Sabato parte la corsa a tappe più bella del mondo. Anzi: la corsa per eccellenza. Il Tour (de France) che ha fatto sorridere e piangere; che ha scritto meravigliose storie di sofferenza e passione; che ha esaltato grandi campioni; che ha fatto cadere miti e leggende e, purtroppo, è stato disonorato da corridori affamati di gloria (e soldi) che si sono rivolti alle farmacie per arrivare dove non sarebbero mai arrivati senza aiuti truffaldini. Si parte da Brest, dalla Bretagna, da una delle città simbolo della seconda guerra mondiale, teatro di battaglie cruente fra gli alleati e i tedeschi. Secondo gli osservatori non sarà una delle Grande Boucle più tremende, anche se il Tour è sempre difficile. A prescindere. Sei le tappe di montagna previste, con tre arrivi in salita e due cronometro (per un totale di 60 km); parecchie le frazioni-trappola che potrebbero sconquassare la corsa e lasciare ilsegno nella classifica generale.
Un monte tragico
Annotatevi questa data: 7 luglio. Si corre l'undicesima tappa con la doppia ascesa al Mont Ventoux. E quando si sussurra questo nome non si può fare a meno di pensare alla tragedia di Tom Simpson, deceduto su questa temibile salita il 13 luglio del 1967. Durante una giornata eccezionalmente calda il britannico andò in crisi: si fermò ma volle continuare anche grazie all'incitamento dei tifosi presenti in loco. Dopo qualche minuto fu colto da malore e tutti i tentativi di rianimarlo non riuscirono. Simpson mori a causa del caldo e, secondo i referti medici, per le anfetamine da lui assunte per migliorare le prestazioni. Fu considerato uno delle prime vittime del doping. Mont Ventoux a parte, il Tour riserverà altre asperità da brividi: nella diciassettesima tappa i corridori saliranno verso il Col de Peyresourde e in seguito il Col de Val Lauron-Azet e il Col du Portet. Nella frazione numero 19 arrivo previsto a Luz Ardiden dopo la scalata del Col du Tourmalet. Nomi epici. Saranno con ogni probabilità i Pirenei, piazzati nell'ultima settimana, a decidere la Grande Boucle.
Uomini da battere
Sarà un ancora duello tutto sloveno? Finirà come nel 2020? Inutile girarci
Un monte tragico
Annotatevi questa data: 7 luglio. Si corre l'undicesima tappa con la doppia ascesa al Mont Ventoux. E quando si sussurra questo nome non si può fare a meno di pensare alla tragedia di Tom Simpson, deceduto su questa temibile salita il 13 luglio del 1967. Durante una giornata eccezionalmente calda il britannico andò in crisi: si fermò ma volle continuare anche grazie all'incitamento dei tifosi presenti in loco. Dopo qualche minuto fu colto da malore e tutti i tentativi di rianimarlo non riuscirono. Simpson mori a causa del caldo e, secondo i referti medici, per le anfetamine da lui assunte per migliorare le prestazioni. Fu considerato uno delle prime vittime del doping. Mont Ventoux a parte, il Tour riserverà altre asperità da brividi: nella diciassettesima tappa i corridori saliranno verso il Col de Peyresourde e in seguito il Col de Val Lauron-Azet e il Col du Portet. Nella frazione numero 19 arrivo previsto a Luz Ardiden dopo la scalata del Col du Tourmalet. Nomi epici. Saranno con ogni probabilità i Pirenei, piazzati nell'ultima settimana, a decidere la Grande Boucle.
Uomini da battere
Sarà un ancora duello tutto sloveno? Finirà come nel 2020? Inutile girarci
attorno: Tadej Pogacar, trionfatore asorpresa dello scorso anno, e il suo connazionale Primoz Roglic sono gli uomini di battere. I due potranno contare su validissimi luogotenenti: il primo su Majka, Formolo e il nostro Hirschi; il secondo su Kruijswijk, Kuss e Van Aert. La Jumbo Visma medita la grande rivincita dopo la beffa dello scorso anno, quando Roglic si fece soffiare definitivamente lo scettro del primato nella cronometro in salita a Plane des Belles Filles. I loro avversari principali saranno i componenti della Ineos Grenadiers, che si presentano con una squadra di... stelle capitanata da Geraint Thomas (vincitore nel 2018) e con Richard Carapaz (primo al recentissimo Giro di Svizzera) e Richie Porte alternative importanti. Occhio anche a Tao Geoghegan Hart, trionfatore del Giro d'Italia dello scorso anno. Da tenere in considerazione anche i colombiani Miguel Angel Lopez, Rigoberto Uran e Nairo Quintana, il canadese Michael Woods, l'olandese Wico Kelderman e naturalmente Chris Froome, che dopo il terribile incidente di due anni fa non è ancora riuscito a ritrovare la pedalata dei tempi migliori. Ricordiamo che il britannico ha vinto tre Tour di fila (2015, 2016 e 2017).
Cacciatori di tappa
Lo svizzero Marc Hirschi, come ci ha confermato Mauro Gianetti, parte con il compito di aiutare Tadej Pogacar a rivincere la maglia gialla e puntare ai successi di tappa. Obiettivo anche di Bob Jungels, Ion Izaguirre, Esteban Chaves, Lucas Hamilton, Pierre Latour, Tiesj Benoot, Warren Barguil e Matteo Cattaneo. Per Simon Yates, Emmanuel Buchmann, Vincenzo Nibali e Jakob Fuglsang, per contro, nel mirino un piazzamento nei primi dieci. Nella lotta per le tappe adatte alle ruote veloci, sono attesi Caleb Ewan, il veterano Mark Cavendish e Pascal Achermann. E come non dimenticare Arnaud Demare, Nacer Bouhanni, Bryan Coquard, Giacomo Nizzolo, Elia Viviani e Sonny Colbrelli…. Infine: per le volate e le fughe da lontano occhio pure ai vari Peter Sagan, Alexander Kristoff, Davide Ballerini, Michael Matthews e Mathieu Van Der Poel che tenteranno di giocarsi le proprie carte anche negli sprint più tradizionali.
JACK PRAN