Ordini della Guardia costiera italiana non rispettati, soccorsi anche all'interno delle acque territoriali libiche, battaglie navali sul recupero dei migranti con le unità di Tripoli donate dall'Italia, gommoni avvistati addirittura da droni e «appuntamenti» in mezzo al mare per recuperare i clandestini.
Da quando è stato applicato il codice delle Ong dal precedente ministro dell'Interno italiano, Marco Minniti, le Organizzazioni non governative hanno continuano a fare quello che volevano pur di recuperare migranti e sbarcarli in Italia. Un dossier di 300 pagine su tutte le operazioni delle Ong davanti alla Libia dal luglio scorso a maggio di quest'anno dimostra le furberie dei talebani dell'accoglienza, che aggirano codici e divieti. Le stesse carte, con maggiori dettagli, sono sul tavolo del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro che indaga sulle Ong. Il settimanale Panorama è stato il primo a pubblicare i dati cominciando dai 17.178 migranti, in gran parte clandestini, arrivati da luglio 2017 a maggio nel nostro paese grazie alle Ong.
Il numero più alto di recuperi, 44, spetta proprio a nave Aquarius protagonista del braccio di ferro con il Viminale degli ultimi giorni, che ha dovuto portare i migranti in Spagna. E spesso le segnalazioni sono a dir poco ambigue. Panorama rivela che il 28 gennaio nave Aquarius grazie ad una telefonata a Roma da «utenza sconosciuta» soccorre un «gommone con 87 clandestini», ma nelle acque territoriali libiche a 10 miglia dalla costa. Solo nei primi quattro mesi dell'anno le Ong sono intervenute ben 14 volte nelle cosiddette acque contigue, non internazionali, entro le 24 miglia dalla Libia. E tutti i recuperi in mare dal codice Minniti in poi sono avvenuti nelle 80 miglia dichiarate da Tripoli zona di ricerca e soccorso della guardia costiera libica. Oggi la flotta umanitaria conta su sei navi e due aerei che decollano da Malta oltre ai droni a bordo. Il 17 settembre il velivolo senza pilota Moonbird della tedesca Sea watch individua un gommone