Mondo, 13 luglio 2020

Niente UFO o test militari, procuratori russi sostengono di aver risolto il mistero degli escursionisti trovati morti

La macabra e inspiegabile morte di un gruppo di escursionisti russi sul Passo del Dyatlov nel 1959 hanno ispirato innumerevoli teorie sugli UFO, test militari segreti mentre altri hanno ipotizzato che dietro al misterioso episodio si celi la mano di big foot. Più di 60 anni dopo, inquirenti russi hanno rivelato che è stata l'ira della natura ad uccidere il gruppo.

Nel febbraio del 1959, nove studenti laureati di un'università tecnica della regione degli Urali, guidata da Igor Dyatlov, si erano incamminati verso la sfortunata escursione che si sarebbe conclusa con la loro morte. Essendo esperti e ben equipaggiati per il viaggio, avevano in programma di percorrere 350 km con gli sci attraverso un terreno estremamente ostile nel nord degli Urali.
All'inizio tutto andava bene e le numerose foto lasciate dal gruppo ne sono la prova. Ma gli escursionisti non sono riusciti a inviare un segnale dal loro punto di arrivo previsto, facendo scattare un'operazione di salvataggio.

I soccorsi trovarono dapprima la loro tenda, scoperta su un pendio che la gente del posto avrebbe poi chiamato "la montagna dei morti". Era vuota, aperta dall'interno da qualche oggetto appuntito. Tutti gli effetti personali degli studenti, scarpe comprese, erano stati lasciati lì, intatti.

I corpi di due escursionisti, vestiti solo con la biancheria intima, sono stati trovati sotto un pino a più di un chilometro di distanza dalla tenda. Alcuni degli escursionisti avevano riportato gravi lesioni interne, fratture al cranio e danni al torace. Una donna è stata trovata con occhi, lingua e parte delle labbra mancanti.

Un'investigazione ordinata dalla massima agenzia sovietica di allora non era giunta a nessuna conclusione, dicendo semplicemente che gli studenti erano stati uccisi da "una forza schiacciante sconosciuta".

Tuttavia,
l'anno scorso è stata rilanciata un'indagine sulla tragedia, uno dei più grandi misteri dell'era sovietica, mistero che nel 2013 ha ispirato, tra le altre cose, anche il thriller hollywoodiano "Devil's Pass".

L'ipotesi che una valanga abbia causato la morte dei nove giovani escursionisti in una zona remota degli Urali "ha trovato la sua piena conferma", ha detto Andrey Kutyakov, il vice capo della sezione della Procura generale russa negli Urali, annunciando i risultati della nuova indagine.

Dopo la caduta della neve, gli escursionisti hanno tagliato la tenda e sono usciti fuori, correndo verso la vicina cresta di pietra, che teneva lontana la valanga. "Era la cosa giusta da fare, ma c'era un altro motivo per cui erano già condannati a morte", ha rivelato Kutyakov.

Quando gli studenti hanno cercato di trovare la loro tenda, non riuscivano più a vederla. "La visibilità era di circa 16 metri, ma la tenda era a 50 metri di distanza". Con il freddo siderale degli Urali e senza praticamente alcun indumento indosso, i giovani escursionisti non hanno potuto fare nulla per evitare la morte per assideramento.

Poiché la vera causa dell'incidente in alta quota è rimasta sconosciuta per decenni, nel corso degli anni sono state avanzate innumerevoli teorie che tentavano di spiegare i tragici eventi al Passo del Dyatlov. Alcuni dissero che avrebbe potuto essere coinvolto un intervento alieno o qualche altra attività paranormale; altri sostennero che gli escursionisti furono sfortunati a finire nel mezzo di test militari sovietici. E c'è anche chi si è detto convinto che l'uccisione fosse una vendetta degli sciamani per essere entrati in un luogo sacro.
Resta da vedere se la spiegazione dei procuratori farà scomparire queste teorie.

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