Per capire l’ aria che tira negli Stati Uniti alla vigilia delle elezioni presidenziali (Trump vs Biden) Mattino della Domenica ha sentito un giovane imprenditore ticinese che da anni vive ad Atlanta, la città più popolosa Georgia. Il nostro interlocutore nascosto dubbi e preoccupazioni per il futuro del grande paese nordamericano, confrontato oltretutto con la gravissima crisi sanitaria provocata Alessandro Orelli ha quarant’anni e da 15 vive negli Stati Uniti. Originario della Leventina ma cresciuto a Gentilino, nel 2005 decide di lasciare la Svizzera per tentare la grande avventura in Colorado, un tempo terra di coloni e cacciatori di taglie e già teatro di massacri perpetrati dai bianchi ai danni dei nativi. Dopo la laurea in amministrazione aziendale a Fort Collins prende moglie e si trasferisce ad Atlanta: un’altra America, un altro mondo, è il profondo Sud, ma non più quello raccontato dall’effervescente e raffinata penna di Margaret Mitchell nell’immortale “ Via col vento”: la Georgia è diventata uno stato per tutti. Gli afroamericani hanno governatori e sindaci, Freedom America, tutti uguali. Una realtà con cui Alessandro ha imparato a convivere anche se: “nel mio cuore c’è sempre la Svizzera” ci dice. Nel frattempo ha fondato la Uniglobal.it un’azienda che si occupa della vendita e dell’esportazione di apparecchiature informatiche. Il lavoro non manca, anche se il Covid-19 ha provocato non pochi problemi al settore.
E purtroppo anche a lui: nei mesi scorsi ha infatti contratto il virus. “ Ho perso l’olfatto e il gusto, e per diverse settimane mi sono sentito uno straccio. Ero sempre stanco. Era come se avessi una normale influenza e perciò mi sono curato a casa. Alla fine, però, ce l’ho fatta. Ora va decisamente meglio e sto molto attento a non beccarlo di nuovo”.
Allora Alessandro: nel mezzo della bufera sanitaria, gli americani come stanno vivendo questa vigilia elettorale ?
La gente e’ abbastanza stufa. C’e’ molta incertezza, soprattutto economica e con le elezioni in corso tutti vogliono una leadership sicura. Una guida. E per molti Trump non lo è, anche se Biden non entusiasma per nulla. Chi ha capitali ora fa grandi affari; l’economia si sta riassestando e adattandosi a questa nuova realtà. Inoltre: le strade delle citta’ e di periferia non sono più gremite, non si fanno più lunghi tratti in aereo, si bada di più alle spese e si lavora da casa.
Per quanto riguarda le scuole, ogni contea ha preso le proprie misure, ma la maggior parte degli studenti sono rimasti a casa e per i genitori non è facile gestirli. Insomma: si vive alla giornata consapevoli che sarà ancora lunga. E, per tornare alla sua domanda, ribadisco: gli americani sentono la necessità di una guida sicura e affidabile.
Quattro anni fa votarono contro l’establishment e Clinton venne sconfitta. Questa volta voteranno ancora contro?
Non le saprei rispondere. Personalmente credo che la gente faccia fatica ad identificarsi in un candidato. Mi sembra che valga la teoria del “votiamo il meno peggio”. Un sentimento generato anche dalla scarsa credibilità dei mass