Sport, 04 dicembre 2023

Mineirazo, una pagina nera del futebol brasileiro

Mondiali 2014: la Germania travolge sotto una valanga di reti (7) la nazionale oro-verde

LUGANO - Quel giorno, l’8 luglio del 2014, eravamo comodamente seduti in poltrona nel nostro buen retiro carioca. Non avevamo il pass per l’attesa semifinale di Belo Horizonte e quindi avremmo visto la partita davanti alla TV. Peccato, perché un Brasile-Germania non vorresti mai perderlo, soprattutto se in ballo ci sono l’onore e l’orgoglio dei padroni di casa che, tanto per chiarire, non se la passano troppo bene: il ritorno dell’inflazione ha messo in ginocchio il paese e come se non bastasse la presidente ex guerrigliera Dilma Rousseff è già nell’occhio del mirino della giustizia perché sospettata d'aver truccato i conti pubblici (nel 2016 sarà costretta dal Parlamento a lasciare il suo incarico) . Dulcis in fundo la piazza contesta quotidianamente i Mondiali e i suoi costi astronomici. 



È in questo contesto, tutt’altro che beneaugurante, che la squadra di Felipe Scolari affronta la Germania in semifinale. Si gioca a Belo Horizonte, città industriale ad un'ora di aereo da Rio. Il Brasile si presenta all’appuntamento senza la sua stella Neymar, toccato duro da Zuniga nel quarto di finale contro la Colombia. Il fantasista ha forti dolori alla schiena e fatica a camminare. Ma anche Thiago Silva è fuori per squalifica. Una vera e propria disdetta per gli oro-verde che sino a quel momeno, per la verità, non hanno incantato. Anzi. Negli ottavi hanno battuto a fatica (ai calci di rigore) un solido e rognoso Cile; nei quarti, appunto contro i Cafeteros, hanno faticato oltre misura e solo le magie di O Ney gli hanno permesso di andare avanti.


Di contro canto, la Germania ha il morale alle stelle. Senza forzare il proprio talento, ha liquidato i francesi nei quarti ed arriva a Belo Horizonte in buone condizioni psico-fische. Si capisce subito che sarà dura per i brasiliani, che oltretutto sono confrontati con le scelte cervellotiche del tecnico Scolari, che nella formazione titolare inserisce Bernard e Fred. Per i detrattori del CT è tanta roba.


Mai avremmo immaginato, al momento degli inni nazionale e dopo aver bevuto la prima Coca Cola,che Julio Cesar e compagni avrebbero ricevuto untale lezione calcistica; nemmeno il più ottimista dei tifosi teutonici avrebbe immaginato un simile tracollo. Già sotto di una rete dopo appena undici minuti (0-1, Müller), il Brasile subisce un autentica umiliazione nel brevissimo lasso di tempo che va dal minuto 23 al minuto 29. In questo frangente, in questo piccolo, calcisticamente parlando, scorrere di secondi, i tedeschi segnano ben quattro volte con Kroos (due volte), Klose e Khedira. Senza grossi sforzi ma con estrema facilità: è come infilare un coltello nel burro. Pochi tocchi, due o tre al massimo, e il giocatore in maglia rossonera (come quella del Flamengo di Rio!) è nell’ area avversaria.I danni sono enormi, la torcida non ci crede.


Le immagini TV ci mostrano bambini, donne e vecchi piangere lacrime copiose. Brasile 0, Germania 5. Roba da non credere! Ma è tutto tremendamente vero, la squadra che avrebbe voluto vincere il sesto titolo iridato in casa e coronare il sogno di un popolo intero (e qui siamo in piena retorica calcistica) è stata distrutta, anzi, massacrata da un gruppo coeso, solido e psicologicamente al top. Ma non è ancora finita: nel secondo tempo cadono impietose altri due reti ospiti grazie a Schürrle. A questo punto si vede il CT della Germania Joachim Löw indicare ai suoi giocatori di non scaldarsi troppo, di fare girare la palla e di risparmiare energie per la finale. In realtà, l’ex giocatore dello Sciaffusa voleva evitare un ulteriore oltraggio al Brasile. Un senso di pudore lo aveva colto. Finirà pur tuttavia 1-7. Una vergogna! E anche un record. Mai una semifinale di un Mondiale si era conclusa così.


Per i vituperati campioni oro-verde del 1950, messi alla gogna dalla stampa e dal paese dopo l’inopinata sconfitta contro l’Uruguay nella partita decisiva del primo mondiale brasiliano, una sorta di riscatto morale. Il Maracanazo, in fondo, non era stato così terribile. Il Mineirazo, sì.

JACK PRAN

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