Svizzera, 30 novembre 2020

Berset vuole inasprire le misure nelle stazioni sciistiche, "cede alle pressioni dall'estero"

Come ormai noto, Francia, Italia e Germania vogliono che tutte le aree sciistiche europee siano chiuse per contenere la pandemia di Covid-19. In Svizzera, i Cantoni e la Confederazione intendono tuttavia tenere aperte le stazioni sciistiche quest'inverno, anche durante le festività. In occasione di una conferenza stampa giovedì, il consigliere federale Alain Berset aveva ribadito: "I comprensori sciistici possono rimanere aperti con buoni piani di protezione e la loro perfetta attuazione. Dall'apertura della stagione sciistica abbiamo visto immagini che non ci sono piaciute molto", ha detto il ministro, che intende affrontare la questione con i cantoni interessati.

Come riferisce domenica la "SonntagsZeitung", giovedì e venerdì Alain Berset ha informato le direzioni economiche dei Cantoni Grigioni, Uri e Vallese, nonché gli impianti di risalita svizzeri, che le misure di protezione esistenti nei comprensori sciistici devono essere drasticamente rafforzate.

Questo inasprimento delle misure è una questione molto controversa. Come riferisce
sempre il domenicale svizzerotedesco, per il Consiglio federale bisogna fare tutto il possibile per evitare assembramenti di persone. Ad esempio, la capacità delle cabinovie dovrebbe essere fortemente limitata. Sale d'attesa devono essere create davanti alle funivie e agli impianti di risalita, dove le persone devono fare la fila rispettando la distanza sociale. I ristoranti e le baite devono chiudere alle 15.00, mentre i ristoranti self-service devono rimanere completamente chiusi.

Anche il numero di sciatori dovrebbe essere fortemente limitato. A Natale e Capodanno si propone che in una data stazione sciistica siano ammessi solo i due terzi della media delle presenze degli ultimi cinque anni. Per Mario Davatz degli impianti Grüsch-Danusa, le richieste del Berset si spingono troppo oltre: "Berset cede semplicemente alle pressioni dall'estero".

Accusa che a Berna rimandano al mittente sostenendo che non vi sarebbero richieste da parte di altri paesi, anche se negli scorsi giorni vi sono stati diversi scambi, diretti e indiretti, tra Consiglieri federali e governi stranieri sulla questione.

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