Sport, 24 giugno 2022

Dopo la droga, gli abusi sulla compagna di vita

La parabola discendente dell’ex calciatore di Cagliari, Inter e Bologna Fabio Macellari

LUGANO - Fabio Macellari non è certo catalogabile in una ipotetica lista di campioni. Ma negli Anni Novanta del secolo scorso è stato indubbiamente uno degli esterni più moderni del calcio italiano: giocava a destra e a sinistra, sia nella linea difensiva che in mediana ed esprimeva dinamismo, velocità e potenza al tiro. Le sue doti non passarono inosservate tanto che nel 1994 venne ingaggiato dal Lecce, nel quale riuscì a diventare un idolo del pubblico salentino. Ma la sua carriera era destinata a decollare altrove: fu Gian Piero Ventura, futuro CT azzurro, a volerlo a Cagliari nella massima seria.


Macellari, che disputò due stagioni a grandi livelli, aveva però altri piani per la sua carriera: “Sin da bambino, ho sempre sognato di giocare nelle grandi squadre d’Italia. Meglio la Juventus, visto che sono sempre stato un tifoso dei bianconeri” disse una certa volta. Detto fatto, nel 2000 arriva l’offertona: ma non dalla sponda torinese bensì dall’Inter. Marcello Lippi è appena diventato tecnico nerazzurro ed ha fatto il suo nome per rinforzare la fascia. Il suo debutto avviene nei preliminari di Champions League, avversari gli svedesi dell’Helsinborg. Le cose vanno però male e l’Inter viene eliminato anzitempo. Un anno dopo si chiude anche l’avventura di Lippi a Milano: viene rimpiazzato da Marco Tardelli che però non vede Macellari. I due non si pigliano affatto: Fabio non fa al caso dell’ex juventino e il suo impiego in prima squadra diventa saltuario. Il suo bilancio è di 7 presenze e 0 reti. Disse allora Macellari “Io sono di Sesto San Giovanni. Da ragazzino tifavo per la Juve e andavo a San Siro per sostenerla. Comunque, arrivato all’Inter mi sembrava di avere realizzato egualmente un sogno. Purtroppo, è durato poco perché uscito di scena Lippi anch’io sono gradualmente scomparso. Un po’ per colpa mia, un po’ per scarsa fiducia della società e di Tardelli. Insomma, quando è andato via Lippi ho capito che sarebbe stata una stagione persa”. 


Sono momenti brutti, quelli: il giocatore non sente la giusta considerazione e si deprime. In più arriva anche un infortunio al menisco che lo mette kappaò. E allora inizia la decadenza: “Ho fatto degli scivoloni ed ho iniziato ad usare droghe: ero completamente perso. In questi casi capisci che devi ricominciare da zero oppure muori”. Macellari prova a rilanciarsi ma non è più la stessa cosa. Tornerà a Cagliari ma va male: 10 presenze e 0 reti. Poi la discesa in un calcio meno prestigioso e visibile: Pavia, Triestina, Lucchese, Sangiovannese, Vado e Bobbiese. Poi nel 2010 prova a diventare allenatore. Ma durerà poco.


Nel 2014 decide di voltare pagina. Basta con il calcio. “Non sono stato intelligente e ho speso tanti soldi. Ora ho cambiato: vivo nel mio casolare in mezzo alla montagna. Lavoro in un panificio quando ci sono i miei amici, altrimenti sono sul trattore in montagna a tagliare la legna”. E ogni tanto ha fatto anche il cantante: “In un gruppo con i miei amici di Bobbio”. Infine: “Divertirmi mi è costato carissimo, in un attimo ho buttato via tutto. Quando sei giovane non ti rendi conto della fortuna che hai perché i guadagni sono tanti. Quando smetti di giocare i soldi finiscono cercando di mantenere quello stile di vita. Poi ho fatto uso di droga e la droga porta a questo”. 



Oggi Macellari lavora a Bobbio nel piacentino, fa il panettiere, ad orari impossibili per uno che era abituato ad un altro tenore di vita e consegna il pane. La volontà non manca. “Purtroppo ci ho sbattuto la testa ma ho avuto il sostegno della mia famiglia e ho ricominciato a lavorare”. Poi però, quando sembra che tutto si sia veramente aggiustato, ecco che arriva una nuova mazzata: Macellari viene accusato dalla sua compagna di maltrattamenti, lesioni e d’estorsione nei confronti della madre della stessa. Per l’ex giocatore di Sesto San Giovanni si apre un nuovo capitolo amaro: finisce infatti a processo in quel di Cagliari.


Le due presunte vittime non si costituiscono parte civile in avvio di dibattimento. Nella prima udienza, avvenuta lo scorso mese di maggio, la madre della vittima conferma le violenze di Macellari nei confronti della figlia, il tutto legato a continue richieste di soldi da parte dell’ex giocatore. I fatti risalgono al 2020. Il processo finirà a novembre. L’incubo continua.

JACK PRAN

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