“Gino era sicuramente uno degli elementi più interessanti del nostro movimento. È stato con noi per un solo anno ma durante quel periodo si è conquistato la simpatia e la stima di coloro che lo hanno frequentato. È sempre facile parlar bene di una persona che se ne è andata, però dico che Mäder era un ragazzo solare, simpatico, umano, uno che si faceva voler bene da tutti. Purtroppo la sua carriera, pur giovane, è stata costellata da infortuni e problemi causati dalla pandemia. Sfortunato, insomma”.
Perchè ha scelto Mendrisio per iniziare la sua carriera?
Avevo appena finito la scuola reclute e cercava una società in cui crescere. E il nostro club gli dava la possibilità di maturare e diventare un corridore nel vero senso della parola. Il VC Mendrisio ha sempre lavorato in questo senso, formando gente che poi si sarebbe affermata ad alti livelli, sia nella strada che sulla pista. Penso a Marco Vitali, Rocco Cattaneo. Gregory Rast, Michael Albasini, oppure Rocco Travella e Andrea Bellati.
Inevitabile che si creasse anche un rapporto particolare con la sua famiglia.
Certo, soprattutto con sua mamma Sandra, che lo seguiva con passione e attenzione. Ma non solo: Gino ha saputo accattivarsi anche le simpatie di un gruppo di appassionati mo-mò che hanno fondato un club a lui titolato. Pensare che ora non c’è più ci mette addosso un senso di smarrimento e dolore.
Un corridore, Gino Mäder, sul quale il nostro ciclismo contava molto.
Gino era considerato uno dei migliori, alla stregua di un Marc Hirschi. Un passista-scalatore coraggioso che, purtroppo, come detto prima, ha avuto qualche problema fisico che ne ha un po’ frenato la carriera.
Una tragedia che si poteva evitare?
Il ciclismo è un sport che porta con sé dei pericoli. Le discese, se affrontate a forte velocità, sono rischiose. E tutto questo i corridori lo sanno. Purtroppo, e non dico nulla di nuovo, gli incidenti sono sempre dietro l’angolo.
M.A.
Un corridore, Gino Mäder, sul quale il nostro ciclismo contava molto.
Gino era considerato uno dei migliori, alla stregua di un Marc Hirschi. Un passista-scalatore coraggioso che, purtroppo, come detto prima, ha avuto qualche problema fisico che ne ha un po’ frenato la carriera.
Una tragedia che si poteva evitare?
Il ciclismo è un sport che porta con sé dei pericoli. Le discese, se affrontate a forte velocità, sono rischiose. E tutto questo i corridori lo sanno. Purtroppo, e non dico nulla di nuovo, gli incidenti sono sempre dietro l’angolo.
M.A.