Mondo, 07 giugno 2025

Una ex reporter e attivista racconta il suo primo incontro con Greta Thunberg nel 2018. «Aveva 13 anni ma sembrava già parte di una macchina mediatica perfettamente rodata».

Tutto troppo perfetto: quando Greta era solo una ragazzina con la telecamera puntata addosso

GRETA - Nel 2018, una giovane attivista e influencer si recò a Stoccolma per raccontare il nascente movimento ambientalista Fridays for Future. «Era appena esploso il fenomeno Greta Thunberg. Mi sono ritrovata in piazza con altri giornalisti da tutto il mondo: 60 Minutes Australia, testate europee, e tutti lì per lei». Ma ciò che colpì di più fu la perfetta gestione dell’evento.
 

«Greta arrivava in bicicletta. Il padre la accompagnava, poi si ritirava in un bar lì vicino. Le interviste erano ordinate, i tempi rispettati, il messaggio sempre limpido. A 13 anni, era sorprendentemente composta, chiara, diretta. Ma anche tutto troppo perfetto». La reporter racconta di aver avuto la sensazione di assistere a qualcosa di preparato. Non una manifestazione spontanea, ma un’operazione con una regia invisibile.


 

Col tempo, questa impressione si è trasformata in una riflessione più profonda. «Mi sono chiesta: che tipo di genitore espone la propria figlia adolescente a questo tipo di stress mediatico e simbolico? Greta era diventata un’icona, una giovane martire del nostro tempo. Il suo volto era ovunque. Ma può davvero un’adolescente reggere un simile peso?».
 

Nel racconto emerge anche una dimensione quasi religiosa. «Il modo in cui viene trattata ricorda le figure mistiche del passato. C’è chi la paragona a Giovanna d’Arco, chi la vede come una profetessa. E in effetti, per molti, il cambiamento climatico è diventato la nuova religione. Greta ne è il simbolo, il volto giovane e puro che incarna la fede nel collasso imminente del mondo».

Fonte @lucybiggers

(1ª parte – continua su Mattinonline.ch)


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