Svizzera, 01 gennaio 2021
"In Italia dormivamo nei giardini pubblici", quindi possono restare in Svizzera
Potrà restare in Svizzera, almeno per ora, una famiglia di richiedenti l’asilo nigeriani che la Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) avrebbe voluto rinviare in Italia. Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha infatti accolto il ricorso presentato a loro nome dall’avvocato Eliane Schmid, ritenendo che l’Italia non offra sufficienti garanzie “per un’adeguata accoglienza dei nuclei familiari”.
La famiglia nigeriana – padre, madre e figlio – era giunta a Chiasso nel luglio 2020, dopo che le loro domande d’asilo in Italia erano state respinte. Essi avevano quindi chiesto asilo in Svizzera. Ma, come prevede l’accordo di Dublino, la SEM ha contattato le autorità italiane per chiedere loro di riprendere a carico la famiglia. L’Italia ha trasmesso il suo accordo al trasferimento del nucleo familiare e ha riferito che la famiglia sarebbe stata alloggiata in un centro per famiglie.
Il 23 novembre scorso la SEM ha quindi pronunciato l’allontanamento dei tre nigeriani verso l’Italia. Ma essi hanno ricorso al TAF, che ha subito sospeso l’esecuzione dell’allontanamento.
La famiglia ha spiegato di non voler tornare in Italia, poiché in tale paese “sarebbero stati costretti a vivere per strada e per mesi avrebbero dormito nei giardini pubblici”.
Essi si sarebbero rivolti a diverse associazioni caritatevoli e alla questura, ma “nessuno li avrebbe aiutati a trovare una sistemazione”. La famiglia – che ha altri due figli rimasti in Nigeria - si sarebbe così mantenuta “elemosinando davanti ai supermercati” e “raccogliendo il cibo che gettavano alla chiusura di questi ultimi”.
I giudici del TAF hanno così rimproverato la SEM, accusandola di non aver preso sufficientemente in considerazione questi elementi. La SEM, scrivono i giudici “avrebbe dovuto sincerarsi in modo ancora maggiormente concreto e puntuale viste le particolarità del caso specifico, circa le effettive possibilità di alloggio e di accoglienza del nucleo famigliare in parola, rispettose dei principi dell’unità famigliare e nell’interesse del bambino”.
Quindi il TAF ha accolto il ricorso, annullando la decisione della SEM. Questa dovrà ora “effettuare degli accertamenti supplementari atti a determinare che il nucleo familiare possa essere adeguatamente preso in carico dalle autorità italiane” e chiedere all’Italia “delle garanzie concrete supplementari in tal senso”. A dipendenza delle stesse, la SEM dovrà poi prendere una nuova decisione. Nel frattempo la famiglia può restare in Svizzera.