Il Lugano, dicevamo, proprio quel Lugano che tra pre playoff e playoff ha mostrato sicuramente il suo volto migliore. Steso il Friborgo con un 2-0 difficilmente pronosticabile, i bianconeri pur lottando fino alla fine hanno dovuto alzare bandiera bianca contro le Aquile e quel sogno, quell’obiettivo che manca dal 2006 – e solo accarezzato nel 2016 e ancora di più nel 2018 – è stato nuovamente messo nel cassetto per essere poi fissato in ottica nuova stagione.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso, recita un famoso detto. E il Lugano, in effetti, deve prendersela solo con se stesso per essersi ritrovato al cospetto del Ginevra nei quarti di finale, vista la pessima regular season messa assieme dai bianconeri che nel corso dell’anno, forse, hanno indovinato soltanto una cosa: silurare McSorley per affidarsi a Gianinazzi. Per il resto, bene Granlund e pochi altri, con la maggior parte degli stranieri – Arcobello in primis – che hanno deluso e che spesso non hanno retto l’urto mentale e fisico del campionato.
Un campionato e una qualificazione ai pre playoff colta come 10a in classifica e all’ultimo respiro, rischiando anche la beffa all’ultimo secondo contro il Bienne nell’ultima partita di campionato, nonostante il Lugano si fosse trovato a comandare per 5-1. Roba da cuori forti insomma.
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