diversi fattori entrano in gioco: prima del lato sportivo considererei il fattore logistico ...l’ex
Secondo lei a cosa può puntare la squadra di Gianinazzi?
Le ambizioni sono importanti e tutti vogliono raggiungere questi primi sei posti per qualificarsi tranquillamente ai play off; le squadre sono abbastanza compatte in classifica, che è corta. A parte le prime 3/4 tutte le altre sono raggruppate e possono barcollare sulla linea tranquillamente; basta osservare che nel gruppo di seconda fascia, vi siano squadre come Ginevra e Bienne, finora al di sotto delle loro aspettative. Un obiettivo realistico per il Lugano dovrebbe essere tra il quinto e il nono posto, dunque non è facile.
Pagella a Gianinazzi e a Domenichelli.
Luca dimostra una buona personalità, riesce ad avere un buon impatto contatto con voi giornalisti, interfacciandosi e non comunicando, sa rispondere con pacatezza e serenità, non è mai sopra le righe, ha sempre la bussola in mano e sa benissimo che l'obiettivo non è a breve termine, ma è a lungo termine. Luca sa anche che la società ha grande fiducia e stima in lui. Mi sembra anche che i giocatori dal punto di vista tecnico e umano lo seguono abbastanza bene, anche se chiaramente poi deve ancora crescere dal punto di vista tecnico. Nella sua quinta stagione a Lugano, Domenichelli ha improntato una squadra ben distante dai proclami iniziali, quest’anno mi sembra più defilato nel suo proporsi. Il roster composto in sintonia con i bisogni del tecnico non mi sembra ancora all’altezza delle ambizioni della società; se per i portieri non ci si può lamentare, anche se Koskinen non vale la candela, non si può dire la stessa cosa sia per il reparto difensivo dove manca un giocatore che possa fare la differenza sia tecnica che fisica, sia per il reparto d’attacco dove pur segnando molto non c’è equilibrio tra i vari blocchi.
Che cosa ha pensato quando John Slettvoll è sceso in pista prima del derby del 1. dicembre?
I tifosi che hanno vissuto quei periodi ricorderanno un allenatore eccezionale e extra galattico. Lui a Lugano ha portato razionalità e ambizione, sostenuto anche dall’enorme appoggio della famiglia Mantegazza. Quando ho saputo della sua nomina nell'Hall of Fame bianconera mi sono rallegrato perché John è stato l’artefice di tutto, è l'artefice di tutti i successi e di tutta l’evoluzione nell’hockey sia locale che nazionale. Slettvoll, che ho conosciuto personalmente ai Mondiali under 20 di Winnipeg del 1999, era un educatore Il suo interesse era variegato e una volta passammo una serata a disquisire sullo sviluppo della creatività: come migliorare la creatività individuale sia dal punto di vista sportivo, umano che relazionale.
Al netto delle buone intenzioni, il pubblico continua a calare alla Corner Arena.
Un classico delle vostre osservazioni! Probabilmente diversi fattori entrano in gioco: prima del lato sportivo considererei il fattore logistico ...l’ex
Resega è da considerarsi tra le più vetuste e menoconfortevoli arene di tutta la Lega. La maggior parte delle franchigie ha delle infrastrutture di qualità. Lascio all’attento lettore verificare le piste rinnovate negli ultimi anni...e la conclusione è per purtroppo deludente. Il comfort della Corner Arena non soddisfa le aspettative dei potenziali clienti. Non è da trascurare la proposta televisiva che permette ai club d’incassare ma chiaramente incide sulle presenze.
E adesso sotto con i leventinesi…
Il mio allievo Matteo, assiduo frequentatore della Gottardo Arena, si ritiene molto soddisfatto della propria squadra del cuore, viene a scuola sempre contento delle prestazioni dei suoi biancoblù e scrive sempre alla lavagna interattiva con la sua penna blu su sfondo bianco, è ben impressionato dal gioco dei suoi beniamini ed è contento che Formenton e Heim grazie alla mediazione di Cereda e Duca siano ritornati all’ovile. Non posso che essere d’accordo con lui. La squadra propone un gioco attrattivo anche se dispendioso dal punto di vista fisico. L’equilibrio tra pressione e gestione del proprio gioco va migliorata per non perder energie e punti. Talvolta varrebbe la pena sacrificare lo spettacolo per un qualche punto in più.
Dove può arrivare la squadra biancoblù?
Penso che, come i cugini bianconeri, una classifica tra il sesto e il decimo posto sia nelle loro possibilità... Tanti fattori potranno influire sull’esito finale.
Giudizio su Luca Cereda e Paolo Duca .
Entrambi hanno avuto l’eccezionale ed elegantissima modestia di mettersi in discussione, non è da tutti, un sintomo di grande rispetto nei confronti del club, dei tifosi e specialmente di sé stessi e delle proprie famiglie. La loro professione comporta grandi onori ma è controbilanciata da enormi pressioni. Dopo attenta analisi hanno deciso di continuare portando alcuni accorgimenti che penso abbiano giovato a tutto l’ambiente. Sia con Éric Landry nello staff tecnico che con Corsin Camichel nel sostegno ai giocatori. Buone scelte. Paolo ha cercato con il budget a sua disposizione di allestire un roster di tutto rispetto che può dar fastidio a chiunque; dunque, valutazione più che positiva. La classifica, del resto, parla a favore del coach, anche se la sua formazione non possiede ancora tutte le qualità d’una squadra di livello. Rispetto alla stagione scorsa ha compiuto un bel passo in avanti proponendo un gioco creativo, intraprendente, propositivo, aggressivo; affrontare i biancoblù per qualsiasi compagine non è mai facile. La valutazione dei due è insomma positiva.
In Leventina, l’era Duca-Cereda sembra destinata a continuare.
Auguro ad entrambi un futuro sereno, anche se nello sport nulla è scontato. Se non vinci sei fritto, lo sanno anche i paracarri. Ma i due hanno il sostegno di tutto il consiglio d’amministrazione e la svolta che sono riusciti a dare quest’anno ne è la dimostrazione; solo Luca e Paolo sanno cosa hanno vissuto dal punto di vista umano.
Pubblico sempre in crescita in Valle.
Il tifoso biancoblù, si riconosce nella filosofia proposta da Paolo, da Luca e dal presidentissimo Lombardi; dunque, segue la squadra del cuore; la nuova pista propone le giuste comodità che il tifoso moderno ritiene indispensabili per il proprio comfort. Il merito di tutto questo è specialmente di Filippo Lombardi e mi chiedo anche se non sia giusto che la Gottardo Arena cambi nome e diventi la Lombardi Arena, visto che Filippo ha dato un’impronta considerevole alla società biancoblù.
M.A.