Sport, 23 aprile 2023

1981, Van der Velde dopato! Allo svizzero Fuchs la Liegi

Oggi si corre la Doyenne che 40 anni fa venne scossa da un caso clamoroso

LIEGI (Belgio) - La Liegi-Bastogne-Liegi è un po’ la corsa dei corridori svizzeri. Oddio: non è che abbiano vinto chissà quante volte (in fondo solo sei su oltre 100 edizioni disputate); belgi e italiani vantano numeri decisamente migliori. La Doyenne è comunque la“classica monumento” con il maggior numero di vittorie rossocrociate, una delle quali, quella di Josef Fuchs nel 1981, ancora oggi è chiacchierata a causa della positività del vincitore, l’olandese Johann Van der Velde, che qualche settimana dopo la gara fu squalificato per doping. Vinse perciò Fuchs, secondo Mutter: una bella doppietta targata Helvetia.


Il 19 aprile di 42 anni fa sulla regione delle Ardenne, teatro di cruente battaglie della Prima e della Seconda guerra mondiale, piove a dirotto. Fa freddo, e il vento gelido da Nord rende la Liegi-Bastogne-Liegi più difficile di quanto non lo sia già. Tanto per capire: al via ci sono 125 corridori, al traguardo ne arriveranno solo 24! Del resto, questa è una caratteristica della corsa che viene denominata Doyenne, la Decana delle classiche. Siamo appena agli inizi degli Anni Ottanta: Bernard Hinault, che ha vinto qualche settimana prima sia la Parigi-Roubaix sia l’Amstel Gold Race, è il corridore del momento. Vince in salita, a cronometro e nelle corse di un giorno; sa fare di tutto e i francesi stravedono per lui. Ma sono soprattutto i belgi e gli olandesi che si esaltano quando il tempo si mette al brutto. Le strade sono inzuppate di acqua e in alcuni tratti i corridori devono fare gli equilibristi per evitare le cadute. In molti finiranno a terra.



Hinault ha capito l’aria che tira e si chiama fuori: arriverà staccatissimo al traguardo. Quella, tuttavia, non è soltanto la giornata degli atleti di casa e dei vicini olandesi: no, ci sono anche i nostri ragazzi della Cilo-Aufina nelle posizioni migliori. Sin dalle prime battute Joseph Fuchs, definito da un giornalista belga “un corridore tenace, indomito e con l’aspetto di un sessantenne”, Stefan Mutter, Beat Breu e Gody Schmutz, danno spettacolo. La voglia di mandare in frantumi i piani tattici delle grandi squadre è palpabile negli sguardi che si possono intravvedere in TV. Il loro DS Auguste Girard, nel dopo corsa dirà: “Non avevano nulla da perdere, sapevamo che la Raleigh degli olandesi avrebbe cercato di dettare i ritmi e isolare gli avversari più forti”. 


Ad un certo punto, dalle parti di Spa (dove sorge il circuito forse più bello e difficile della formula 1) comincia a nevicare e il freddo miete le prime vittime. Poi, dopo aver raggiunto Bastogne, lacorsa si infiamma. I nostri sono lì, fra i primi,tengono duro e spesso sono all'avanguardia. Ma il bello (si fa per dire...) arriva quando i corridori devono salire la temibile Redoute, una delle tante côtes disseminate sul percorso.


“La parte centrale è quella incredibilmente più difficile con una pendenza del 18 per cento. La partesuperiore è meno dura, anche se si fa sentire nelle gambe” dichiarò il belga Philippe Gilbert dopo la sua vittoria del 2011.


Situata nella regione delle Vallées de la Vesdre, de l'Amblève et de l’Ourthe, la Redoute è lunga quasi due chilometri ma quando il tempo è brutto sembra ne misuri una ventina. Il 19 aprile 1981 su quello strappo micidiale restano in quattro: due svizzeri (Fuchs e Mutter), un belga (Peeters) ed un olandese (Van der Velde). Due della Cilo Aufina e due della Ti-Raleigh. Sepp Fuchs è uno scalatore puro, è alla sua ultima stagione da professionista. È stato luogotenente sia di Francesco Moser sia di Giuseppe Saronni ed è arrivato ottavo in un Tour de France e una volta quinto al Giro. La gara è apertissima: in discesa prima cade Van der Velde e poi Mutter, che aveva provato un allungo. Ad ogni curva si teme il peggio: la strada è scivolosa e la pioggia non accenna a diminuire. Il finale è leggendario: Fuchs attacca e sembra involarsi verso la gloria. Ma a 5 chilometri dal traguardo, il sagace Van der Velde lo raggiunge. Gli altri hanno perso le loro ruote e sono lontani. In volata, purtroppo, l'olandese è nettamente più veloce e il nostro Sepp deve ammainare bandiera bianca. Che peccato! Ma la storia della Doyenne 1981 non è ancora del tutto scritta: durante il Giro di Romandia, che va in scena un paio di settimane dopo, si scopre che Johan van der Velde è risultato positivo al controllo anti-doping dopo la Liegi-Bastogne- Liegi.


Durante la convalescenza da una febbre virale, gli era stato somministrato un potenziatore muscolare vietato all'inizio della stagione. A nulla servirà il suo ricorso. Fuchs vince così la sua unica classica di carriera.“Quando mi dissero che Johan era stato squalificato provai un sentimento di soddisfazione ma anche di delusione – dichiarò al settimanale Sport di Zurigo il corridore di Unteriberg – Vincere fa sempre piacere, certo, ma così non è esattamente uguale a quando si arriva davvero per primi al traguardo”.

JACK PRAN

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